RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Cenerentola in salsa etnea

al Bellini di Catania

Il melodramma giocoso in due atti La Cenerentola di Gioacchino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti venne rappresentato per la prima volta al Teatro Valle di Roma il 25 gennaio del 1817 e bisogna anche ricordare che la “sinfonia” d'introduzione non venne scritta ex novo, in quanto molto probabilmente per mancanza di tempo il pesarese vi trasportò quella de La Gazzetta, sua precedente creazione.

Il nuovo allestimento scenico, mostrato al pubblico del Teatro Bellini mercoledì 11 (turno A) si avvaleva della regia e delle scene di Paolo Gavazzeni e Pietro Maranghi, i quali hanno voluto dar vita a un background visivo che intendeva ambientare la vicenda nella nostra città. Così, mentre la rappresentazione procedeva, venivano proiettati sul boccascena varie sequenze e video mapping di edifici, vie e monumenti catanesi: palazzo Biscari con i suoi suggestivi interni e le sue magnifiche sale, la fontana del fiume Amenano con la sua imponente cascata d'acqua, piazza del Duomo con la sua Cattedrale e il suo superbo elefante di pietra lavica simbolo della città, la facciata della Chiesa Monumentale di San Nicolò l'Arena, il mercato della Pescheria, la statua dello scultore Giulio Monteverde dedicata a Vincenzo Bellini (con tanto di inopportuno piccione sul capo!) di Piazza Stesicoro, l'interno dello stesso teatro Bellini, l'Etna e panni bianchi stesi ad asciugare, presumibilmente del quartiere della Civita. Ai limiti dei cartoons l'immagine notturna di Piazza Duomo attraversata da stilizzati fulmini bianchi!!!

Ora, se l'esibizione dello splendido cortile e delle sale interne di palazzo Biscari e della fontana dell'Amenano si rivelava quanto mai congruente e funzionale alla trama del libretto, il resto delle proiezioni ci è parso alquanto gratuito e superfluo, anzi un sottinteso dolciastro tentativo di captatio benevolentiae nei confronti del campanilismo autoctono, e rassomigliante più a una certa consueta tipologia di spot pubblicitari promossi dall'ufficio turismo cittadino che allo scenario di un'opera lirica. Il resto dei movimenti scenici e in particolare l'episodio realizzato come teatro nel teatro, con gli artisti che cantavano in platea, ci è invece parso molto più pertinente, creativo e suggestivo. I costumi di Giovanna Gorgianni mostravano buon gusto e sobrietà, e altrettanto funzionali allo spettacolo erano le luci realizzate da Antonio Alario.

Il tenore David Alegret è stato un Don Ramiro abbastanza gradevole come presenza scenica, tuttavia la sua vocalità, specie nella zona acuta, mostrava una grana alquanto fiacca e poco densa, talvolta flebile e parecchio limitata, quando non addirittura poco efficace e incisiva. Il baritono Vincenzo Taormina (Dandini) ci è sembrato in ruolo perfetto esibendo la sua salda, robusta e corposa vocalità espressa in simbiosi con una prestanza scenica e drammaturgica di ottimo livello artistico. Simpatica, esuberante ed effervescente l'esibizione attoriale del basso Luca Dall'Amico che purtroppo non riusciva a imprimere alla sua vocalità una consistente corposità sonora e una variegata e incisiva modularità espressiva. Il mezzosoprano Laura Polverelli nella parte di Angelina si è destreggiata con una certa vaporosità, scioltezza, agilità e nonchalance, tuttavia nella zona media si è notata qualche defaillance e una certa quale perdita di chiarezza nella dizione, senza parlare di un fastidioso vibrato che ha afflitto la sua performance. Il soprano Manuela Cucuccio (Clorinda) e il mezzo soprano Sonia Fortunato (Tisbe) hanno esibito eleganza, garbo e accuratezza sia nell'aspetto vocale che scenico della loro interpretazione. Composto, distinto ed efficace nel ruolo di Alidoro è stato il baritono Marco Bussi.

La direzione dell'orchestra e del coro del nostro teatro, quest'ultimo preparato con cura da Luigi Petrozziello, è stata affidata a Josè Miguel Pérez-Sierra che ha saputo ben equilibrare la componente vocale con la massa orchestrale, tranne in qualche punto della partitura, dove gli strumenti soverchiavano un po' troppo i cantanti impedendone una chiara ricezione delle parole. Al cembalo sedeva il maestro Gaetano Costa, il quale ha svolto il suo compito con professionalità e perizia.

Giovanni Pasqualino

12/12/2019

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.