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Le vertigini di Hitchcock

In un libro il rapporto fra il regista e il compositore Bernard Herrmann

Colma una lacuna importante, nella pur sterminata bibliografia dedicata ad Alfred Hitchcock, il libro che Eugenio Tassitano, autore teatrale e compositore, ha voluto destinare al rapporto fra il grande regista e Bernard Herrmann, creatore delle musiche di molte sue pellicole. “Le vertigini di Hitchcock” (IGS publishing, pg. 165, disponibile su Amazon) ruota attorno a due capolavori, “Vertigo” e “Psycho”, fornendo nel contempo un'analisi pregnante del sodalizio istauratosi fra due personalità apparentemente inconciliabili. Orgogliosi e testardi, Hitchcock e Herrmann si incontrano sul campo del talento e della sensibilità, di una comune attitudine nei confronti dell'esistenza, dai tratti spiccatamente crepuscolari. Un rapporto arduo ma fecondo, che inevitabilmente terminerà con una traumatica rottura.

La musica abita l'universo filmico di Hitchcock come un personaggio vero e proprio. Sovente il regista, ironicamente dedito a ritagliarsi dei brevi camei, impersona un musicista, quasi a simboleggiare la propria attenzione in questo campo. La musica non è un accessorio o un orpello, ma un elemento essenziale della costruzione drammaturgica.

A questo proposito la musica di Herrmann costituiva proprio quello che il regista andava cercando: un modello sonoro in grado di emanciparsi dal ruolo subalterno nei confronti dell'immagine. Sette i film realizzati dai due in poco più di un decennio, altrettanti tasselli imprescindibili nel loro percorso artistico. La profonda preparazione musicale consente ad Herrmann di confezionare partiture dal colore del tutto personale, peculiari nelle combinazioni timbriche. Le paure inconsce del regista non potevano trovare incarnazione migliore.

Ogni film di Hitchcock è un labirinto nel quale lo spettatore si aggira sconvolto rischiando di perdersi. Questo è vero in particolare per “Vertigo” che, come sottolinea l'autore del volume, è forse l'opera più intima e personale del regista. La vertigine è infatti figura centrale del suo immaginario filmico. Inquieta e irrisolta, la musica di Herrmann simboleggia l'oscillare dei protagonisti sull'orlo di un baratro che li minaccia costantemente. La qualità onirica della pellicola viene magistralmente resa nella partitura musicale. Giustamente Tassitano chiama in causa Wagner, non solo per l'uso del Leitmotiv, ma per una capacità di sgretolare il discorso musicale tendendo alla dissoluzione che evoca direttamente il Liebestod del Tristan und Isolde.

“Se la musica di Vertigo rappresenta l'ossessione e la vertigine amorosa, la musica di Psycho si identifica con la paura primordiale, la paura di una morte violenta”, scrive Tassitano . Herrmann piega ai propri scopi una criticità come quella del budget ridotto adottando un'orchestra di soli archi, modellando un suono glaciale e del tutto distante da qualsiasi deriva romantica. La disgregazione wagneriana additata in Vertigo conduce ora direttamente al Novecento di Bartók e Stravinskij. Comunque, in entrambi i film, la musica gronda dalla psiche lacerata dei protagonisti.

La celebre scena dell'omicidio nella doccia, dapprima pensata da Hitchcock senza commento musicale, risulta emblematica. La veste sonora cucita da Herrmann acuisce la drammaticità del momento. Il compositore disattende le indicazioni iniziali del regista, veicolando nello spettatore uno shock emotivo di traumatica intensità. Il pur testardo Hitchcock non può che dargli ragione. Non a caso la lezione di “Psycho” verrà ripresa da innumerevoli registi.

Anche quando passa all'analisi audiovisiva prettamente tecnica, l'autore mantiene un livello comunicativo tale da rendere il libro fruibile ai non specialisti. Tassitano svela i momenti in cui la musica potenzia l'immagine con acume e intelligenza. Pellicole celeberrime, che il lettore immaginava di conoscere in ogni dettaglio, si rivelano in aspetti nuovi e illuminanti.

Incorniciata fra i due caposaldi estremi di “Citizen Kane” di Wells (1941) e “Taxi driver” di Scorsese (1976), la straordinaria carriera di Herrmann testimonia della progressiva emancipazione della musica per film, da semplice accessorio a pilastro fondante dell'edificio drammatico.

Riccardo Cenci

26/7/2021