Rigoletto alla Scala di Milano
Il 2016 del Teatro alla Scala parte alla grande con la ripresa dell'opera Rigoletto di Giuseppe Verdi che ha riservato soprese e un bis non consueto nel teatro meneghino. L'allestimento era quello di Gilbert Delfo creato nel 1994 per il ritorno dell'opera alla Scala dopo incomprensibili decenni d'assenza. Uno spettacolo tradizionale nel vero senso della parola, che oggi potrebbe suonare come banale routine, invece siamo di fronte a uno spettacolo di prim'ordine realizzato con scene ricche e imponenti di Ezio Frigerio e costumi di finissima ed elegante sartoria di Franca Squarciapino, i quali confermano la loro fama in una carriera imperante. Il regista si attiene letteralmente al libretto e alla drammaturgia focalizzando in particolare i tre protagonisti nel ruolo che loro compete, regalandoci una lettura attenta, nitida e di piacevole visione. Chi scrive non condivide l'idea che questo spettacolo è “vecchio”, piuttosto apprezza ancora una volta una delle migliori realizzazioni degli anni '90 che ancor oggi può essere proposta. La principale novità e gradita sorpresa era rappresentata dal giovane soprano Nadine Sierra, molti l'avranno vista e ascoltata nel recente Concerto di Capodanno alla Fenice, che ha interpretato il ruolo di Gilda in maniera egregia. Molto espressiva nel fraseggio e in un registro acuto preciso ha cantato il ruolo con la necessaria dovizia, magari mancava leggermente di partecipazione (finale atto II) ma le qualità ci sono e avrà modo di rodare il ruolo in occasioni future, intanto non possiamo che registrare questa positiva performance.
Vittorio Grigolo tornava a cantare il duca di Mantova alla Scala e in quest'occasione non è possibile non segnalare un ridimensionamento della sua proverbiale esuberanza con accenti e fraseggio più raffinati e contenuti. La voce, sempre di notevole volume e proiezione, è meno squillante di tempo addietro ed egli evita, volutamente o no, le puntature tradizionali, e quando abbozza una mezzavoce questa è sempre sgranata e gutturale con l'aggiunta di qualche arbitraria e personale scelta dei tempi. È lecito domandarsi il perché, considerato che il cantante è attento e preciso al repertorio finora eseguito e tuttavia resti oggi una delle carte migliori spendibili in tale ruolo, anche se era auspicabile attendersi maggiore scioltezza e perizia tecnica.
Salvo errori Carlo Colombara debuttava nel ruolo di Sparafucile, al quale dava una bella precisa e compiuta caratterizzazione scenica, meno vocalmente per una certa ruvidità nel canto che non lo contraddistingue. Buona la Maddalena di Annalisa Stroppa ma onestamente la preferisco in altro repertorio perché il timbro è parso debole in una sala grande come il teatro alla Scala.
Giovanni Furlanetto era un Monterone molto sfocato, precisi invece il Marullo di Davide Pelissiero e la Giovanna di Chaira Isotton. Corretta e puntuale la partecipazione degli allievi dell'accademia nei ruoli minori: Azer Rza-Zada (Borsa), Gianluca Breda (Ceprano), Federica Lombardi (contessa), Oliver Purckhauer (usciere), Kristin Sveinsdottir (paggio).
Coro in forma smagliante istruito sempre da Bruno Casoni. Molto bella la direzione di Nicola Luisotti, il quale subentrava al previsto Mikko Frank. Il direttore toscano ha tenuto le redini della partitura con sapiente mano e ferma interpretazione verdiana. Abbiamo avuto una lettura incalzante e molto drammatica di alto valore interpretativo cui si sono ben amalgamati i solisti (Grigolo forse un po' meno). I tempi erano serrati e incisivi e l'equilibrio orchestrale di assoluto rilievo.
Per ultimo, Leo Nucci, un baritono ormai leggenda. Era l'ennesimo Rigoletto con protagonista il grande Nucci da me ascoltato e ancora una volta e in maniera diversa il cantante ha saputo emozionarmi. Sgombriamo subito il fatto che l'eccezionalità di Nucci consiste nel saper reggere ancora il ruolo con una voce certamente non fresca ma ancora duttile e il baritono ha come punto di forza l'espressione e il fraseggio. Certo non tutti i momenti sono perfetti e sovente il suono risulta nasale ma basta ascoltarlo (e vederlo) nelle prime battute “In testa che avete” e già abbiamo Rigoletto in tutte le sue declinazioni. In questo momento Nucci gode inoltre di una particolare buona salute che gli permette ancora di salire con facilità nel registro acuto e accenta ogni frase da sapiente cesellatore e con innata espressività. Un grande artista, cha ha avuto l'onore di poter bissare il “Si vendetta” con la signora Sierra a sipario chiuso ricevendo un'ovazione interminabile e meritatissima. Un bis che alla Scala rappresenta l'eccezione da quando Toscanini ne vietò la prassi, solo in altre tre occasioni fu violato il dettato.
Alla recita che ho assistito il teatro registrava il tutto esaurito, il pubblico festante ha applaudito con interminabili chiamate tutto il cast ma particolarmente caloroso con il protagonista.
Lukas Franceschini
3/2/2016
Le foto del servizio sono di Brescia e Amisano - Teatro alla Scala.
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