RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Arezzo

Tutti al Teatro Petrarca a veder le “stelle”

Con “Le stelle della Danza al Petrarca” si è dato il via il 9 febbraio al primo appuntamento della stagione concertistica organizzata dalla Fondazione Guido d'Arezzo con il patrocinio del Comune di Arezzo. Autentici protagonisti un gruppo di giovani vincitori di premi internazionali, primi ballerini,étoiles di importanti teatri (Teatro dell'Opera di Roma, Teatro San Carlo di Napoli) con la stella luminosissima di Nicoletta Manni (étoile della Scala dal 2023), le coreografie di Valentino Zucchetti del Royal Ballet di Londra e di altri grandi maestri del passato e contemporanei.

In un teatro gremitissimo con prevalenza di molti giovani (dietro di me c'era un nutrito gruppo di ragazze di una scuola di danza), abbiamo assistito ad uno spettacolo in cui il tempo è volato così in fretta com'è accaduto nel veder librare nell'aria i corpi del gruppo dei danzatori. Nel rapporto simbiotico musica-danza si poteva percepire la continua ricerca della bellezza che, nella successione temporale dei balletti e grazie alla bravura dei ballerini, diveniva armonia. In sostanza è stato un continuo crescendo di virtuosismo di vari pas de deux proiettati verso la poesia pura. Lo spettacolo, iniziando con il celebre balletto La bella addormentata , ha costituito un bell'impatto nel magico mondo della fiaba di Charles Perrault. Interpreti Mariko Sasaki e Lukas B. Brændsrød che, anche grazie alla coreografia del grande Marius Petipa e la musica ricca di pathos di Tchaikovsky, hanno aperto il Galà di danza con un inizio ‘classico', di grande effetto anche visivo, facendo presagire uno spettacolo di alto livello artistico. Within the Golden Hour è stato un tuffo nel contemporaneo in cui la coreografia di Christopher Wheeldon e la musica di Antonio Vivaldi – Ezio Bosso interpretata dai violinisti Giulia Cellacchi e Riccardo Porrovecchio invitava ad una lettura dialogica in cui l'espressività poteva essere colta nell'insieme sia attraverso gli eleganti e raffinati movimenti di Rebecca Bianchi e Claudio Cocino che nella funzionale intesa dei due violinisti, i quali riuscivano a rendere ancora più espressivo il rapporto tra i due linguaggi artistici. Poi la bellissima coppia Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko nella loro splendente interpretazione di Luminous in cui, con la coreografia di András Lukács e la musica di Max Richter, si percepiva, anche tra coloro che non sono addetti ai lavori, quella forte emozione rintracciabile solo nei grandi della danza. Se a tratti si poteva cogliere una significativa tensione emotiva, in altri momenti si percepiva il perfetto dialogo dei corpi unitamente alle anime vibranti dei due giovani in perfetta sintonia. Con Don Quixote e la musica di Aloisius Ludwig Minkus unitamente alla celebre coreografia di Petipa, vi è stato un autentico ritorno al sentimento dell'amore. Interpreti Claudia D'Antonio e Danilo Notaro che, attraverso la grazia dei loro movimenti, hanno fatto cogliere il sentimento d'amore più prossimo al romanzo di Miguel de Cervantes, El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha. Liriche note (prima mondiale), ovvero l' Andante del Concerto n.1 in la minore BWV 1041 di J. S. Bach, ha costituito sia il ritorno sul palco dei due violinisti che un'autentica pace interiore in cui la reiterazione del basso e il principio della variazione hanno restituito una felice alchimia grazie alla coreografia di Valentino Zucchetti e per l'autentica correspondance interpretativa della coppia Sasaki – Brændsrød. D'Antonio e Notaro hanno interpretato Árbakkinn, con la coreografia di Simone Valastro e la musica di Ólafur Arnalds , in un'autentica e sognante interpretazione. Con Il Pipistrello, nell'interpretazione del passo a due Bianchi-Cocino, (coreografia di Petit e musica di J. Strauss Jr.) si poteva cogliere l'omnia vincit amor in quanto sembrava si volesse ribadire la dolcezza e, nello stesso tempo, la potenza dell'amore. Ma se l'amore vince sempre, allo stesso modo è risultato vincente concludere con la coppia artistica (anche nella vita) Manni-Andrijasenko. Il Grand Pas Classique (coreografia di Victor Gsovsky e musica di Daniel Auber), oltre ad evidenziare la luminosità e il virtuosismo dei due ballerini, ha suggellato uno spettacolo sempre brillante e sotto Tersicore, nume tutelare. Lo stesso buio del Teatro (cielo stellato), oltre che a produrre una suggestiva atmosfera sognante, ha evidenziato quanto ogni singolo ballerino sia stato capace di brillare di luce propria in una serata all'insegna di quella bellezza senza tempo in cui i sogni si sono mostrati anche a coloro che assistevano per la prima volta ad un Galà di danza.

Salvatore Dell'Atti

14/2/2025

La foto del servizio è di Alessandro Schinco.