Musica e mito ne
Il Trasgressore
di David Herbert Lawrence
Vi sono opere letterarie che pulsano di materia musicale, la cui stessa struttura sembra essere sostenuta dal puro suono.
È il caso del Trasgressore, meritoriamente ristampato da Elliot editore (236 pg. € 17,50), romanzo certo minore nella vasta e multiforme produzione di D. H. Lawrence, comunque fondamentale per comprendere i pilastri che innervano la sua ispirazione, primo fra tutti il rapporto di amore e odio che lo lega alla Germania, Paese natale della moglie Frieda von Richthofen. Smisurate ambizioni estetiche appaiono continuamente minate da pulsioni distruttive, del quale l'autore percepiva il fascino e la pericolosità. Il giovane Lawrence si nutre dei miti assorbiti tramite la lettura di The golden bough di Frazer, veicolati dall'immenso edificio del teatro wagneriano, giungendo a costruire un'opera intrisa di decadentismo. Come nel Tristan und Isolde l'azione è ridotta al minimo, il luogo è un'isola nella quale gli amanti si trovano totalmente distaccati dal mondo esterno, mentre il tempo sembra sospinto da un flusso continuo che tutto dissolve. Siegmund è un violinista di mezza età il quale, invaghitosi della giovane allieva Helena, fugge con lei per una breve vacanza all'insaputa della famiglia. Il senso di colpa lo perseguita, la trasgressione all'ordine borghese comporta inevitabilmente un prezzo da pagare. La catarsi, culmine del dettato wagneriano, non risulta possibile. La riscrittura del mito svela tutto l'orrore di una modernità nella quale ogni eroismo perde la propria ragione d'essere, qualsiasi impulso liberatorio è destinato ad infrangersi contro la cruda realtà.
Non a caso, come sottolinea Paolo Patrizi nell'Introduzione, anche Thomas Mann, una decina di anni prima, aveva vergato un racconto dal titolo Sangue Velsungo liberamente ispirato alla Walkiria, a ribadire l'enorme attrazione che il dettato wagneriano esercitava nei confronti degli artisti più diversi. Anche in questo caso la purificazione è impossibile; il rapporto d'amore si riduce ad uno sterile esercizio di stile minato da un colpevole estetismo. Come scrive ancora Patrizi riguardo il Trasgressore, centrale è «il vagheggiamento […] per un rapporto di coppia fondato sull'osmosi di carne e spirito, dove uomo e donna possano condividere passione erotica e passione intellettuale in una medesima, totalizzante libido». Tale dicotomia appare qui inconciliabile. Nell'impossibilità di realizzare questo obiettivo risiede il germe distruttivo della colpa che condurrà alla tragedia finale. Se la materia appare ancora acerba, puntellata da citazioni wagneriane a volte superflue, è indubbio che il romanzo aspiri tirare le fila di un'intera epoca. Il giovane Lawrence si confronta con un lascito immenso, forgia la propria materia nella fucina più ardente, dalla quale scaturirà il nucleo più originale della sua ispirazione. Riccardo Cenci
22/5/2015
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