RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Parigi

I rimorsi di Dalila

Samson et Dalila ritornava alla Bastille dopo lunga assenza in un nuovo allestimento, in collaborazione con il Met di New York, per la regìa di Damiano Michieletto con tutto quanto il nome implica di buono e di non tanto buono grazie all'idea fissa di lasciare la sua impronta ‘innovatrice' anche se può capitare, come in questo caso, che uno si metta a pensare al film di Cecil B.de Mille (1949, e non per il kitsch o il lusso sfrenato o le scene colossali) e ai suoi protagonisti di allora, e in altri momenti, per esempio le danze dell'atto primo, si smentisca il carattere della musica e, peggio, il ‘punto di vista' del conservatore Saint-Saëns che insomma è lui l'autore.

Ma il secondo atto in generale (sorvoliamo su qualche particolare ridicolo) è molto buono, e così anche il terzo, il pericoloso baccanale compreso, se si accetta che Dalila si presenti un po' dappertutto e sia il factotum perfino della distruzione del tempio – con un accendino appiccicato alla benzina, ma si sa che presentare tutte le epoche della storia insieme non è oggi un problema, oltre a prendersi il posto del fanciullo che guida il cieco eroe o, nella scena del mulino, rovinando la solitudine di Sansone, per cercare di essergli accanto. L'inizio dell'opera è pure molto corretto finchè si guasta con l'arrivo di Abimelecco e i suoi sgherri.

Eccellente la concertazione del direttore musicale dell'Opéra, Philippe Jordan, e altrettanto eccellente la prestazione della compagine orchestrale, ma va detto che i momenti drammatici e di colpi di effetto erano più riusciti di quelli lirici. Assolutamente magnifico il coro, istruito come al solito dal valentissimo José Luis Basso, e buona la compagnia di canto. Molto corretti i comprimari; Nicolas Testé presentava un discreto Abimelecco, mentre molto buono era il vecchio ebreo di Nicolas Cavallier, e spettacolare il grande sacerdote di Dagone di Egil Silins, finora la sua prova migliore per il sottoscritto. Il protagonista di Aleksandrs Antonenko è probabilmente il migliore oggi in campo, con la voce più metallica, ma sempre omogenea, di grande estesione e volume, e così le sue limitate risorse drammatiche non contano più di tanto.

Molto sensuale come si deve il canto e l'interpretazione della Dalila di Anita Rachvelishvili: forse sarebbe da desiderare un po' più di grinta nella grande aria ‘Amour viens aider ma faiblesse' con un grave più rotondo e un acuto più folgorante, ma se ci moviamo a livello della realtà...

Jorge Binaghi

25/10/2016

La foto del servizio è di Vincent Pontet.