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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

 

Riflessioni nel bicentenario dell'Adelson e Salvini

di Vincenzo Bellini

Quest'anno ricorre il bicentenario della messa in scena del primo lavoro melodrammatico di Vincenzo Bellini dal titolo Adelson e Salvini. La composizione venne proposta dal giovane musicista nel Carnevale del 1825 come saggio finale (oggi diremmo come tesi di laurea) dei suoi studi compiuti presso il Real Collegio di Musica di Napoli (divenuto poi Conservatorio) e con protagonisti alcuni alunni dello stesso istituto.

Del melodramma-giocoso esistono due versioni, la prima rappresentata come saggio scolastico, articolata in tre atti e strutturata sul modello dell'opéra-comique francese, cioè con arie e pezzi d'insieme collegati da scene semplicemente recitate senza musica. La seconda versione fu ideata, anche se mai realizzata, dallo stesso Bellini verso il 1828, dopo il successo de Il Pirata, e presenta alcune modifiche: i tre atti della prima versione vengono ridotti a due, al posto dei dialoghi parlati viene introdotto il recitativo secco, l'esiguo organico strumentale viene ampliato aggiungendo l'ottavino, un secondo fagotto, trombe, tromboni, cimbasso e timpani; oltre ad una maggiore organicità e distribuzione dei pezzi chiusi già esistenti vengono aggiunti alcuni brani totalmente nuovi e infine la parte di Bonifacio, che era cantata e recitata in dialetto napoletano, viene trasposta in lingua italiana.

La prima ripresa in tempi moderni dell'Adelson e Salvini avvenne nel 1985 per iniziativa dell'Università di Catania che la propose presso il teatro Metropolitan della stessa città nella revisione e trascrizione di Salvatore Enrico Failla. La seconda versione, mai realizzata e della quale era rimasto solo lo spartito per canto e pianoforte, che il fedele Francesco Florimo avrebbe dovuto orchestrare secondo le indicazioni del più celebre amico, il quale non poteva procedere in tale revisione per motivi di tempo e perché oberato da altri impegni, non venne mai più portata a termine. Solo parecchi anni dopo la morte del compositore catanese la casa editrice Ricordi richiese a Francesco Florimo lo spartito per canto e piano, del quale pubblicò l'edizione a stampa a Milano nel 1903, cioè quindici anni dopo la morte dello stesso Florimo.

La ricostruzione, revisione e trascrizione in partitura della progettata e mai compiuta seconda versione venne finalmente realizzata dal musicologo Domenico De Meo, che si avvalse anche di tutta una serie di frammenti e manoscritti autografi custoditi presso il Conservatorio di Napoli, l'Archivio della Filarmonica di Bologna, la British Library di Londra e la Biblioteca Nazionale di Parigi. La prima rappresentazione assoluta di tale seconda versione ebbe luogo nel 1992 presso il teatro Bellini di Catania.

Il libretto, scritto da Andrea Leone Tottola, all'epoca poeta ufficiale del Teatro San Carlo di Napoli, offre una trama alquanto macchinosa. Nell'Irlanda del 1600, Lord Adelsom ospita nella propria residenza il pittore italiano Salvini, che è però follemente innamorato di Nelly, fidanzata dello stesso Lord. La smodata passione di Salvini viene moderata e frenata dal suo servitore Bonifacio. Fanny, giovane alunna di Salvini, è a sua volta segretamente innamorata del suo maestro di pittura. Fra varie complicazioni e colpi di scena, che risparmiamo a chi legge, si giungerà ad un happy end nel quale Salvini sposerà Fanny e ritornerà in Italia con lei.

Auspichiamo che il teatro lirico etneo, in occasione di tale importante ricorrenza, riesca a realizzare quest'anno, all'interno della consuete e annuali Celebrazioni Belliniane, una messa in scena del primo melodramma composto dal musicista catanese, melodramma che diede l'abbrivio alla sua fulgida e luminosa, anche se sfortunatamente troppo breve, carriera artistica.

Giovanni Pasqualino

28/1/2025

 

 

 

 

 

22/10/2022