RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Un Rigoletto complessivamente buono

Il capolavoro verdiano è tornato al Liceu in una coproduzione – secondo quanto si legge – tra questo Teatro ed il Real di Madrid, ma che avevo avuto occasione di vedere al Muziktheather di Amsterdam già nel lontano 2004 e i risponsabili di regia,scene e costumi erano gli stessi. Forse c'è stato qualche ritocco qui, qualche modificazione là, ma si tratta dello stesso allestimento. Questa volta però un gruppo non piccolo la salutava, a fine spettacolo, con un coro di buuu. Non si capisce troppo la reazione perchè non c'è di che scandalizzarsi almeno per i parametri delle regie odierne: innanzitutto perchè non c'è quasi nulla come scena e i costumi sono belli, e così tanto, che perfino Sparafucile sembra un signore. Tra le cose che non vanno figura, ad esempio, sostituire l'araldo (un solista) che annuncia il carcere per Monterone con tutto il coro. Il quale coro poi è un po' sempre dappertutto anche se non si muove troppo o se lo fa è sempre tutti insieme con gli stessi gesti: la festa – ovvero orgia – iniziale sembra piuttosto un funerale e tranne la contessa di Ceprano – una brava Mercedes Gancedo – le donne sono scarse. Poi si tratta di una regia che ama i sotterranei o le cantine: ogni volta che qualcuno o qualcosa (la spada di Sparafucile mettiamo per caso) deve venir ‘giù' si trova già nelle profondità della terra per cui dovrebbe venire ‘su'. Anche se si è molto parlato di novità nella psicologia dei personaggi durante la conferenza stampa prima della prima, io non le ho viste, e qualche gesto brusco di Rigoletto verso la figlia non pare proprio un esempio dell'odierno maschio che maltratta le donne. La responsabile per la regia è Monique Wagemakers, e come dice il paggio Oscar del Ballo in maschera , 'più che abbastanza ho detto'.

Riccardo Frizza dirigeva parecchio bene, con qualche tempo strano – 'E il sol dell'anima' lento e con una cadenza strana; la cabaletta 'Possente amor' in fretta e in furia – e qualche eccesso orchetrale, ma la compagine rispondeva bene, e lo stesso va detto del coro istruito da Conxita García.

Delle due compagnie (ma con tre protagonisti) ho visto la prima perchè ritornava nei panni di Rigoletto Carlos Álvarez e vestiva per la prima volta assoluta quelli del Duca Javier Camarena. Il baritono è sempre notevole, e quel poco che può avere perduto in volume l'ha guadagnato in espressività ed interpretazione, e comunque il colore e l'estensione sono sempre gli stessi.

Il tenore era bravissimo, ma il ruolo non è del tutto nelle sue corde in questo momento della carriera: ha acuti da vendere, una musicalità e una tecnica straordinarie, bel timbro, ma manca di spessore e d'incisività nel fraseggio, e non stranamente lo si avverte più in momenti meno ‘compromessi' ma si tratta di frasi di capitale importanza. È poi una persona talmente simpatica che è difficile vedere in lui un libertino. Desirée Rancatore, molto applaudita, continua a non convincermi: il vibrato metallico è più presente che mai, in particolare quando canta con più volume e forza: due degli acuti – uno interpolato anche se si diceva che si sarebbero soppressi gli ‘orpelli' aggiunti dalla tradizione ‘cattiva' dei vecchi tempi – confinavano nel grido. Centro e grave, come al solito, appannati.

Il cantante con più voce in assoluto era Ante Jerkunica, un eccellente Sparafucile, mentre Ketevan Kemoklidze non si sentiva troppo – e in ogni caso un po' troppo ingolata – nel ruolo breve ma non facile di Maddalena. Non capisco perché si sia pensato a Gianfranco Montresor per Monterone: acuto problemático ed emissione difficile. Bene Gemma Coma-Alabert (Giovanna), e accettabili Josep Fadó (Borsa) e Toni Marsol (Marullo). Teatro traboccante.

Jorge Binaghi

22/3/2017

La foto del servizio è di Antonio Bofill.