RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Milano

Il Requiem per ricordare Abbado

Sebbene solo dal 2015 il Maestro Riccardo Chailly diventerà direttore musicale della Scala, la sua proposta di eseguire ogni anno il Requiem di Verdi ha già preso forma in questi primi giorni di ottobre, in memoria di Claudio Abbado, come si legge nei manifesti e nel programma di sala. Il grande Claudio l'aveva diretto spessissimo in questa stessa città e presso la Chiesa di San Marco che ebbe a battesimo il capolavoro. Se si pensa poi che Chailly è stato assistente di Abbado durante il suo periodo di direttore alla Scala, tutto ha un senso ed esprime un sentimento molto forte e da tanti condiviso. Sicchè non si poteva incominciare un nuovo momento della Scala in modo più opportuno.

La versione di Chailly non era agitata nè lánguida nè confusa nè basata solo sull'effetto. Era, per così dire, ‘giusta'. L'orchestra si trovava in una di quelle serate magiche dall'inizio alla fine, ma il lavoro del coro, istruito dal grandissimo Bruno Casoni, risultava forse ancora più abbagliante: sussurrava, esultava (quale ‘Sanctus'!), diventava un personaggio a sé, commosso, terrorizzato, partecipe.

Il quartetto solista non arrivava a questi livelli di perfezione. Forse la più vicina era il soprano Anja Harteros, malgrado qualche ‘si bemolle' troppo fisso e qualche altro acuto metallico. Matthew Polenzani avrà magari una voce un po' leggera, ma l'eleganza e la musicalità erano sempre presenti e anche un miracolo, visto che è arrivato solo per la prova generale in sostituzione di un Jonas Kaufmann in un'altra delle sue ormai solite cancellazioni dell'ultima ora. Elina Garança possiede un centro sontuoso, un buon acuto, una voce sana, una figura magnifica, ma il grave è insufficiente per questa parte e, quando lo si arriva ad ascoltare, è quasi sempre brutto, debole e intubato. Ildebrando D'Arcangelo, malgrado la belleza del timbro, non sembra avere una voce per Verdi: quando non forzava l'acuto apriva il grave e la nota espressiva era monotona o inesistente.

Ma di fronte ai risultati dei corpi stabili e del direttore le riserve, pur se non cadono, hanno importanza minore. Dopo un lungo e notevole silenzio (se si pensa al pubblico della Scala) alla fine esplodeva un applauso fitto durato ben quindici minuti. Fossero stati trenta, sarebbero stati ancora pochi.

Jorge Binaghi

7/10/2014