RECENSIONI
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I sacerdoti possono guardare i Simpson?

Brunetto Salvarani.

“Dio, tu e le rose. Il tema religioso nella musica pop italiana da Nilla Pizzi a Capossela”, “Il vangelo secondo De André”, “Da Bart a Barth. Per una teologia all'altezza dei Simpson”.

Altro che folgorati sulla via di Damasco. Rapiti e a lungo termine dai titoli e dalla sostanza, dalla profondità e dalla leggerezza della scrittura e della ricerca tout court di Brunetto Salvarani – teologo, saggista, critico letterario, docente di Teologia della Missione e del Dialogo - autore, tra le altre cose, di Qoelet. Un eretico nella Bibbia? (Santocono editore, collana protagonisti, storie, luoghi, incontri della spiritualità ), a Noto.

Le etichette dicono poco o nulla ma il fatto che per Salvarani ne abbiano studiato una - quella di “teologo-pop” - promette e mantiene un ecumenismo socio-culturale che declina l'uomo e l'humanitas in tutte le direzioni possibili. E ideatore e promotore di premi letterari ed eventi (il Festivalfilosofia di Modena, in testa), coordinatore scientifico del Festival di interculture Uguali-Diversi ed ancora anima ed animatore di Neve Shalom-Wahat as-Salam, assai più di un progetto socio-culturale, diremmo pura humanitas secondo cui israeliani e palestinesi possono intendersi.

•  Ma in principio era il racconto. La teologia narrativa può condurci più lontano, Salvarani?

“Ci siamo accorti d'aver dimenticato per secoli che la Bibbia è fondamentalmente un racconto. E un dato trascurato giacché la teologia è stata fatta dai dogmi e dalla giustificazione dei dogmi. Per fortuna, si comincia a riscoprire lentamente un “libro” ancora assente in Italia e, leggendolo, ci si rende conto che persino i testi legati alla fede di Israele sono testi narrativi, la fede di Israele trasmette raccontando e c'è un racconto nel cuore della cena pasquale che è in grado di creare l'identità ebraica. Potremmo andare avanti a lungo riconoscendo che Gesù per primo era un ‘raccontatore' di parabole. E a partire da ciò, abbiamo realizzato che è possibile ricostruire senza andare a tentoni”.

•  Racconto e comunità tornerebbero ad essere parenti stretti, la seconda si predica molto del primo e viceversa.

“Sono strettamente connessi: in una comunità c'è gente che racconta e gente che ascolta, due fatti che, come diceva Benjamin, il Novecento non riesce più a ricreare. E non a caso si disintegra la comunità che ha bisogno di un racconto, di gente in grado di raccontare e di un clima d'ascolto. Tutto questo, oggi, è molto difficile, non ci siamo più abituati”.

•  La catechesi dunque può essere narrativa seppure a suo modo?

“Senza dubbio. Un conto è il modello del catechismo di Pio X con domanda e risposta, ‘chi è Dio' eccetera. Un conto è un altro modello e cioè partire dalla ricerca di Dio e dalla necessità di trasmettere generazionalmente la fede e capire che - raccontando la Bibbia e coinvolgendo chi ascolta in un cerchio narrativo - è forse più facile creare ciò di cui abbiamo bisogno. Trasmettere la fede in misura generazionale è forse la questione di fondo”.

•  E in tutto ciò la musica pop può fare la differenza.

“La musica è l'arte suprema, io sto con Schopenhauer. Eppoi si vive di passioni come diceva Singer”.

•  Passione per i terribili Simpson, per esempio…

“In quel caso fu colpa di una frattura che mi costrinse all'immobilità e dunque cominciai a vedere i Simpson. E non solo mi divertii un mondo ma segnai tutti i possibili riferimenti religiosi e da questo cartone post-moderno citazionista nacque un articolo pubblicato poi su Jesus. Ci fu praticamente un'esplosione. In due settimane la cosa fece il giro del mondo e persino l'Ansa scrisse: I sacerdoti possono guardare i Simpson”.

•  Ma torniamo a Dio, tu e le rose, torniamo alla “canzonetta” che tanto spesso è stata la vera colonna sonora della nostra esistenza. Più di una Sinfonia di Mozart, purtroppo.

“Sì. E non sempre purtroppo, direi. Ho lavorato con Omellini, mio complice ormai in altre avventure: lui è ateo ma è nipote di un beato, sicché abbiamo messo insieme le mie competenze teologiche e le sue di operatore culturale. Il libro (uscito neanche un anno fa, ndr ) è stata l'occasione per fare una storia della musica popolare italiana che poi vuol dire storia del costume e delle dinamiche religiose. Da Vola, colomba alle ultime composizioni pop del 2011 è stata un'esplosione di canzoni che toccano il tema del sacro. E abbiamo raccolto tutto, senza pudore, anche un pezzo dei Cugini di campagna sulla storia di una suora… In tutto sono 318 brani e hanno formato una piccola enciclopedia vera e propria”.

•  Altre intuizioni che coniugano teologia e pop?

“Abbiamo ripreso un album storico dei Giganti, Terra in bocca. Quando i Giganti sfidarono la mafia: è il primo disco di rock progressive di cui abbiamo raccolto la storia facendone un libro che daremo in allegato all'incisione. E anche il nostro omaggio ad uno dei più grandi batteristi italiani, Ellade Bandini, che suonava con i Giganti e che tra un anno compie 70 anni”.

•  Enciclopedico, a suo modo, sembra essere I cattolici sono tutti uguali.

“In effetti così lo considera la casa editrice Marietti. E un'indagine sui movimenti ecclesiali che ho condotto con uno storico della Chiesa e dei Movimenti cattolici che con Papa Giovanni Paolo II hanno conosciuto la massima espansione, oggi si vive una fase di minore protagonismo”.

•  A proposito di missione e dialogo: i cattolici sono i meno “pronti” in tal senso?

“Non direi. Il Concilio Vaticano II rappresenta certo il punto di svolta (benché si sia arrivati dopo la Conferenza di Edimburgo del 1910 per la quale noi li abbiamo a lungo accusati di irenismo) che non si traduce immediatamente in un mutamento di rotta ma da lì comincia un'altra storia che faticosamente rivede l'identità cattolica. E non più sulla base di extra Ecclesiam nulla salus, com'è stato per molti secoli, seppure con qualche accorgimento tridentino. Da lì comincia una stagione religiosa estremamente interessante perché apre una fase nuova su cui dobbiamo alfabetizzarci tutti”.

•  Alfabetizzarci?

“Dal momento in cui apri il coperchio e dichiari che le religioni non sono dannate ma, al contrario, hanno a che fare con la salvezza, apri un percorso che non sai dove va a finire. Un percorso lungo ma se non altro questo Papa ha sgombrato il campo da alcuni equivoci ideologici”.

Carmelita Celi

19/4/2014