RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Concerto alla russa

al Teatro Massimo Bellini di Catania

L'opera Il principe Igor di Aleksandr Borodin fu composta fra il 1869 ed il 1887 (anno di morte del compositore), ma rimase incompiuta e venne terminata e orchestrata nelle parti mancanti da due amici del musicista russo: Rimsky Korsakov e Aleksandr Glazunov. In seguito fu presentata al pubblico per la prima volta nel 1890 ottenendo vivi consensi. Fra le pagine più celebrate della partitura ci sono indubbiamente le Danze Polovesiane (Danza delle fanciulle polovesiane dai movimenti flessuosi, Danza selvaggia degli uomini, Danza generale e Danza dei ragazzi). La prima è diventata popolare in quanto dal suo tema principale riadattato è nata la celebre canzone Stranger in Paradise, che Robert Wright e George Forrest immisero nel loro celebre musical Kismet del 1953. Ancora ai nostri giorni lo splendido tema base del brano viene utilizzato come Jingle in diversi messaggi pubblicitari.

Il concerto di venerdì 29 aprile 2016 (con replica sabato 30) al Teatro Massimo Bellini di Catania ha avuto il suo incipit proprio con l'Ouverture dell'opera di Borodin seguita dalle danze che all'interno dell'opera trovano la loro collocazione nel secondo atto. Nella seconda parte del concerto veniva eseguita la Sinfonia in re minore op. 47 di Dmitri Shostakovic, compositore che sovente dovette sottoporsi ad ««autocritica» per non incorrere nelle ire di Stalin e del suo regime dispotico. Non è un caso che la partitura porti come sottotitolo “Risposta pratica di un compositore a una giusta critica”, frase ipocrita tendente a velare la solita paurosa acquiescenza di un artista timoroso e servile nei confronti del potere costituito. Che tale remissività si acquatti poi dietro la dedica ad un sovrano, dietro l'ossequio alla censura, dietro l'omaggio a un partito, a un dittatore, ad una nazione o al popolo, esso rimane e rimarrà pur sempre un atto di vile sudditanza nei confronti del potere costituito, in qualsiasi periodo storico abbia luogo e sotto qualunque forma esso si manifesti.

La sinfonia di Shostakovic fu appunto composta nel 1937 a Leningrado, quasi una giustificazione ed una discolpa ai rimproveri del partito comunista sovietico nei confronti dell'opera Lady Macbeth del distretto di Mtsensk dell'anno prima, biasimata aspramente e giudicata dalla Pravda in modo assolutamente negativo: «L'autore di Lady Macbeth ha dovuto prendere a prestito dal jazz quella musica nervosa, convulsa ed epilettica, per rendere i suoi eroi 'appassionati'. Mentre la nostra critica, compresa quella musicale, è fedele al realismo socialista, il teatro ci offre con l'opera di Shostakovic il naturalismo più grossolano. Tutti, mercanti e popolo, vengono rappresentati in maniera uniforme a mò di bestie…». Così l'autore con la sua sinfonia n. 5 si cosparge il capo di cenere, di fatto chiede umilmente scusa e realizza una partitura dalla quale emergono ottimismo, gaiezza, buonumore, sicurezza, allegria, tutto in onore del sano, robusto e gagliardo “realismo socialista”!

L'orchestra del nostro teatro è stata diretta con correttezza e scrupolosità da Eckehard Stier, giovane direttore tedesco dal polso saldo e dalla sicura precisione. Tuttavia una maggiore elasticità, scioltezza e disinvoltura nella conduzione non avrebbero guastato e sicuramente avrebbero contribuito ad infondere smalto, vividezza, colore e maggiore espressività ad una performance tanto rifinita ed esatta quanto inespressiva e scialba

Giovanni Pasqualino

30/4/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.