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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Mira, o Norma

Galà lirico belliniano a Catania

Domenica 5 settembre, all'interno delle rappresentazioni del BellininFest organizzato dal Teatro Bellini in collaborazione con la Regione Siciliana, ha avuto luogo, presso il piazzale del Giardino Bellini di Catania, un concerto con brani tratti dall'opera Norma, uno dei capolavori della produzione del Cigno etneo e dell'opera lirica dell'Ottocento.

A interpretare una vasta antologia di brani tratti dall'opera, che verrà rappresentata integralmente nell'edizione critica curata dal musicologo Roger Parker (per le edizioni Ricordi) al Teatro Bellini di Catania il prossimo 23 settembre 2021, sono stati il soprano Marina Rebeka (Norma), Il mezzosoprano Anna Goryachova (Adalgisa), il tenore Stefan Pop (Pollione) e il basso Antonino Di Matteo (Oroveso). L'orchestra del nostro teatro era diretta da Fabrizio Maria Carminati, che ha introdotto il concerto con una magnifica interpretazione dell'ouverture dell'opera, soprattutto per l'equilibrio delle sonorità, il ponderato stacco dei tempi, la fluidità e la comunicatività della conduzione sempre attenta e corretta.

La Rebeka si è esibita nella grande scena d'ingresso della protagonista cantando sia l'aria (“Casta Diva, che inargenti”) che la cabaletta (“Ah! bello a me ritorna”) evidenziando subito le sue doti, quali buon fraseggio, buona dizione, voce lunga, luminosità fonica nell'ascendere verso le note acute e forte temperamento drammatico. Il soprano lituano ha confermato le sue ottime doti anche nel terzetto finale del primo atto e nei brani successivi del secondo: “Deh! con te, li prendi”, “Mira, o Norma, a' tuoi ginocchi”, “In mia mano alfin tu sei”, “Già mi pasco ne' tuoi sguardi”, “Qual cor tradisti, qual cor perdesti” e “Deh! non volerli vittime”. Un controllo più accurato e levigato della zona media renderebbe davvero superlative le sue doti artistiche.

Il mezzosoprano Anna Goryachova ha messo in campo una vocalità senza sbavature, piena, rotonda, pulita, netta e con una timbratura solida e sicura. Queste doti sono emerse, fatto ancor più meritorio, in modo chiaro ed esplicito dalle esecuzioni dei duetti con la protagonista, perché di fatto il personaggio di Adalgisa non possiede all'interno dell'opera alcuna aria singola, ma solo lo splendido arioso “Sgombra è la sacra selva”.

Il tenore Stefan Pop ha presentato le sue carte nell'aria “Meco all'altar di Venere” e nella susseguente cabaletta “Me protegge, me difende”. Il suo squillo tenorile ci è parso notevole, altrettanto significativa la sua morbidezza vocale, mentre dovrebbe a nostro avviso moderare la sua presa di voce, talvolta negli attacchi in leggerissimo anticipo proprio perché tende a sforzare e a prevenire nell'impeto, tutto da tenore tipicamente all'italiana , l'aggancio del suono.

Il basso Antonio di Matteo specie nei brani “Ite sul colle, o Druidi” e “Ah! del Tebro al giogo indegno” riusciva a far sbalzare in modo efficace il bronzeo colore della sua voce, anche se un controllo più accurato ed una maggiore rifinitura del fraseggio, tipico dell'andatura belliniana, avrebbero forse reso la sua interpretazione ancora più incisiva e significativa.

Il coro del nostro teatro, preparato dal maestro Luigi Petroziello, ha mostrato affiatamento e coesione, anche se in qualche passaggio tipicamente “aggressivo” e “guerresco” le sonorità strabordavano, non certo a causa della stessa compagine vocale, ma per una amplificazione eccessiva che a nostro parere avrebbe dovuto essere più contenuta.

Se il buon giorno si vede dal mattino, diciamo subito che la prossima rappresentazione di Norma del 23 settembre in edizione critica dovrebbe risultare sicuramente gradevole e accattivante, ma un dubbio filologico si affaccia prepotentemente alla nostra riflessione: come mai, almeno a giudicare dalla selezione eseguita il 5 settembre, un'opera come Norma, concepita, scritta ed eseguita fin dai suoi esordi, presente lo stesso Bellini, per due soprani, dovrebbe essere invece proposta per soprano (Norma) e mezzosoprano (Adalgisa)? Sappiamo bene infatti come quest'ultimo abbinamento, divenuto poi consuetudine, ma filologicamente non giustificabile, eppure perdurato fin oltre la metà del 1900, sia stato dovuto sia all'affermarsi sempre più, in periodo romantico, specie sotto l'influsso della creazione verdiana, dell'autonomia della voce di mezzosoprano (intermedia fra quella di soprano e contralto), sia anche dalla semplice consuetudine invalsa di creare un contrasto emotivo e coloristico fa le due voci femminili. Così dal 1850 circa si stabilizzò tale usanza di un'Adalgisa mezzosoprano che però qualsiasi spartito stampato, vivente l'autore, non ha mai previsto…

Alla fine della serata, nella quale è convenuto parecchio pubblico, alla signora Marina Rebeka è stata consegnata una targa alla carriera dal commissario straordinario Daniela Lo Cascio e dal sovrintendente del teatro Giovanni Cultrera.

Giovanni Pasqualino

6/9/2021

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.