RECENSIONI
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Toulouse

Formidabile buffone

Il Capitole di Toulouse è un teatro lirico, di balletto e concerti, molto attivo e molto frequentato dal pubblico. In questa situazione difficile della Francia c'era il tutto esaurito e il ricordo per le vittime parigine davanti al Comune – che è anche il Capitole, centro della città per questa replica del Rigoletto verdiano, quanto mai attuale, come il Victor Hugo de Le roi s'amuse. La messinscena era del 1992, per la regìa di Nicolas Joël, assolutamente tradizionale ma anche piatta, sebbene consentisse di seguire bene vicenda e musica, e anche con gli intervalli stipulati da Verdi e Piave per ottenere una transizione adeguata e i dovuti contrasti.

L'orchestra era in buona forma, tranne qualche violoncello fuori tempo, e anche il coro, istruito da Alfonso Caiani, forse tropo veemente in qualche momento, sotto la bacchetta esperta e fervida (anche troppo) di Daniel Oren.

Tra i principali interpreti da rilevare la prestazione superiore, soprattutto nell'aspetto squisitamente musicale, del protagonista, un Ludovic Tézier in stato di grazia, pletorico ma con tutte le sfumature del caso e senza mai lasciare l'onere del compito al solo volume; e soprattutto un fraseggio sorvegliato, molto attento alla famosa parola scenica verdiana.

Nino Machaidze, invece, presenta adesso una voce molto più ampia e scura che nella sua interpretazione parigina dello stesso ruolo di Gilda (per fare un esempio) e cantava tutto forte senza quasi ornamenti nè altre abbellimenti, per non parlare di un trillo inesistente, le note filate risultavano piuttosto scarse e più di una volta venivano risolte in acuti di forza fissi, e troppo enfatica. Saimir Pirgu è riuscito anch'esso a dare più presenza e corposità ai registri centrale e grave, ma l'acuto è sempre piccolo e con una tendenza ad aprirsi senza un'intonazione perfetta. Non avrebbe dovuto cantare la cabaletta ‘Possente amor', neanche senza la ripresa come invece ha fatto, perchè i suoi mezzi non risultano idonei; attore molto avvenente e simpatico, ma espressività di fraseggio vicina allo zero.

Sparafucile era Sergei Artamonov, meglio nell'ultimo atto che in un terribile duetto con Rigoletto nell'atto primo. Maria Kataeva offriva un'accettabile Maddalena e Dong-Hwan Lee un corretto Monterone. Tutti gli altri passabili, ma bisogna dare un voto di fiducia, almeno in quanto a colore e volumen, al mezzosoprano Marie Karall nei panni della Contessa di Ceprano. Successo rovente per tutti.

Jorge Binaghi

29/11/2015

La foto del servizio è di Patrice Nin.