RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Vita e morte nella Nona di Mahler

al Bozen Festival

La Nona sinfonia di Mahler è un toccante atto d'amore verso un mondo riguardo la cui caducità non si nutrono illusioni, ma che non si può fare a meno di rimpiangere ancor prima di abbandonarlo, per sempre. La partitura aspira cogliere il senso ultimo dell'esistenza, ben sapendo che si tratta di un compito impari per le forze di un uomo. Il tentativo di superare il tempo si estrinseca nell'estrema dilatazione, nella abissale rarefazione sonora. Poema del desiderio, come è stata definita la recherche proustiana, la Nona esprime con accenti struggenti il carattere irrecuperabile del tempo, il suo essere continuamente insidiato dalla morte. Il presentimento della fine, come scrive Berg, diviene certezza proprio nel mezzo della più profonda e dolorosa gioia di vivere.

Di questo universo Jakob Hrusa, alla guida della Gustav Mahler Jugendorchester, si è fatto magnifico interprete in occasione del Bozen Festival presso il teatro Comunale. Esecuzione pregna di passione ma nel contempo perfettamente controllata, priva di qualsiasi tentazione retorica. Hruša offre un ventaglio dinamico di impressionante varietà. Nell'Adagio conclusivo ogni crescendo appare come un'estrema invocazione al misterioso principio della natura, dopo la quale il suono risorge con un chiarore aurorale, comunque intriso di presentimenti crepuscolari. In questo far balenare contemporaneamente la vita e la morte risiede il valore della sua interpretazione. I due tempi centrali vengono resi con sonorità esasperate e grande virtuosismo orchestrale. Negli ampi sviluppi del discorso musicale compaiono di continuo elementi di disturbo, frammentazioni allusive della precarietà dell'esistere. Più omogeneo l'ultimo tempo, con il suo straziante afflato lirico. Hruša lo rende con arcate ampie e suono corposo, che a poco a poco declina nell'incorporeo svanendo nel nulla. L'orchestra mostra una sintonia totale con il suo direttore, offrendo una prova maiuscola. Non a caso, alla fine, il direttore ha chiamato a una a una le prime parti e tutte le sezioni orchestrali, per ricevere i meritati applausi. Addirittura commovente l'abbraccio spontaneo dei giovani orchestrali a conclusione del concerto. C'è ancora speranza per il nostro mondo esausto.

Riccardo Cenci

23/8/2023

La foto del servizio è di Anna Cerrato.