Il pianista Daumants Liepinš
si esibisce per il Trecastagni International Musica Festival
Basta un programma da concerto impegnativo e ben strutturato a far capire subito la professionalità e la preparazione di un pianista, specie se le composizioni eseguite spaziano dagli inizi dell'800 per arrivare fino al 900. Così la scaletta proposta dal giovane lettone Daumants Liepinš evidenziava già all'occhio una forte e robusta personalità artistica in quanto metteva in campo la Sonata op. 2 n.3 in do maggiore di Ludwig van Beethoven, Estampes di Claude Debussy, la Danza del molinero da “El sombrero de tres picos” di Manuel De Falla, Quejas, o La Maja y el ruiseñor da “Goyescas” di Enrique Granados e la Sonata n. 2 op. 36 di Sergej Rachmaninov. Tutte le sonate per pianoforte di Beethoven che precedono l'op. 13 (Patetica) si considerano appartenenti alla prima maniera , cioè la fase nella quale il compositore era ancora legato allo stile settecentesco, sotto l'influsso di Haydn e Mozart, e il primo esempio è costituito dalle tre Sonate op. 2 pubblicate nel 1796 a Vienna, dove il grande di Bonn si trovava da quattro anni proprio con il proposito di coltivare la tradizione dei grandi maestri che l'avevano preceduto in quella città. La terza di tali sonate, nella quale fra la serenità di marca settecentesca cominciano ad affiorare le prime ardite e improvvise modulazioni che fanno già presagire il futuro Romanticismo, è stata eseguita dal diligente interprete lettone con massimo equilibrio, grande compostezza ed estremo garbo. Il suo tocco nitido e cristallino si stagliava netto e lucente soprattutto nelle scale e negli abbellimenti.
Le tre Estampes (Pagodes, La soirée dans Grenade e Jardin sous la pluie) di Debussy venivano proposte in tutta la loro smagliante allusiva icasticità di stampo impressionista, anche se qualche volta si elevavano un tantino sopra le righe per quanto riguarda le sonorità. Ma comprendiamo bene la preoccupazione del giovane concertista nel suonare in un luogo aperto, anche se questo luogo è lo splendido cortile della Chiesa Madre di San Nicola a Trecastagni da cui si gode una spettacolare visione dell'Etna, dove i pianissimo corrono il serio rischio di non venire percepiti dal pubblico a causa della dispersione del suono e di qualche interferenza acustica esterna (perfino dal frinire di una cicala o dal latrare di un cane).
L'abilità tecnica, la versatile esuberanza e la magnifica musicalità di Daumants Liepinš si sono invece rivelate appieno nella Danza del molinero di De Falla, finendo per traboccare addirittura in Queias, o La Maja y el ruiseñor, dove lo struggimento della sensuale e dolcissima melodia veniva riversato in tutta la sua mestizia e bellezza come una cascata sull'uditorio incantato, attonito ed estasiato.
Nella Sonata n. 2 op. 36 di Rachmaninov l'artista lettore ha messo in campo tutta la sua perizia tecnica e la sua arte pirotecnica, dove ottave, arpeggi, scale, bicordi, accordi, abbellimenti venivano affrontati e superati con grande sicurezza e nonchalance. Le sue doti di abile e luminoso interprete si sono rivelate, attraverso lo spartito, in tutta la loro possanza e forza, palesando anche una sentita e intelligente vena interpretativa, capace di leggere e spingersi a fondo nei pentagrammi e nell'offrirli agli altri secondo le più riposte motivazioni e i desiderata emotivi concepiti e voluti dell'autore.
Al meritato e caloroso entusiasmo suscitato nel nutrito pubblico presente nel cortile, l'eccellente pianista ha risposto con l'esecuzione impeccabile prima di una Sonata di Scarlatti e poi del brano Spring (Primavera) di Edvard Grieg.
Giovanni Pasqualino
28/7/2019
La foto del servizio è di Giuseppe Tiralosi.
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