Il Borgomastro di Saardam
inaugura il Donizetti Festival 2017
Il Donizetti Festival 2017 è stato inaugurato dal melodramma giocoso Il Borgomastro di Saardam, nella revisione critica sull'autografo a cura di Alberto Sonzogni. Per la prima volta il Donizetti Festival si è svolto interamente al Teatro Sociale, sito nella cosiddetta Bergamo Alta, poiché il teatro principale sarà chiuso nei prossimi due anni per un completo restauro con una spesa preventiva di diciotto milioni di euro, un impegno che l'Amministrazione Comunale si è assunta con onore. In tale situazione, dovendo utilizzare un teatro, bellissimo gioiello d'edificio all'italiana, ma di dimensioni molto ridotte, il programma è dovuto convergere su titoli con organico adatto al luogo. Non tradendo lo spirito monografico del Festival, il direttore Francesco Micheli ha scelto l'opera menzionata e un dittico che vede accoppiato il maestro, Giovanni Mayr, e l'allievo, Gaetano Donizetti, di cui daremo conto in seguito.
Il Borgomastro di Saardam fu rappresentato a Napoli al Teatro del Fondo il 19 agosto 1827. L'opera si colloca in quel ristretto gruppo di spartiti che Donizetti compose al suo rientro a Napoli dopo il soggiorno palermitano come direttore del Teatro Carolino. Il libretto fu ideato da Domenico Gilardoni, il quale aveva previsto che l'intera parte del protagonista fosse recitata in dialetto napoletano, usanza molto diffusa al tempo nelle opere comiche e buffe. La partitura autografa, conservata presso l'Archivio Ricordi, evidenzia la fretta con la quale fu creata, numerose sono le abbreviazioni e la calligrafia non è rifinita, ma le indicazioni d'espressione sono precise. La musica esprime una sommaria regolarità e anche una prevedibile inventiva, ma le melodie sono sempre raffinate, e pur apprezzando l'abilità e anche l'inventiva del compositore non possiamo ravvedere qualcosa di particolarmente innovativo. Non è una critica definire l'opera un lavoro minore ma piacevole e che si ascolta con interesse.
Nella stagione di Carnevale del 1828 Il Borgomastro di Saardam fu ripreso alla Scala di Milano e per l'occasione compositore e librettista dovettero approntare delle modifiche. Scontato che la lingua napoletana fu “tradotta” in italiano, furono tagliati alcuni numeri, e spostate delle scene del II atto. Inoltre rimase invariato il grado di parentela tra la primadonna, Marietta, e il Borgomastro, da figlia a pupilla. Questa variazione fu plausibilmente “dovuta” per rafforzare la parte di Carolina Ungher, unica interprete presente sia a Napoli sia a Milano, che poté così vantare un bellissimo duetto a scapito del ridimensionamento del ruolo della seconda donna. Se a Napoli l'opera ebbe un discreto successo, a Milano cadde dopo un'unica recita. Pur rivelando una certa routine e un'affiliazione con opere di stampo rossiniano, esaminando a fondo lo spartito si evincono le capacità di Donizetti, anzi, si potrebbe affermare che trattasi di opera di svolta nella crescente maturazione che a breve porterà alla completa emancipazione con numerosi capolavori. In seguito vi furono diverse riprese, ancora a Napoli, a Roma e in Europa, per poi cadere nell'oblio. L'unica ripresa del ‘900 fu nel 1973 in Olanda con protagonista Renato Capecchi. La produzione fu ideata dal direttore Jan Schaap, il quale trascrisse l'opera dal manoscritto quasi interamente autografo conservato nell'Archivio Storico Ricordi di Milano.
Anche questa nuova edizione del Festival 2017 si rifà alla versione di Milano (1828), poiché la versione napoletana, fino ad ora, non può essere integralmente ricostruita con fonti certe. Il riallestimento dell'opera operato da Donizetti per Milano fu eseguito sul precedente manoscritto (di Napoli), ma riordinando la successione dei numeri, delle arie e inserendo nuovi recitativi, pertanto risultano perduti i precedenti recitativi e parti dei numeri, originariamente in lingua napoletana.
Lo spettacolo ideato da Davide Ferrario, al debutto nella regia d'opera, è molto apprezzabile. Egli ambienta l'opera ai primi del ‘900, rispettando il libretto, in un cantiere navale. Molto peculiare il lavoro svolto sulla drammaturgia dei singoli protagonisti e molto chiara la chiave di lettura, brillante, di facile comprensione e azzeccata teatralmente. Unica licenza è stata quella di utilizzare dei video e fotogrammi in bianco e nero, trasformando la città di Saardam in Bergamo. Operazione opinabile ma non disturbante e se l'intento era quello di rendere omaggio alla città natale del compositore non disturba per nulla. Molto belle e lineari le scene di Francesca Bocca, di gran classe i costumi di Giada Masi, efficaci in ogni momento le luci curate da Alessandro Andreoli.
La brava e precisa Orchestra del Donizetti Opera era diretta da Roberto Rizzi Brignoli, il quale si adopera con grande efficacia in tempi sciolti e molto sostenuti, imprimendo alla vicenda un ritmo narrativo ben rifinito. Non manca di trovare un giusto rapporto tra buca, palcoscenico e sala teatrale, rendendo il tutto attraverso una sonorità controllata e un apprezzabile bilanciamento di dinamiche e colori.
Il Borgomastro Wambett era interpretato da Andrea Concetti, il quale conferma l'ottima predisposizione vocale in questi ruoli, perfetta dizione, fraseggio curato e puntale nel canto, anche se rispetto al solito era molto contenuto nella recitazione. Giorgio Caoduro, lo Czar, è cantante molto rifinito nel gusto, timbro vellutato e brillantezza vocale, qualità che gli permettono di mettere a segno un altro rilevante ruolo. Irina Dubrovskaya, Marietta, è cantante molto diligente e preparata ma costretta in un ruolo che non le offre possibilità di dimostrare peculiarità virtuose, tuttavia la prova è degna di lode.
Meritevole di plauso il Pietro di Juan Francisco Gatell, che in una parte non particolarmente acuta ma più impostata sul versante lirico, realizza il meglio in canto forbito, morbido e cesellato e la presenza scenica è ammirevole. Un lusso nella parte secondaria di Carlotta avere Aya Wakizono, puntuale e molto espressiva, bravissimo il Leforte di Pietro Di Bianco e molto professionali l'Ali di Pasquale Scircoli e l'Uffiziale di Alessandro Ravasio.
Molto positiva e di grande fattura la prova del coro diretto da Fabio Tartari. Il pubblico che affollava il piccolo Teatro Sociale ha decretato al termine un autentico e meritato successo a tutta la compagnia. Una bella serata che ci ha fatto conoscere un Donizetti minore ma realizzato con molta cura.
Lukas Franceschini
8/12/2017
Le foto del servizio sono di Gianfranco Rota-Fondazione Donizetti.
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