Romeo e Giulietta di Sergej Prokof'ev
al Bellini di Catania
Scriveva il filosofo tedesco Theodor Wiesengrund Adono nel suo volume Introduzione alla sociologia della musica, nel capitolo dedicato alla vita musicale, che: «La partecipazione alla vita musicale dipende sostanzialmente fino ad oggi, salvo che nell'ambito dei mass media, da condizioni materiali, non solo dalla solvibilità diretta degli ascoltatori potenziali ma anche dalla loro posizione nella gerarchia sociale. Essa è compenetrata con il privilegio e quindi con l'ideologia, e a volte ha a che fare con l'idea dell'arte quanto l'oratore ufficiale, panciuto e col collo taurino, ha a che fare con il Tristan und Isolde. La musica si realizza nella vita musicale, ma la vita musicale contraddice la musica».
Tale profonda riflessione induce a porre a me stesso e ai miei fedeli lettori la domanda: “come mai il Teatro Massimo Bellini di Catania rimane spesso mezzo vuoto?”, e le risposte potrebbero essere molteplici e di varia natura. La prima potrebbe riguardare l'aspetto economico, dato che in un'epoca di palese e profonda recessione economica un biglietto serale per una poltrona di platea che oscilla fra i 70 e i 100 euro potrebbe risultare alquanto esoso. La seconda ragione potrebbe riguardare i disagi pratici connessi alla vita contemporanea: uscire per tempo da casa per arrivare in orario a teatro, ricercare affannosamente un posteggio in prossimità di quest'ultimo ecc. La terza e forse più importante motivazione potrebbe riferirsi alla qualità della rappresentazione alla quale si va ad assistere: per quale motivo bisognerebbe recarsi a teatro se a casa propria di un'opera lirica o di un balletto si posseggono già i CD ed i DVD delle più celebrate e splendide interpretazioni? Quarta e non meno importante motivazione, last but not least, che tiene lontani molti aficionados, è quella che sovente nel passato le aspettative degli abbonati sono state deluse! Deluse sia dagli spostamenti temporali degli spettacoli che dalle continue sostituzioni degli artisti. Pertanto quello che veniva dichiarato nelle programmazioni veniva poi inesorabilmente revocato. Tutti questi fattori hanno sicuramente contribuito a creare una profonda disaffezione nei confronti del nostro Teatro Lirico e risalire la china adesso pare davvero una cosa ardua!
Ci dispiace doverlo sottolineare ma sabato 30 marzo, in occasione del balletto in quattro parti Romeo e Giulietta di Sergej Prokof'ev, notare le molte file vuote dello splendido parterre del Sada ci ha dato una fitta al cuore e ci ha prostrato non poco. Nello stesso tempo l'esibizione e l'allestimento del corpo di ballo del JK Tyl Theatre, Plzen e l'Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania diretta da Claudia Patanè non sono riusciti a far decollare uno spettacolo che nel complesso si evidenziava non solo abbastanza routinario ma anche privo di quello smalto e di quella freschezza che ben avrebbe meritato il capolavoro del compositore ucraino.
L'orchestra del Bellini, di solito efficiente ed efficace, ieri sera ci è parsa alquanto distratta, svagata e poco concentrata sulla partitura, evidenziando smagliature, strappi e incongruenze, specie fra le sezioni degli ottoni (all'interno dei quali si è creata qualche discrasia fonica), poca coesione generale e ancor più poca varietà agogica e dinamica, attestando tutta l'esecuzione su un piatto mezzo forte con punte di improvvisi e sgradevoli fortissimo, talvolta perfino fastidiosi. La brava Claudia Patanè, che in altre occasioni abbiamo avuto modo di apprezzare e stimare, ci è parsa altrettanto deconcentrata e poco attenta alla limatura, levigatura e rifinitura della partitura, presentata in modo poco nitido, accomodato e alquanto trascurato.
Anche il corpo di ballo si è attestato su un'aurea mediocritas con l'eccezione di Anna Smcová (Giulietta) che esibiva grazia, leggerezza e vaporosità nella sua bella prestazione e Václav Lamparter (Romeo) che metteva in campo una vigorosa prestanza fisica unita ad agilità e scioltezza assoluta di movimenti. Si sono anche distinti per buone capacità tecniche e controllo muscolare Justin Rimke (Mercuzio) e Richard Ševcik (Tebaldo). Di elegante fattura anche se non particolarmente originale e coinvolgente risultava la coreografia di Libor Vaculik, mentre più accattivanti e brillanti si evidenziavano le scene di Martin Cerny e i costumi di Roman Šolc.
Giovanni Pasqualino
31/3/2019
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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