Tosca
al Teatro Comunale di Bologna
La stagione d'opera 2017 del Teatro Comunale si è conclusa con l'opera Tosca di Giacomo Puccini nell'allestimento di Daniele Abbado che debuttò al regio di Torino nel 2016. L'allestimento di Abbado, caratterizzato dal colore, bianco e nero, è sviluppato in uno spazio unico adatto per rappresentare le tre diverse situazioni che compongono l'opera, ovviamente con qualche piccolo cambiamento. La concezione del regista è sviluppata nel concetto che lo svolgersi degli avvenimenti, degli stati d'animo, sono collocati su un altare (stilizzato), espressioni che sorgono dalla femminilità di Tosca, come le diverse stazioni di un'ipotetica “via Crucis”, che ci accompagnano in episodi mentali e simbolici. Detto così potrebbe essere riduttivo per un dramma verista, di Sardou, che fin dagli esordi teatrali ebbe grandissimo successo soprattutto oltralpe poiché fu interpretato da Sarah Bernhardt. Le bianche colonne ai lati fissano in maniera inequivocabile l'ambiente, chiesa, palazzo e spalti del castello, la grande pedana centrale (talvolta rotante), potrebbe rappresentare il vortice nel quale cade la protagonista e non riesce a uscirne. Vari e diversi sono gli elementi esterni che conducono Tosca al suicidio finale, un amante rivoluzionario del quale non condivide del tutto gli ideali, un viscido e potente funzionario dello stato pontificio che la ricatta, l'inganno della finta fucilazione cui segue l'atto estremo quando si rende conto di aver perso tutto. Monumentale ed efficace la scena creata da Luigi Perego, autore anche di bellissimi costumi in stile belle époque, poiché come nelle intenzioni del regista, l'opera e il libretto si prestano anche a un linguaggio cinematografico. Gli abiti hanno uno stile che potremmo ravvisare in celebri pellicole sia del muto sia del primo sonoro, lineari ma eleganti per gli uomini, di forte cromatismo quelli di Tosca, unica donna presente nel cast. La regia di Abbado è molto pulita e focalizza i personaggi in maniera molto teatrale senza sfociare nell'enfasi caricaturale, anzi comune denominatore è l'eleganza, realizzata attraverso sguardi e piccole movenze, come stessimo assistendo a un thriller sempre in equilibrio tra speranza e delusione. Uno spettacolo molto curato e ben realizzato, forse rivisitato in chiave psicoanalitica, ma di forte impatto e bella visione. Sovente sono proiettati sullo sfondo dei video di Luca Sarzella, non invasivi, che contribuiscono a determinare la scena, che in Tosca è molto precisa e scandita nei tempi.
Sul podio abbiamo trovato Valerio Galli, che ritroviamo dopo la bella prova fiorentina de La Rondine. Il giovane maestro ha un'ottima concezione dello spartito, dal quale riesce a far emergere colori, sfumature, tensione, senza mai abusare nella tonalità ma tenendo una conduzione molto equilibrata e di preciso senso drammaturgico. Inoltre la bacchetta è molto attenta alle voci, non le sovrasta mai, e la tenuta dello spettacolo è assicurata anche con la buona prova dell'Orchestra, attenta e precisa. Ottima la prova del Coro del Comunale diretto da Andrea Faidutti, e molto preziosa la presenza del Coro di Voci Bianche istruito da Alhambra Superchi.
Omogeno il cast alla recita cui abbiamo assistito. Elena Rossi è una Floria Tosca molto avvincente scenicamente, mentre la parte vocale seppur apprezzabile per un fraseggio variegato e accenti pertinenti è inficiata talvolta da un vibrato in zona acuta Se riuscisse a rimediare questa particolarità la sua interpretazione sarebbe di gran pregio, poiché la cantante è molto musicale e ha tutte le carte in regola per il ruolo.
Bella prova quella del tenore Diego Torre, Cavaradossi, che possiede nella zona acuta una sicurezza invidiabile, meno rifinito il centro, ma il cantante è capace di utilizzare bene sia la mezzavoce sia il fraseggio producendosi in un ruolo ben delineato. Particolarmente apprezzata “E lucevan le stelle” per una linea di canto molto ispirata.
Il migliore era il baritono Gevorg Hakobyan, Barone Scarpia, perfetto interprete del sadico poliziotto ma sempre elegante e mai forzato. La voce è molto bella, anche se non eccessivamente tonante ma utilizzata senza forzature plateali e rispettosa del dettato musicale cui si aggiunge una spiccata recitazione che fa della sua interpretazione un momento molto ragguardevole.
Bravo Nicolò Ceriani, un sagrestano misurato e credibile, perfetto Nicola Pamio nel realizzare un viscido e odioso Spoletta, superbo e preciso l'Angelotti di Luca Gallo. Completavano il cast il tenebroso Sciarrone di Tommaso Caramia, Raffaele Costantini era un professionale carceriere e la brava Annalisa Taffetani, puntuale nello stornello del III atto.
Pubblico molto partecipe che gremiva il teatro in ogni ordine di posto. Successo convito al termine con molte chiamate al proscenio e appuntamento a gennaio con un altro Puccini, La Bohème, che inaugurerà la Stagione Lirica 2018.
Lukas Franceschini
9/1/2018
Le foto del servizio sono di Rocco Casaluci-Teatro Comunale di Bologna.
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