Barcellona
Il ritorno d'Isabella
È davvero strano che un titolo rossiniano come L'Italiana in Algeri che non è mai uscito del tutto del repertorio, anche in anni ‘bui' per la maggior parte dei titoli del compositore, sia passato solo in quattro stagioni al Liceu. Ed è un peccato perchè è ovvio che il pubblico non la conosce e non sembra amarla come si deve. È chiaro che non ci sono stati troppi divi e soprattutto dive (Supervía e Valentini Terrani sono l'eccezione, insieme a Montarsolo) capaci di tradurre non solo col canto la sfrenata follia di quest'opera senza escludere i momenti nostalgici (‘Per lui che adoro', ‘Languir per una bella') o perfino di taglio patriottico (‘Pensa alla patria').
Adesso si è fatto un vero sforzo per l'epoca delle feste con tante repliche e due compagnie di canto per i ruoli principali. Si è cercato un allestimento tradizionale, colorito – quello del Regio di Torino per la regìa di Vittorio Borrelli – che fa pensare un po' (ma solo un po') alle regíe di Jean-Pierre Ponnelle senza quel tocco magico che ancora oggi si percepisce quando qualcuno le riprende. Le ‘gags' sono scontate, ingenue e fanno ridere poco, come anche qualche ‘aggiunta' al libretto, parecchio timida e soprattutto insipida. Non si capisce perchè la signora che suonava il cembalo fosse vestita come un altro personaggio dell'opera.
L'orchestra ha fatto un buon lavoro e anche la bacchetta di Riccardo Frizza è stata corretta, ma personalmente trovo il maestro più adatto al repertorio serio. Anche qui mancava quel di più che fa tutta la differenza, e già dalla sinfonia; ne hanno fatto la spesa soprattutto i numeri d'insieme e in particolare i crescendo. Il coro preparato da Conxita García non si è spinto oltre quel livello di correttezza che è necessario ma non sempre sufficiente: mancava una partecipazione più convinta.
Sara Blanch ha cantato una brava Elvira molto buffa (qualche acuto nella prima parte era stridulo), Lidia Vinyes-Curtis una vivace Zulma e Toni Marsol ha dato il meglio nei panni di Haly, aria da sorbetto compresa. I tenori: Maxim Mironov canta bene, ma la voce è piccola, l'acuto un po'acido e con un leggero tremolo, bene le agilità e la parte scenica. Edgardo Rocha invece non avrà una voce bellissima nè di grande volume ma cantava e interpretava benissimo arie (in particolare la seconda), duetti, terzetti e concertati
I baritoni: Giorgio Caoduro è stato forse il più adatto al suo ruolo (Taddeo) come canto e disinvoltura scenica ma non sempre ha approfittato tutte le sue opportunità (Vedasi ‘Ho un gran peso sulla testa'); Manel Esteve ha una voce limitata e naturalmente ha caricato un po' la parte buffa ma tutto sommato la sua è stata una prestazione corretta.
I bassi: Luca Pisaroni è un uomo giovane, carismatico, talentuoso ma, oimè, non è stato mai un vero basso e la voce è sempre più chiara, quasi schiettamente baritonale, ma non abbastanza come per non buttare alla meno peggio gli acuti (difficili, è vero) del ‘Pappataci'. Simón Orfila sta diventando col tempo il basso che prima non era e questa è stata la più fortunata – e in parte protagonista – di tutte le sue interpretazione (i ‘sol' del ‘Pappataci' gli venivano bene, tra l'altro)
Le protagoniste: se c'è una grande Isabella e un buon Mustafà la partita è vinta. Vardumi Abrahamyan era già stata Isabella a Parigi nel 2014. Da allora ha lavorato e migliorato non tanto quanto cantante, perché è sempre molto brava, con un bel timbro e una buona estensione nei registri grave ed acuto, musicale e precisa – ma non un fulmine – nelle agilità, ma quanto interprete: adesso è divertente e si muove senza intoppi, ma le manca quel di più che rende unico e affascinante il personaggio e che è quasi impossibile ottenere se non lo si ha in partenza. Maite Beaumont ha una voce più piccola e ha fatto di tutto per arrivare bene al grave – l'ho trovata più a suo agio nel secondo atto – ed è stata particolarmente brava nel grande rondò. Come artista è chiaramente più interessante di Abrahamyan. Pubblico all'ottanta per cento più o meno, con le località alte meno frequentate. Quello presente il giorno del secondo cast sembrava divertirsi molto e apprezzare di più.
Jorge Binaghi
22/12/2018
La foto del servizio è di Antonio Bofill.