RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

I turbamenti del giovane Mozart

“La finta semplice” in scena a Montepulciano

Appare perlomeno singolare che, fra le prime commissioni operistiche affidate al giovane Mozart, ormai promosso dal ruolo di enfant prodige esibito dal padre Leopold nelle corti europee a quello di musicista ufficialmente riconosciuto e consapevole delle proprie capacità, vi fosse una vicenda colma di pruriginose allusioni sessuali e incentrata sul sentimento d'amore come quella della Finta semplice, che il librettista Marco Coltellini ricava da una commedia del veneziano Carlo Goldoni. Il ragazzo dodicenne non deve aver avuto grande esperienza in materia ma, pur mantenendosi nel solco della tipizzazione tradizionale dei personaggi, dimostra una freschezza e una spontaneità d'ispirazione sorprendenti, a volte presaghe dei capolavori futuri. Luminescenza che trasuda dall'allestimento visto al Teatro Poliziano, in scena nell'ambito del quarantesimo Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano. Uno spettacolo dall'estetica raffinata, grazie anche alle scene confezionate da Sergio Mariotti e ai costumi di Alessandra Garanzini. La regista Caterina Panti Liberovici dispone i personaggi su una sorta di scacchiera, quasi a significare le convenzioni dell'opera buffa settecentesca che imbrigliano la vicenda. Eppure i protagonisti, nella loro aspirazione a raggiungere una autentica umanità, da queste pastoie sovente si liberano. Una luce si insinua da una finestra laterale come un desiderio inespresso. L'afflato mozartiano penetra la loro essenza di maschere, recidendo i fili che li muovono. Da burattini divengono entità ben caratterizzate, non prive di un'anima. Tutto ciò risulta vero in particolare nel personaggio di Rosina. Si pensi alla deliziosa aria di esordio Con la bocca, e non col core, o ancor di più all'andante Senti l'eco, ove t'aggiri, un brano che non sfigurerebbe affatto nei numeri delle Nozze di Figaro. L'atmosfera elegiaca, magicamente sospesa in un tempo altro, trascende l'ambito fanciullesco per proiettarci improvvisamente in un contesto animato da una padronanza compositiva totale, stupefacente in un ragazzo dodicenne. Certo Mozart si era avvalso dei modelli illustri ascoltati a Vienna, da Gluck a Hasse, da Scarlatti a Piccinni. Eppure La finta semplice è molto più che una semplice imitazione di compositori affermati. Numerose suggestioni percorrono la partitura, momentanee rivelazioni di un mondo magnifico che a breve avrebbe rivoluzionato per sempre la storia della musica. Si pensi alla figura frizzante della cameriera Ninetta, non lontana da certi atteggiamenti del Così fan tutte, o ancora al duetto buffo Cospetton, cospettonaccio, che pare prefigurare i ritmi vivaci del Ratto dal serraglio, o infine all'affettività tenera che si sprigiona dall'aria Amoretti che ascosi qui siete, ancora un numero magnifico affidato a Rosina, la finta semplice del titolo la quale riesce nell'impresa, invero non troppo ardua, di far girare la testa ai due facoltosi scapoli, Don Cassandro e Don Polidoro. Nella trama non mancano due soldati, il capitan Fracasso e il suo attendente Simone, ancora un presagio del Così fan tutte, disposti a tutto pur di conquistare le loro belle. Dopo una ridda di equivoci e macchinazioni la storia giunge al consueto lieto fine, con le coppie riunite e un coro conclusivo a cantare le arti innocenti dell'amore.

Affiatato e omogeneo il cast vocale, composto da Simon Bode (Fracasso), Pasquale Scircoli (Don Polidoro), Philipp Kranjc (Don Cassandro), Alessia Martino (Giacinta), Minni Diodati (Ninetta) e Marko Ferjancic (Simone). Una menzione a parte merita Katharina Ruckgaber, la quale rende pienamente giustizia alla bellissima musica che Mozart affida al personaggio di Rosina. Il direttore Roland Böer esprime tutto il proprio amore per quest'opera in una concertazione di grande raffinatezza, in grado di far risaltare gli innumerevoli particolari di una partitura pura e levigata come una porcellana di Meissen, senza per questo perdere di vista il carattere ludico, gioioso e vitale della scrittura. L'Orchestra Royal Northern College of Music di Manchester lo segue con la consueta flessibilità e precisione. Grande successo di pubblico per un titolo che, oscurato dalla successiva fioritura mozartiana, meriterebbe comunque più frequenti riprese.

Riccardo Cenci

30/7/2015