Martina Franca
Dimenticato Scarlatti
Quest'anno c'erano due opere con allestimento scenico (il terzo titolo, pure con scene e costumi, era La Creazione di Haydn in traduzione italiana di Dario del Corno rivista dal figlio Filippo con la direzione di Fabio Luisi). La prima una vera e propria riesumazione grazie a un'edizione critica tra un silenzio durato tre secoli della Griselda di Alessandro Scarlatti, che probabilmente aspetterà un tempo similare visto che si tratta di opera estremamente lunga con dei recitativi interminabili e versi duri da cantare che si faceva meno pesante o più sopportabile grazie all'efficace allestimento di Rosetta Cucchi che riusciva ad animare il racconto moralistico che chiude in maniera molto diversa dallo spirito del Decamerone di Boccaccio (di cui si ascoltano frammenti registrati all'inizio di ogni atto -tre in totale con due pause per quasi quattro ore in totale).
La direzione di George Petrou conferma - se bisogno ci fosse - la sua competenza per quanto riguarda il repertorio del barocco benché l'insieme orchestrale La Lira di Orfeo non fosse forse nella sua serata più felice (il caldo assurdo c'entrava forse per qualche cosa). Il coro Ghislieri si mostrava adeguato nei suoi puntuali interventi.
Come capita in questo genere di opere la compagnia di canto annovera parecchi ruoli e malgrado la divisioni in ruoli principali e secondari nessuno resta senza la sua aria (che si moltiplica nel caso dei principali): siccome qui la versione era integralissima, senza alcun taglio, il ritmo ne risentiva
I protagonisti di Raffaele Pe (Gualtiero, il re insensato che impone prove durissime alla sua amata consorte Griselda, Carmela Remigio) davano il tutto e il meglio e in entrambi i casi è stata la volta in cui più hanno potuto esibire i rispettivi talenti vocali e interpretativi.
Ottone, l'antieroe cattivo della favola, veniva affidato al buon mezzosoprano Francesca Ascioti, cui riusciva parecchio bene farsi passare per uomo. Il re Corrado ci consentiva di sentire un bravo tenore polacco formatosi all'Accademia della Scala, Krystian Adam, che nel fisico ricorda un po' Piotr Beczala e si presenta con una buona scuola e linea di canto più un'ottima padronanza del registro grave proprio di un baritenore. La coppia di giovani amanti che contribuiscono a loro insaputa a complicare e ritardare la lieta fine erano il corretto soprano Mariam Battistelli (Costanza, di emissione un po' fissa) e il mezzosoprano Miriam Albano (Roberto) che contribuiva pure al successo della serata. Nel ruolo muto del figlio reale Everardo eccelleva il bambino Carlo Buonfrate.
Jorge Binaghi
9/8/2021
La foto del servizio è di Clarissa Lapolla.
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