Diana Damrau
per la prima volta in Sicilia
Torna certamente a grande merito del Coro Lirico Siciliano aver portato in Sicilia, per la prima volta, il grande soprano di coloratura Diana Damrau che il 22 settembre, presso il Teatro greco-romano di Catania, è stata applauditissima protagonista di un recital a conclusione dell'edizione 2024 del Festival Lirico dei Teatri di Pietra, che ha visto la compagine vocale diretta da Francesco Costa esibirsi con successo nei principali siti archeologici della nostra isola, forte anche dell'appoggio delle principali istituzioni culturali della Regione Sicilia.
Il programma, ricco e variegato, spaziava da Mozart sino a Puccini, guidando il folto pubblico intervenuto per celeberrime arie d'opera e famosi cori, senza dimenticare l'aspetto sinfonico, affidato precipuamente all'Orchestra Filarmonica della Calabria, guidata dal maestro Pavel Baleff. Diana Damrau è stata naturalmente la punta di diamante della serata, aprendo il suo recital con “Non mi dir bell'idol mio” dal Don Giovanni di Mozart, brano belcantistico che le ha permesso di sfoggiare le sue eccezionali doti di soprano di colatura unite a una padronanza tecnica di prim'ordine, che si manifestava soprattutto nelle prese di voce, negli acuti e sovracuti sempre coperti, e in una facilità e morbidezza di emissione che le permetteva di cantare comunque senza alcun sforzo e sempre sulla voce, eseguendo ogni abbellimento (in particolare i trilli) con una sicurezza che rasentava spesso e volentieri la perfezione. Il soprano tedesco, disinvolta e comunicativa, capace di creare un legame diretto e coinvolgente col pubblico, complici anche i numerosi cambi di abito, tutti sontuosi e in tema coi personaggi via via interpretati, ha deliziato l'uditorio con la grande scena di Giulietta da I Capuleti e Montecchi di Bellini “Eccomi in lieta vesta... Oh! Quante volte!”, divertendolo poi con l'arguta Norina del Don Pasquale di Donizetti, da cui ha cantato “Quel guardo il cavaliere… So anch'io la virtù magica”, mentre il suo Oscar da Un ballo in maschera di Verdi, di cui ha offerto le due arie “Volta la terrea” e “Saper vorreste” ha confermato la versatilità dell'artista, che non ha mancato di inoltrarsi anche in brani generalmente non esplorati dai soprani di coloratura, come il valzer di Musetta dalla Bohème di Puccini, la Mattinata di Leoncavallo (originariamente per tenore) e la vorticosa Tarantella di Rossini. Unico neo di una performance per altri versi magistrale è stata l'esecuzione del secondo omaggio a Bellini della Damrau, l'immancabile “Casta Diva” da Norma, seguita dalla perigliosa cabaletta “Ah! Bello a me ritorna”, ma privata dello scultoreo recitativo “Sediziose voci”: pur confermando le sue doti canore, ha offerto un'interpretazione del personaggio della sacerdotessa druidica piuttosto esangue, incline a volatine belcantistiche (in senso propriamente storico!) improponibili dopo la Bellini Renaissance, mentre le zone più impervie della cabaletta tendevano a mostrare cedimenti vocali nella zona media che solo l'esperienza del grande soprano è riuscita a celare in parte. Va comunque a merito della Damrau aver cantato senza amplificazione alcuna, permettendo così di gustare appieno le finezze vocali, in particolare le stupende mezzevoci e i filati che la rendono un'autentica fuoriclasse.
Il Coro Lirico Siciliano, cui erano stati affidati “Qui la selva” da La Sonnambula di Bellini, lo stupendo “Va' pensiero”, e il “Coro di Zingarelle e Mattadori”, rispettivamente da Nabucco e La Traviata di Verdi, ha confermato ancora una volta una notevole compattezza sonora e una morbidezza d'emissione unita a un attento dosaggio delle sonorità, specialmente per quel che riguarda il settore femminile, tutte doti che ne fanno una delle compagini vocali più interessanti del panorama italiano.
Quanto all'Orchestra filarmonica della Calabria, ha assolto con discreta professionalità il suo compito, sia nell'Ouverture dal Don Giovanni, sia nella Sinfonia da Norma, sia nell'esecuzione del raro Preludio Sinfonico di Puccini: da segnalare gli interventi dell'arpa nella scena da I Capuleti e i Montecchi, notevoli per morbidezza e rotondità di suono e per perizia tecnica.
Speaker della serata è stato Enrico Stinchelli, che ha consegnato, insieme al maestro Francesco Costa, alla Damrau il premio Giuseppe Di Stefano, esortando il soprano a concedersi ancora al pubblico, il che ha fruttato l'esecuzione di ben due bis: “Meine Lippen, sie küssen so heiß” dall'operetta Giuditta di Franz Lehár, e “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi di Puccini.
Giuliana Cutore
23/9/2024
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