La Messa da Requiem di Giuseppe Verdi
al Bellini di Catania
La Messa da Requiem è una messa che viene celebrata come suffragio per il riposo eterno dell'anima dei defunti e ha una struttura liturgica alquanto differente da quella della messa ordinaria, infatti in essa mancano il Gloria e il Credo mentre l'Alleluia è sostituito da un Tractus ed ha in aggiunta la sequenza del Dies irae, la cui origine è attribuita a Tommaso da Celano. La struttura musicale della Messa da Requiem è contraddistinta dal fatto che essa include, accanto ai brani dell'Ordinarium, quali il Kyrie, il Sanctus, l'Agnus Dei, anche quelli del Proprium, in quanto questi ultimi presentano un testo fisso. Essa venne coltivata a partire dal 1500 dai maggiori compositori, alcuni dei quali ci hanno lasciato, di tale genere di musica sacra, veri e propri capolavori, in particolare ricordiamo la Messa da Requiem di Hasse, Mozart, Salieri, Gossec, Cherubini, Berlioz, Schumann, Liszt, Gounod, mentre su testi diversi da quelli della liturgia cattolica si basano il Requiem tedesco di Brahms, che utilizza parole della Sacra Scrittura, e tra le composizioni successive, il Requiem di guerra (War Requiem) di Britten.
La Messa da Requiem per soli, coro e orchestra di Giuseppe Verdi fu scritta per onorare, a un anno dalla morte, la figura di Alessandro Manzoni, personalità per la quale il compositore nutriva grande stima e ammirazione sia come uomo che come artista. La prima esecuzione avvenne a Milano nella chiesa di S. Marco il 22 maggio del 1874 e a dirigere la possente partitura fu proprio lo stesso autore. Il maestro di Busseto, pur essendo un uomo dalla fede non sempre salda e assoluta, come ebbe a sottolineare la sua seconda moglie Giuseppina Strepponi, “Questo brigante si permette di essere non dirò ateo, ma certo poco credente, con una ostentazione e una calma da bastonarlo… Io ho un bel parlargli delle meraviglie del cielo, della terra, del mare, ecc. Mi ride in faccia e mi gela in mezzo del mio entusiasmo tutto divino col dirmi: siete matti!”, riuscì tuttavia a dar vita ad una creazione davvero grandiosa dove il sentimento di drammatico sgomento davanti alla morte viene contemporaneamente trasfuso e trasfigurato in serena contemplazione di un destino ineluttabile per l'essere umano da affrontare con quieta rassegnazione e pacifica accettazione, insomma un'attonita ed estatica religiosità laica non meno profonda e partecipata di quella ecclesiale.
Il 13 gennaio (replica il 14) al teatro Bellini di Catania, all'interno della stagione di concerti, è stata proposta, in memoria del maestro Gianluigi Gelmetti, già in passato direttore principale dell'orchestra del nostro teatro, un'edizione del Requiem verdiano nella lettura ed esecuzione del maestro tedesco Eckehard Stier, conduttore sicuramente preciso e corretto ma non sempre concentratissimo sulle peculiarità dinamico-agogiche della partitura. Il mezzosoprano Alessandra Volpe si è distinto per la sua vocalità piena, pastosa e parecchio espressiva in tutta la partitura e in modo peculiare nel Liber Scriptus. Il basso Ramaz Chikviladze, già nelle sezioni Tuba Mirum e Mors stupebit, si è subito rivelato un artista dalla voce salda, bronzea e dalla ammaliante timbratura. Il soprano Leyla Martinucci manifestava uno strumento vocale quanto mai duttile e morbido che si avvaleva anche di una realmente splendida zona media. Il tenore Samuele Simoncini, pur essere dotato di una certa potenza vocale, ha mostrato delle asprezze foniche, specialmente nella zona acuta, che rendevano la sua prestazione non sempre accattivante e gradevole. Corretta nel complesso la prestazione dell'orchestra e del coro del nostro teatro. Applausi prolungati e calorosi del pubblico presente che ha mostrato di gradire parecchio lo spettacolo.
Giovanni Pasqualino
14/1/2023
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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