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Il buio che verrà

romanzo di Rossobaffo

E' uscito da qualche mese il romanzo Il buio che verrà di Rossobaffo, nom de plume di Ugo Maiani, medico e chirurgo dalla agevole e variopinta vena creativa, la cui ecletticità letteraria, oramai da parecchi decenni, si è rovesciata come un fiume in piena in pubblicazioni che hanno riscosso non pochi consensi di critica e di pubblico in tutta Italia, sia per la loro singolare stravaganza che per la loro multiforme eccentricità.

Il buio che verrà può benissimo venire assimilato al genere distopico, vale a dire a quel filone della letteratura fantascientifica che intende descrivere una realtà immaginaria del futuro, anche se alquanto prevedibile in base alle tendenze sociali, economiche e comportamentali del presente, nella quale la vita del genere umano diventa altamente disagiata, sgradevole e insicura. Insomma viene prospettata una tipologia di società disgregata, sofferente, soffocante e opprimente, dove i diritti del singolo vengono annullati in nome di un presunto bene collettivo generale.

Qualche volta tale stato precario della società è conseguenza di situazioni nelle quali le tecnologie sfuggono al controllo umano e dilagano senza più alcun contenimento nel mondo intero. Fra i capolavori del genere distopico vanno ricordati Il padrone del mondo di Robert Hugh Benson del 1907, Il tallone di ferro di Jack London del 1908, Il mondo nuovo di Aldous Huxley del 1932, 1984 di George Orwell, tanto per citare i più celebri e celebrati. Non dimenticando in campo cinematografico quel capolavoro che fu lo splendido Metropolis di Fritz Lang.

Ugo Maiani ambienta il plot della sua narrazione nella città di Catania, “la grande città di pietra Nera” e nei suoi dintorni, mentre protagonisti sono tanti personaggi dalle ambigue caratteristiche psichiche e fisiche: Serial killer, Prete Nero, Il Pifferaio Magico, Il Butterato, Faccia Moscia, Lucido, La Dottoressa, che si avvicendano in una specie di Danza Macabra degna dei migliori artisti del nostro Medioevo pittorico o di un quadro di Hieronimous Bosch.

In tale gioco di personaggi e dialoghi si inserisce spesso l'Osteria del buon ricordo, ovverossia l'immaginario memoriale del narratore che si avviluppa al plot dell'azione principale, rappresentato dalla fuga dalla pandemia di vari gruppi umani verso spazi salvifici che alla fine non verranno probabilmente mai raggiunti, per arrivare invece all'estinzione di quella inutile specie che affanna questo nostro pianeta da millenni, cioè la razza umana.

L'inquietante romanzo di Maiani realizza forse in pieno l'agghiacciante futuro preconizzato da alcuni antropologi e socio-psicologi, tant'è che lo scrittore conclude così il suo testo: “In fondo non c'è nulla di meglio del suono di un'armonica per prepararci come si deve al buio che verrà”. Aggiungiamo inoltre, a mo' di postilla stilistica, che il romanzo, per quanto riguarda la visionarietà onirica dell'argomento trattato e la conduzione tecnico-espressiva del linguaggio, ci pare abbastanza evocativo di certa tradizione narrativa della cultura letteraria siciliana ed in particolare di quella che intende ispirarsi a maestri come Stefano D'Arrigo e Giuseppe Bonaviri.

Giovanni Pasqualino

19/1/2022