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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Ritratto biografico di Vincenzo Bellini

L'ultima fatica di Carmelo Neri

Merito precipuo di Carmelo Neri come studioso belliniano è che dopo la prima raccolta di circa 150 lettere del compositore catanese realizzata da Francesco Pastura nel 1935 e quella di Luisa Cambi di circa 250 del 1943, egli ha dato un contributo fondamentale alla ricostruzione e ricomposizione del suo epistolario accrescendolo ancor più con la scoperta di ulteriori documenti. Pubblicando ben due volumi: il primo nel 1991 (edizioni Publisicula) ed il secondo nel 2005 con il titolo Nuovo Epistolario Belliniano ha contribuito ad arricchirlo di oltre cento epistole. Per di più nel 2001 ha anche pubblicato il volume Caro Bellini (edizioni Prova d'autore) contenente tante lettere inviate al musicista da vari personaggi dell'epoca: impresari, cantanti, compositori, amici, parenti e conoscenti vari che contribuiscono non poco a ricostruirne l'itinerario umano e artistico.

Giuseppe Verdi sosteneva che pubblicare l'epistolario di un grande artista non ha senso, anzi può rivelarsi perfino dannoso divulgare pensieri e opinioni della vita privata di un artista. Noi invece, in sintonia con Carmelo Neri, non condividiamo tale opinione, anche se espressa da un grande artista, e pensiamo che un epistolario serve, sicuramente se chi lo legge non dimentica mai che esso riguarda anche l'uomo con i suoi pregi ed i suoi difetti, con le sue simpatie e antipatie, con i suoi pregiudizi e le sue aperture mentali, non limitandosi solo e solamente al suo mondo interiore o alle sue teorie estetiche. Le lettere di un artista non riguardano solo la sua creatività o la sua costruzione artistica e pertanto si attardano anche su facezie, banalità, quotidianità, chiacchere, pettegolezzi che ne investono anche e forse ancor più la sfera affettiva, economica, sociale, relazionale ed emotiva.

Lo storico pertanto trovandosi di fronte un epistolario deve operare con le pinze, applicando particolareggiati distinguo, deve selezionare argomento per argomento, onde verificare e confrontare con altri epistolari coevi, con giornali dell'epoca, con altri vari documenti la veridicità delle affermazioni contenute nelle epistole. Da queste ultime infine non saranno neanche estranee attrazioni e repulsioni dell'artista e neanche i suoi rancori, le sue gelosie, le sue profonde avversioni.

Il mese scorso Carmelo Neri ha dato alle stampe il libro Ritratto biografico di Vincenzo Bellini, pubblicato per i tipi di Algra Editore, con il quale intende definire un profilo storico-artistico del musicista quanto più possibile oggettivo e scevro da simpatie e condiscendenze dettate solo da campanilismi, partigianerie o faziosità. Come ha ben sottolineato il musicologo Reto Müller, Vicepresidente della Deutsche Rossini Gesellschaft, nella sua pertinente presentazione: “Neri coglie anche – ed è il gesto naturale di ogni ricercatore confrontato con nuove conoscenze, dopo l'avvenuta pubblicazione di un preliminare lavoro – l'occasione di questo libro per aggiungere altri importanti tasselli al gran mosaico del carteggio belliniano. Se il lettore troverà in questo libro, ricco di notizie curiose e interessanti, e presentate in maniera fluida e attraente, un'ulteriore prova di quanto Carmelo Neri ha fatto per il famoso musicista di Catania, l'autore stesso non potrà, credo, fare a meno di proseguire la sua appassionata indagine man mano che altre lettere sconosciute e inedite continueranno ad emergere”.

L'approccio metodologico dello studioso calabrese alla fine risulta storiograficamente efficace anche se si manifesta non sempre esente da appassionata verve polemica, specialmente verso coloro che furono gli antagonisti ma che secondo la sua ricostruzione sarebbe meglio definire come i più livorosi, invidiosi ed acerrimi nemici del compositore catanese, cioè il collega Giovanni Pacini e la contessa russa Giulia Samoyloff di Pahlen, amante di quest'ultimo.

Il volume, presentato in una distinta ed elegante veste tipografica che ritrae sulla copertina un raro ritratto ottocentesco di Vincenzo Bellini, si propone con un ricco ed avvincente materiale iconografico esibendo anche una vasta messe di articoli di giornali dell'epoca con rare recensioni e singolari giudizi sulle opere del maestro siciliano.

Giovanni Pasqualino

16/12/2016