Barcellona
Verdi apre la stagione ufficiale
La stagione del Liceu comincia (in modo ufficiale, perchè a settembre c'è stato un Barbiere) con una ripresa de La Traviata per la regia di David McVicar, complessivamente molto bella e adeguata con solo un paio di scemenze, quelle che occorrono per non venire bollato dall'infame epiteto ‘tradizionale', anche se lo è nel più nobile senso della parola, con un notevole lavoro sui personaggi (forse qualche volta si potrà discutere – è il caso degli amici della protagonista – ma non è mai gratuito), in particolare quello di Alfredo. Si trattava anche del primo grande impegno del coro del Teatro sotto la guida del nuovo maestro, Peter Burian, un uomo molto capace che seguiva la strada giusta, anche se forse in qualche momento si sarebbe preferito un suono più rotondo. L'orchestra è sempre la questione aperta: Evelino Pidò, che faceva la sua presentazione qui ed è un maestro valido nel repertorio belcantistico, non era la scelta ideale, con il suo approccio che privilegiava soprattutto la comodità dei cantanti, esente dal vero lirismo e dal ‘pathos' della partitura e in compenso con un po' di chiasso nei cori (vedasi i ‘toreros'). Tre distribuzioni con quattro baritoni e tenori sembra un lusso o una política sbagliata se si pensa che dovunque è già tanto trovare tre protagonisti capaci di venire a capo delle loro parti. Ho scelto quello che a mio parere poteva essere il più equilibrato, sebbene in futuro magari ci sarà qualche tenore o barítono interesante che non sentirò.
La Valéry, com'è noto, è un ruolo quasi impossibile. Elena Mosuc non è la risposta a tutti i problema, ma è sempre musicale, seria, e si dà da fare; se poi si desidera un fraseggio meno anonimo, un fascino tutto suo, pazienza. La voce, in origine quella di un soprano leggero, si è fatta più dura e metallica (i pianissimi dell''Addio del passato') sia per l'allargarsi del repertorio sia perchè il tempo passa per tutti. Leonardo Capalbo ha invece una voce fresca con delle possibilità, non sempre ben gestite e che hanno bisogno di una grande cura tecnica; si tratta di un Alfredo molto credibile scenicamente e, come detto, il migliore tra i personaggi in questo spettacolo. Ángel Ódena fa una bella creazione del poco simpatico papà Germont, con delle sfumature e mezze voci che non gli ricordavo di altre volte. I comprimari non erano tutti ineccepibili: i migliori erano Gemma Coma-Alabert (Flora), Miren Urbieta (Annina), Toni Marsol (Douphol) e Marc Canturri (D'Obigny). Gran successo fra il pubblico, una buona parte del quale sembrava però essersi beccata la stessa malattia della protagonista.
Jorge Binaghi
17/10/2014
Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.
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