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Un omaggio alle siciliane perbene

Ragazze a mano armata

Chi ha paura di Corleone? Non di certo Fabio Segatori, regista e sceneggiatore che – in singolare, prepotente, irridente controtendenza - ha voluto fossero tutte siciliane di Corleone le tre studentesse fuorisede del suo film “Ragazze a mano armata”, presentato alla sessantesima edizione del TaorminaFilmFest, la terza diretta da Mario Sesti e Tiziana Rocca.

E le fanciulle – che nella finzione si muovono dalla provincia di Palermo per andare a studiare (si fa per dire, almeno per qualcuna di loro) all'Università di Messina sono Federica De Cola (“Le sorelle Fontana”), Giovanna D'Angi (era argentovivo nel musical “Hairspray”) e Gianna Verdelli, alla sua prima prova d'attrice.

E con la benedizione laica di Nino Frassica nel ruolo di un filosofo mastro d'arte dolciaria non senza un'ardita, “trucida” rapinatrice romana al secolo Karyn Proia.

Di Corleone, sissignore, la stessa del temibile e terribile “quadrumvirato” Liggio, Riina, Provenzano, Bagarella. Ma, al contrario di loro, le ragazze – a parte il fatto di rimpinzarsi di dolciumi d'ogni sorta (“colpevoli” delle forme generose della D'Angi), essere colte da crisi di panico con mioastenia immediata (la De Cola , la secchiona del trio) o avere spiccate tendenze alla copulazione (intrigante com'è, la Verdelli se ne porta in camera uno alla volta ma tutti diversi) le ragazze sono pure siccome un angelo – avrebbe detto Germont di “Traviata”.

“Il film vuole essere innanzi tutto un omaggio alle siciliane perbene – commenta il regista – E un riconoscimento affettuoso a tutti gli studenti fuorisede e alle loro condizioni finanziarie. Sono perennemente senza una lira…”.

•  Sembra esserci più empatia che simpatia. Un caso personale?

•  “Già. Sono stato anch'io uno studente fuorisede: da Viterbo, dove sono nato, mi trasferii a Roma dove mi sono laureato in Storia del cinema. E ho cambiato ben tredici case! Ma di loro tre, delle ragazze, persino la più matta (la Verdelli , neanche a dirlo, ndr) è decisamente una brava persona. E francamente mi piaceva che gli onesti per una volta fossero proprio i corleonesi”.

Epperò la “mano armata” appartiene a tutte e tre, malgré lui e malgré tout. Le ragazze – Emma, Gioia e Stella – oltre all'appartamento (in tenero stato di disordine e costipazione che fa tanto nostalgicamente, irrepetibilmente “studentesco”) si ritrovano a condividere un inatteso malloppo.

Una falsa “coinquilina”, infatti, romanaccia fino al midollo (un “carattere” un tantino sopra le righe, la Proia ) è in realtà una “malamente” che ha trovato riparo da loro dopo una consistente rapina. Nel lasciare la casa senza preavviso – il che mette in allarme le tre che sono alla caccia di una “condivisione” economica salvavita - la bandita dal volto umano “dimentica” (in realtà lo mette al sicuro in cima all'armadio) un borsone stracolmo di migliaia e migliaia e migliaia di euro. Slurp. Le ragazze se ne accorgono accidentalmente e sono messe a dura prova da tutto quel ben di…diavolo.

La loro fibra etica però si allenterà di lì a poco con acquisti “proibiti” e pazzi, dai capi firmati alla Jacuzzi gigante. La romana nel frattempo si rifa viva perché pressata dal “socio” coatto che pretende il bottino il quale, però, è già andato letteralmente in fumo per un paio di stecchetti d'incenso caduti tra le banconote durante un litigio tra le corleonesi che hanno infiammato e incenerito buona parte del loro “appetito”.

Procurarsi di nuovo quella somma improbabile sarà mestiere e incombenza della romana ma anche delle tre che, all'uopo, si armeranno in tutti i sensi. La solita finta vecchietta, la solita banca, la solita fuga in auto con sgommata. Poi, la rituale consegna del maltolto al coatto che non regala un centesimo alla complice, nel frattempo legata da disperata amicizia alle tre esilaranti, terrorizzate sprovvedute.

Sarà un imprevisto e mortale regolamento di conti tra il delinquente ed un losco sfasciacarrozze a lasciare la borsa della felicità di nuovo in mano alle ragazze a mano armata che, a questo punto, sono una più tre.

Che fare di tutti quei quattrini è presto detto. Ciascuna di loro ci finanzierà un sogno. Lo studio d'avvocatura a Londra per la secchiona, per la pacioccona, invece, la pasticceria “cult” in società con il mago dei cannoli (ed ecco Frassica, intenso e ironico come sempre).

•  I sogni son desideri. Ma qui si realizzano con soldi rubati. Un finale grottesco, provocatorio, politically incorrect, non trova, Segatori?

“Certamente. Ma perché no? Da ragazzo degli Anni Settanta mi porto dietro il gusto della trasgressione da somministrare con ironia e gentilezza. E in tempi di grande conformismo, un pizzico d'anticonformismo può salvarti la vita”.

Ha imparato a girare film d'azione da Jan de Bont (Speed, Twister), Segatori, oltre ad essere stato affezionato allievo di Eduardo (per scrittura drammaturgica che il regista coltiva costantemente con la compagna di vita e di lavoro, la regista Paola Columba) nonché devoto seguace in pectore di Werner Herzog a cui era dedicata la sua tesi di laurea.

•  Dove si trova il “gran canyon” dei duelli alla Sergio Leone e del tirassegno in cui la romana istruisce le tre giovani, eccitatissime ragazze con la pistola?

“A Messina, naturalmente. Io provengo dal documentario e mi sono messo alla ricerca della location più appropriata trovandola appena alle porte della città dello Stretto. Per la maggior parte della gente Messina passa per essere bruttina e invece qui potrebbe spacciarsi per una piccola San Francisco. Che sicuramente conosciamo e apprezziamo più di casa nostra…”.

•  Nino Frassica per tenere a battesimo le Ragazze a mano armata. Una madrina per il prossimo ciak?

“Sì, Laura Morante: sarà la mamma di uno dei due adolescenti innamorati di “Sarà bello”, il film per cui sto già lavorando ai provini e in cui mia moglie ed io ci scambieremo i ruoli: lei sarà regista, io sceneggiatore e produttore”.

•  Ma sicuro sicuro che quei “cannoli” alla ricotta non hanno nessun legame con “dolci” governatorati del passato chissà quanto passato, Segatore?

“Sicurissimo. Sì, so tutto, ci mancherebbe. Ma io ho pensato solo ai siciliani onesti, giuro…”.

Onesti e senza mezze misure, specialmente. O geniali o inetti, o santi o dannati, o integerrimi o… cannoli.

Carmelita Celi

19/6/2014