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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Bellini

di Fabrizio Della Seta

Fra le primizie musicologiche regalateci da questo 2022 non possiamo non annoverare il competente e parecchio esaustivo volume di Fabrizio Della Seta dedicato a Vincenzo Bellini e uscito a cura delle edizioni Il Saggiatore di Milano. Lo studioso romano, che è fra l'altro professore nel Dipartimento di Musicologia e Beni culturali dell'Università di Pavia-Cremona e condirettore dell'Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini pubblicate da Ricordi, ha saputo convogliare nel suo saggio l'analisi delle composizioni del Cigno catanese, dalla loro concezione e genesi, alla scrupolosa e attenta critica analitico-stilistica, all'acuta valutazione estetica. Tali aspetti sono stati altresì integrati con un'intelligente e penetrante messa a fuoco dell'arte belliniana, letta in stretta e dialettica connessione con la storia, la società, la cultura, l'arte e soprattutto con la produzione musicale degli altri compositori a lui coevi, sia in Italia che in Europa.

Il saggio di Fabrizio Della Seta segna il suo incipit con un Prologo che riporta alcuni dei giudizi più originali e incisivi espressi da compositori moderni e contemporanei sulla musica di Vincenzo Bellini da Wagner a Berlioz, da Schumann a Verdi, da Rossini a Casella, da Ravel a Malipiero, da Pizzetti a Berio. Nel contempo lo studioso mette in guardia da tanta agiografia sul compositore catanese che ha sempre tentato di descriverlo come” un angelo nell'aspetto fisico, nel carattere e persino nei costumi, un genio divinamente inconsapevole, ricco d'ispirazione e povero di dottrina, ciò che, romanticamente era sentito come un pregio piuttosto che come un difetto.” A offrire un'immagine angelicata di Bellini contribuì non poco il sodale e compagno di studi presso il Collegio di Musica San Sebastiano di Napoli Francesco Florimo, destinatario di molte sue missive, dopo avere lasciato la città partenopea per conseguire i suoi successi in Italia e in tutta Europa. Quest'ultimo, sicuramente a fin di bene e senza alcun intento malevolo, operò vere e proprie alterazioni e manomissioni di varie lettere, per offrire ai posteri un'idea quanto mai idealizzata e sublimata dell'artista siciliano, facendolo apparire quasi un incrocio fra un chierichetto e un boy-scout, mentre Vincenzo Bellini fu un uomo pieno sia di grandi pregi ma anche di tanti difetti.

D'altronde le falsificazioni di Florimo, come già ebbe a dimostrare ampiamente il musicologo Francesco Pastura, hanno trovato conferma nei vari raffronti fra originali e copie riscritte e adattate per successive pubblicazioni. Bisognerebbe anche dire con molta franchezza che Florimo fu di fatto un conformista e un bacchettone, pertanto eliminò quelle lettere o quei passi che si riferivano per lo più alle avventure erotiche del musicista e in particolare quelle più “intime” che si riferivano alla sua lunga relazione avuta con Giuditta Cantù coniugata Turina.

Nel capitolo Gli anni di Catania 1801-1819, l'autore descrive e analizza con accurata competenza il background ambientale nel quale il giovane musicista si formò e le prime sue creazioni, quasi tutte di carattere sacro. Nel successivo capitolo Gli anni di Napoli, Della Seta passa in rassegna in modo incisivo il periodo di studi di Bellini fino al diploma di maestrino e al successivo successo di Bianca e Gernando che proietterà il compositore nel panorama italiano dell'epoca (non possiamo dire nazionale perché ancora l'Italia come stato unico non esisteva ancora). Segue poi il capitolo Alla conquista del successo che si prende cura del periodo che va dall'arrivo del musicista a Milano il 12 aprile del 1827 fino alla rappresentazione de La Straniera nel 1829. Il capitolo intitolato Bassi e alti. Parma-Venezia, 1829-1830 si concentra invece sulla produzione Belliniana che vede come risultati da un lato quelli molto modesti di Zaira e dall'altro quelli di Capuleti e Montecchi. Il capitolo L'anno mirabile. Milano, 1831 focalizza con magistrale brillantezza i due grandi capolavori belliniani che sono rispettivamente La Sonnambula e Norma, non tralasciando neanche precise valutazioni sull'incompiuto Ernani. Il capitolo Anni di pellegrinaggio. 1832-1833 indugiano in modo dettagliato sulla realizzazione della Beatrice di Tenda e sulla rottura del compositore con il librettista Romani e in conseguenza con l'amante Giuditta Cantù Turina. Il capitolo finale Al centro del mondo. Parigi, 1833-1835 sviluppa e analizza appieno gli ultimi due anni di vita di Bellini, anni che lo vedranno al culmine del successo osannato e glorificato prima a Londra e poi a Parigi, città quuest'ultima dove comporrà il suo estremo capolavoro I Puritani e dove finirà i suoi giorni il 23 settembre del 1835. Completano il pregiato saggio un valido glossario di termini musicologici, un accurato catalogo di tutte le opere del compositore catanese ed una moderna e aggiornata bibliografia. Segnaliamo per dovere di fedeltà storica, non certo per pedanteria, solo due lievissime imprecisioni: a pag. 34 la data di nascita di Vincenzo Tobia Nicola Bellini (nonno del compositore) è il 1744 e non il 1747 e a pag. 36 la data di nascita di Rosario Bellini (padre del compositore) è il 1778 e non il 1776, come comprovato dai documenti di battesimo ritrovati dal sottoscritto ed esibiti in una pubblicazione del 2005.

Fabrizio Della Seta con il suo Bellini ha dato, a parer nostro, un contributo valido e significativo all'approfondimento della vita, dell'arte e soprattutto dell'ambiente storico, culturale e sociale nel quale il maestro agì. Va anche aggiunto che il volume è stato scritto con uno stile molto agile, lieve, sobrio e soprattutto accattivante e coinvolgente. Il volume si avvale infine di un'elegante veste tipografica e di un vasto materiale grafico e iconografico.

Giovanni Pasqualino

11/10/2022