RECENSIONI
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Barcellona

Una Traviata diversa

La stagione del Liceu è finita con lo stesso spettacolo con cui era cominciata lo scorso mese di ottobre, e cioè nuove compagnie di canto per l'allestimento de La Traviata. Sulla regia di David McVicar non ho mutato opinione: funziona, e questo è il suo particolare merito malgrado qualche dettaglio ‘originale' che poco aiuta. Con il cast di questa occasione (9 luglio), poi, la ripresa di un titolo amato come questo in un posto quale il Liceu ha una ragione di essere che invece si capiva male concretamente con il ‘primo',evidentemente ‘primo' solo per ordine cronologico, con una protagonista più che discutibile. Evelino Pidò migliorava l'impressione fatta allora, e così anche l'orchestra, anche se i suoni degni di una banda nel coro dei matadori, per esempio, continuino a non essere proprio il massimo. Bene il coro, sempre guidato da Conxita García in attesa del nuovo titolare. E pensare che questa benvenuta e inattesa gioia si è dovuta a una cancellazione.

Così debuttava nei panni di Violetta (accidenti!) il giovane e valente soprano Anita Hartig: buona voce, magari non personale nè proprio bellissima, ma molto ben preparata, un soprano lirico pieno capace di vedersela con l'atto primo e un po' meno con l'inizio del terzo – la lettura della lettera e il recitativo prima dell'aria devono trovare ancora un fraseggio meno generico e scontato – la figura è splendida e buona la presenza scenica. E stata molto applaudita. Per intensità di applausi e di ‘bravo, Leo' il trionfatore sarebbe stato Leo Nucci, un mito di per sé, benchè oggi si veda costretto a cantare tutto il tempo tra il forte e il mezzoforte per assicurare l'impatto di una voce ancora salda e di colore quasi intatto.

Ismael Jordi è già una bella realtà come Alfredo, e lo sarà di più quando riuscirà a trovare un equilibro e omogeneità tra i suoi registri, che adesso mostrano qualche lacuna nell'estremo acuto, e peccato che, giacchè le mezzevoci venivano bene, nei suoni piani il timbro perda di colore. Anche lui presenta una figura avvenente e si muove con entusiasmo – la messinscena, abbiamo già detto altrove, lavora molto sul personaggio.

I comprimari ripetevano o miglioravano le loro prestazioni: così, a Miren Urbieta (Annina), Gemma Coma-Alabert (Flora), Toni Marsol (Douphol) e Marc Canturri (D'Obigny) questa volta si aggiungeva l'eccellente Grenvil di Fernando Radó.

Jorge Binaghi

15/7/2015

La foto del servizio è di Antonio Bofill.