Die Entführung aus dem Serail
al Comunale di Bologna
La stagione lirica del Teatro Comunale di Bologna è stata inaugurata da una discutibile edizione di Die Entführung aus dem Serail di Wolfgang Amadeus Mozart, importata dal Festival di Aix-en-Provence (2015) dove anche là ebbe numerose critiche e contestazioni. Il perché di questa scelta è strana, considerando che trattasi di uno spettacolo decisamente non bello, e le perplessità sono fondate sulla riscrittura del libretto e del finale per opera del drammaturgo Albert Ostermaier, collaboratore del regista Martin Kusej. L'azione è trasportata ai giorni odierni nel pieno scontro bellico con l'esercito jihadista. Il mondo fiabesco mozartiano, non privo di confronto tra mondo occidentale e arabo, è totalmente stravolto. Dunque regista e drammaturgo non ritenevano il libretto e le volontà di Mozart ancora attuali o proponibili oggi? Difficile dare una risposta, certamente quest'adattamento dei dialoghi, seppur giustificato nel programma di sala da un'argomentata motivazione, è un arbitrio insensato che non lascia traccia. Sono completamente stravolte alcune figure, in particolare Osmin che è ridotto a mero carnefice attuale, mentre nell'originale è un basso buffo con accenti comici. L'opera è un Singspiel tratto da un vaudeville, genere in voga a fine ‘700, con marcati elementi ispirati al mondo islamico, cambiarla in tragedia a tutti gli effetti, per chi scrive, è un errore grossolano, che può ascriversi solamente al protagonismo degli autori. Oltre al libretto è cambiato anche il finale, nel quale si assiste a un vero controsenso, poiché Osmin decapita i quattro ostaggi, in precedenza perdonati e lasciati liberi da Selim, e ne getta le teste ai piedi di questi contravvenendo ai suoi voleri, o forse era complice tale massacro. Inoltre bisogna rilevare che i dialoghi erano molto articolati e di una lunghezza insopportabile, quando oggi, anche nei teatri tedeschi, si tende a ridurre al minimo la recitazione tranne quella di Selim.
Oltre a queste arbitrarie trasposizioni non abbiamo avuto uno spettacolo degno di memoria e neppure della classica routine, ma probabilmente solo da dimenticare. Una scena, creata da Annette Marschetz, pressoché fissa con sabbia vera, un fondale che funge da deserto e sulla sinistra una tenda nera che potrebbe essere la residenza di Selim ma anche il quartier generale dell'esercito Isis. Non cambia nulla per tutto lo spettacolo, se non qualche effetto luce non sempre azzeccato di Reinhard Traud. Costumi banali e moderni di Heide Kastler. Regia statica e monotona, con scelte coerenti ma logore nella visione come la foto dei quattro prigionieri con bandiera nera, che purtroppo tante volte abbiamo visto nei telegiornali su fatti di vera cronaca. I guerriglieri, dei mini, che incitano alla decapitazione dei prigionieri senza mai eseguirla ma solo per incutere terrore. Ogni riferimento al comico e al brillante è ovviamente cancellato, vengono cosi penalizzati soprattutto Osmin, Blonde e Pedrillo (il quale è messo sotto la sabbia lasciando fuori solo la testa), e naturalmente tutto va in contrasto con il libretto cantato. Inoltre il coro era collocato in buca, e questo la dice lunga sulla scarsità d'idee. Come già detto uno spettacolo da dimenticare, e credo non sarà cosi difficile.
Non ha brillato neppure la parte musicale, soprattutto perché il cast era molto mediocre, e vi sono stati ben due cambi all'ultimo minuto, presumibilmente dovuti al tipo di spettacolo. Nicolaj Znaider è un celeberrimo e bravissimo violinista, per la prima volta in Italia in veste di direttore d'opera. Egli si adegua all'impostazione generale dello spettacolo con una direzione lenta e molto manierata, talvolta tendente al noioso. Tuttavia, bisogna costatare che il suono era molto bello, le dinamiche e i colori rilevanti, e la nitidezza esemplare. Complice in questo un'orchestra del Comunale in ottima forma veramente da lodare. Peccato che l'incontro con questo musicista sul podio sia stato con questo spettacolo e con un cast molto mediocre. Speriamo in occasione migliore in futuro. Molto buona la prova, seppur limitata nello spartito, del coro diretto da Andrea Faidutti.
I due elementi migliori del cast sono stati Mika Kares, Osmin, e Jlia Bauer, Blonde. Il basso Kares ha voce molto profonda e ben timbrata, anche se talune note gravi non erano udibili, tali limiti sono da ascriversi ad una propensione più in acuto che nel grave di una voce importante ma limitata per un ruolo come Osmin. Comunque trattasi di una prova positiva di un cantante con buone doti, magari da raffinare, e una presenza scenica maiuscola, sarebbe auspicabile ascoltarlo in altra occasione. Il soprano Bauer ha una voce ben impostata, seppur con dei limiti in acuto, ma è molto musicale e degna di note positive.
Cosa che non si può dire per il Belmonte di Bernard Berchtold che, oltre a rendere evidente drammatici limiti vocali, non possiede nemmeno un timbro suggestivo, e parlare di correttezza è già un complimento. Cornelia Gotz, Konstanze, fa quello che può con una parte che va oltre il limite delle sue possibilità. Limitata come soprano d'agilità, riesce solo nel canto centrale, il grave è afono, e nel complesso fa quello che può, e non avremmo potuto aspettarci altro già dalla prima aria eseguita con monotonia.
Più efficace il Pedrillo di Johannes Chum, che sostituiva un altro tenore turco previsto e ovviamente fuggito da questa produzione. Voce non particolarmente brillante ma di buona impostazione e sicura, tende a forzare e stridere nel settore acuto ma nel complesso è stato un personaggio accettabile. Molto bravo l'attore Karl-Heinz Macek, Selim, ottima la recitazione e la presenza scenica.
Pubblico piuttosto spiazzato dallo spettacolo, convinto però dal reparto musicale cui ha concesso al termine delle oltre tre ore di esecuzione un convinto applauso, con accesi consensi solo per Mika Kares. Un'ultima nota. Considerato questo tipo di allestimento, la prefettura, temendo potessero esserci delle contestazioni non tipicamente teatrali, ha ordinato un servizio d'ordine rafforzato attorno al Comunale con controllo al metal-detector per tutti gli spettatori che entravano. Purtroppo dobbiamo arrivare a questo punto per andare all'opera. Mah!
Lukas Franceschini
1/2/2017
Le foto del servizio sono di Rocco Casalucci - Teatro Comunale di Bologna.
|