Tosca
alla Scala per l'Expo
Tosca di Giacomo Puccini è il terzo titolo in cartellone al Teatro alla Scala nell'ambito della programmazione “ La Scala per Expo”. Lo spettacolo, alla terza ripresa milanese, è quello creato nel 2010 da Luc Bondy, Richard Peduzzi e Milena Canonero in una coproduzione tra Scala, Metropolitan e Opera di Stato della Baviera. Il giudizio sull'allestimento non è differente da quanto scrissi al tempo della prima scaligera, un'ambientazione poco affascinante, una chiave di lettura registica con molte scivolate di gusto, che nell'insieme non rendono giustizia al capolavoro pucciniano. Luc Bondy nelle note di regia spiega che l'opera si erge su tre elementi: sesso, intrigo politico e passione femminile. Non possiamo che concordare, tuttavia come sono risolti tali aspetti dal regista, pongono molte perplessità. La frenesia del barone Scarpia è stata volgarizzata da una scena di sesso esplicito nel secondo atto, la sua sala da pranzo è frequentata da ragazze squillo dedite al piacere carnale. Che Scarpia non fosse un moralista ma un potente monarchico del Papa e con morale corrotta era evidente e rendere questa visione è alquanto scontato e senza senso. Non è risolta la sua figura ambigua, che è ridotta ad affamato e allupato uomo, visione poco rispettosa del ruolo nobile che impersona. Il potere temporale ecclesiastico è poco rilevato da un Te Deum non enfatizzato ma realizzato in misura ridotta. L'aspetto passionale dell'amore tra Cavaradossi e Tosca appena abbozzato, infine ridicola la scena che un condannato a morte abbia voglia di giocare a scacchi nell'attesa dell'esecuzione. Richard Peduzzi ci ha da sempre abituato a grandi spazi con muri, in questo caso del tutto superflui, le chiese di Roma sono principalmente barocche, e la solita visione a mattone ormai è superata da oltre trent'anni. Poco funzionali le luci di Michael Bauer. Unica autrice di rilievo è Milena Canonero, che disegna costumi di gran pregio, sovente monocromatici ma di rilevante fattura e pregio sartoriale. Uno spettacolo che non piacque a suo tempo e non convince neppure ora, ma purtroppo la Scala dovrà utilizzarlo ancora qualche anno per ammortizzare i costi.
Il direttore Carl Rizzi era più ispirato in questa direzione rispetto ai recenti Cavalleria-Pagliacci, perché almeno ha avuto il coraggio di far respirare l'orchestra e trovare alcuni spunti drammatici, ma resta tuttavia nel solco della routine che sovente scivola nella noia per non aver inciso particolari colori e una drammaticità musicale doverosa negli spartiti pucciniani.
Protagonista era Béatrice Uria Monzon, mezzosoprano che avevamo udito in alcune Carmen oltre un decennio addietro e che pensavamo sparita dai cartelloni teatrali, almeno quelli di rango. E' stata riesumata per questa ripresa, ma la signora ormai ha una voce molto compromessa, dura, gutturale e sovente poco intonata. Troppo poco per una delle eroine più sensuali e veementi del teatro d'opera. Scenicamente era anche credibile ma era poca cosa.
Zeljko Lucic si esibiva nel suo solito Scarpia volgare e con voce ormai ridotta, che gli consente solo un canto di forza senza accenti e colori. Pertanto emergeva il Cavaradossi di Fabio Sartori, il quale ha dalla sua una tenuta vocale sicuramente prodigiosa, ma come espresso più volte manca di colore, scansione, fraseggi, per un personaggio come il pittore è un po' riduttivo, ma almeno non abbiamo udito suoni brutti e nel complesso realizzava un personaggio credibile.
I veri bravi cantanti di questa produzione erano le parti secondarie. Matteo Pierone era un sagrestano di rango ben realizzato che non cadeva nella solita macchietta. Alessandro Spina e Blagoj Nacoski rispettivamente un Angelotti e un Spoletta di lusso, precisi, musicali e ottimi attori. Non da meno lo Sciarrone di Frano Lufi, il carcerire di Ernesto Pannariello e il pastore di Emma Gori. Ottima la partecipazione del Coro della Scala e del Coro Voci Bianche ben istruiti da Bruno Casoni.
Tosca è titolo di repertorio, pertanto teatro esaurito in ogni ordine, pubblico sostanzialmente soddisfatto al termine.
Lukas Franceschini
8/7/2015
Le foto del servizio sono di Brescia e Amisano - Teatro alla Scala.
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