Il teatro dell'arte
Coniugare il teatro alla pittura può senz'altro offrire al pubblico una diversa forma di spettacolo, dove la recitazione acquista uno spessore diverso, a volte più intenso, ma che permette sempre e comunque di capire, più che il quadro, il pittore che gli sta dietro, nella sua vicenda biografica e artistica. Il teatro dell'arte, nato da un'idea di Francesco Di Vincenzo, e che ha debuttato, con quello che speriamo essere solo il primo di una serie di appuntamenti, il 29 settembre al Piccolo Teatro di Catania, intende approfondire il rapporto tra recitazione e pittori, e l'occasione è stata data da un'asta-spettacolo, che aveva come oggetto la copia ottocentesca di una Crocifissione di Guido Reni. Il dipinto, messo appunto all'asta dopo lo spettacolo da una famiglia catanese, guidava gli spettatori in un excursus biografico sul Caravaggio, artista dalla vita avventurosa, talvolta criminosa, che qui veniva dipinto dalle parole di una sua amante, Maddalena Antonietti, che pare abbia fatto da modella per un altro celebre quadro, La morte della Vergine.
Il monologo, ambientato nello studio del Merisi, è stato interpretato da Debora Bernardi, che è riuscita a scolpire la personalità della donna, una prostituta, vivificata dall'amore del grande pittore, che agli occhi di una donna del popolo doveva sembrare poco meno che un dio. Con una recitazione intensa, dove la mimica rendeva palpabili le contraddizioni esistenziali e la passionalità ferina della Antonietti, Debora Bernardi, coadiuvata dalla decoratrice del corpo Maria Paola Chillemi, che la trasformava nel corso delle prime battute, avvolgendola in un caldo rosso, metafora dell'amore, della morte e del sangue per lei versato (pare che Caravaggio abbia ucciso un uomo che la molestava), ha avvinto il pubblico in un crescendo di passionalità, per comporsi poi alla fine nella posa scelta per lei dal pittore che la immortalò nei panni della Vergine, con una irriverenza non insolita nel Merisi, e che non mancò mai di procurargli guai e fastidi nel corso della sua esistenza.
Il secondo monologo, brevissimo e fulmineo, interpretato sempre dalla Bernardi, si ispirava a Retablo di Vincenzo Consolo e alla vita del pittore Fabrizio Clerici. Tutto giocato sulla sensualità e sull'amore carnale, gettava sprazzi di luce sulle donne degli artisti, quasi sempre ignorate dai biografi, ma soprattutto sulle difficoltà della loro vita, del loro quotidiano accanto a uomini che, pur se eccelsi, erano sempre uomini con le loro contraddizioni e con tutte le debolezze umane.
Il suggestivo spettacolo si è avvalso della collaborazione di Maria Donata Napoli, per i multimedia, e della consulenza tecnica di Antonio Maria Ligresti.
Giuliana Cutore
3/10/2016
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