Tosca
al Teatro Sociale di Rovigo
Al Teatro Sociale un nuovo allestimento dell'opera Tosca di Giacomo Puccini ideato da Artemio Cabassi per la 202ª Stagione Lirica. Spettacolo quello di Cabassi, autore anche di scene e costumi, all'insegna della tradizione, con una scenografia magra ma efficace. Considerato lo spazio esiguo del palcoscenico ai lati s'intravedono delle bianche colonne che fanno da contorno per tutti i tre atti e le relative scene, sul fondo tre diversi giganteschi fotogrammi della città eterna che “allargano” la scena. Sul palco pochi elementi ma efficienti per l'azione. Bellissimi i costumi, cromati e di grande fattura, i quali come rilevato dall'autore non sono in stile impero ma di foggia settecentesca poiché l'azione si svolge esattamente tra il 14 e il 15 giungo 1800 (battaglia di Marengo) e pertanto la “moda” napoleonica era ancora da venire a Roma. Colpisce ed è encomiabile il lavoro svolto dal regista sulla recitazione dei singoli interpreti, rendendo credibile e viva l'azione senza oltrepassare il limite della drammaticità e cadere nel facile cliché teatrale. Abbiamo avuto un sagrestano fortunatamente non balbuziente ma semplice prelato e un barone Scarpia di spiccata nobile eleganza, che non scende dal piedistallo del potere. Tosca era un'appassionata donna e Cavaradossi un artista idealista e irruente. Peculiarità che hanno valorizzato sia l'allestimento sia alcune scene non del tutto riuscite, come il Te Deum un po' troppo “raccolto”, e un drappo di troppo (che ricordava quello del primo atto) dietro la tavola della cena di Scarpia. Poco efficaci le luci di Marco Ogliosi che tenevano a rendere sempre buia la scena, e in molte occasioni a non individuare chiaramente i personaggi. Tuttavia è uno spettacolo tradizionale, ben impostato e che si vede con piacere.
In quest'occasione è stata scritturata l'Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane, forse per la prima volta a Rovigo, e l'esibizione è stata molto apprezzabile per compattezza di sonorità e ottimo insieme strumentale. Merito anche, o forse soprattutto, della concertazione di Simon Krecic, che ha saputo cogliere e realizzare tutte le insidie della partitura con ottima professionalità, tenendo sempre costante il ritmo drammatico ma allentando all'occorrenza per slanci romantici. Mirabile l'attenzione riservata al buon equilibrio tra buca e palcoscenico. Di buon livello la prova del Coro Lirico Veneto, istruito da Flavia Bernardi, preciso e puntuale nel grande finale atto I. Una menzione di plauso va anche al Coro di Voci Bianche Leopold Mozart di Rovigo, diretto da Francesco Toso, che ha assolto il suo compito con bravura e ottima coesione.
Protagonista era Lilla Lee, chiamata all'ultimo a sostituire la titolare indisposta. La cantante americana è dotata di tanta e robusta voce, che sarebbe anche ideale per il ruolo, ma la tecnica non raffinatissima non le consente di risolvere le parti più liriche con un fraseggio e un utilizzo di colori in maniera efficace, tuttavia l'ottimo registro acuto colma tale lacuna e nell'insieme la prova è positiva.
Molto valida la prova del tenore Cristian Ricci, Cavaradossi, il quale non avrebbe una voce idonea per qualità timbrica al ruolo, ma l'accurato fraseggio, il sapiente uso degli accenti e una peculiare ricerca di colori gli hanno permesso di realizzare un personaggio molto credibile e adeguato vocalmente non mancando in particolare un'appassionata esecuzione di “E lucevan le stelle”.
L'elemento meno efficace del cast era Mauro Bonfanti, Barone Scarpia, che purtroppo aveva una linea di canto troppo enfatica e per nulla raffinata, sempre utilizzata con voce forte e in parte triviale, essendo sempre eccessivo. Blagoj Nacoski era uno Spoletta di lusso, interprete viscido e perfido con una luminosa vocalità. Molto apprezzabile il sagrestano di Angelo Nardinocchi, elegante e mai eccessivo in macchiette sovente abusate, e imponente il Cesare Angelotti di Italo Proferisce, cantante dotato di voce corposa e ben amministrata. Completavano la locandina degli interpreti il professionale Claudio Mannino, Sciarrone, e l'incisivo e severo carceriere di Francesco Toso.
Al termine applauso generale per tutti gli artefici dello spettacolo, particolare molte ovazioni per Ricci, ma qualche segno di dissenso per Bonfanti.
Lukas Franceschini
27/12/2017
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