Barcellona
Poco riuscito Tristano del Mariinsky La visita del Teatro Mariinsky con la sua orchestra e il suo geniale direttore Maestro Valery Gergiev era una sola recita in concerto del Tristano di Wagner. Sarebbe stato molto più interessanto ed azzeccato presentare in questa forma un'opera russa se si tiene presente che la tradizione wagneriana e i suoi fautori sono sempre molto forti e presenti a Barcellona, d'una parte, e dall'altra, com'è noto, i cantanti del grande teatro di San Pietroburgo non sono sempre all'altezza del loro compito almeno con parametri ‘occidentali', sebbene Bayreuth e altri siano oggi ridotti in uno stato pietoso. Così, insieme a una buona esecuzione del coro del Liceu istruito come sempre da Peter Burian, la cosa migliore si trovava nella versione orchestrale di Gergiev, qualche volta magari troppo enfatica nel grande duetto d'amore e nel pezzo finale. Che un teatro così autosufficiente abbia dovuto cercare altrove un Tristano è chiara confessione delle difficoltà per trovarne un interprete adeguato: difatti la scelta di Robert Gambill, un serio profesionista ormai diventato un veterano esperto, si dimostrava un errore.
La protagonista, da canto suo, Larisa Gogolevskaya, ha chiaramente un materiale idoneo ed importante (per niente quelle vocine che si sentono oggi con grandi elogi), ma il tempo è passato e oggi la voce suona acida – potente senz'altro – e inabile a qualsiasi sfumatura; il registro centrale è poi un problema a sè. Mikhail Petrenko – l'unico nome fornito con un certo anticipo, e queste sono cose che non si possono accettare – non era nella miglior forma nei panni di Marke, corto di fiato e con acuti duri. Evgeni Nikitin, ormai noto per i suoi tatuaggi, esibeva muscoli vocali ma non di più come Kurwenal. Molto bene il giovane tenore leggero – ma gli fanno cantare Sigmund a casa sua! – Dmitry Voropaev nella duplice veste del marinaio e del pastore; solo discreto invece Yury Alexeyev (Melot). L'unica voce a questo punto che si dimostrava in un momento único, all'apice, era quella del giovane e bellissimo (non guasta) mezzosoprano Yulia Matochkina, una Brangania di riferimento per voce, calda e suntuosa, notevole estensione e volume, e soprattutto di un'omogeneità confondente, che faceva pensare alla grande Borodina: ogni suo intervento, ogni frase era una vera festa.
Il pubblico incominciava con forti applausi a Gergiev ma dopo il secondo atto arrivavano i fischi, esagerati indubbiamente, ma non senza una loro ragione. Per di più, all'ingresso, prima dell'inizio dello spettacolo, ci s'imbatteva in persone dell'Ucraina che manifestavano contro l'incondizionato sostegno dato da Gergiev all'amico Putin.
Jorge Binaghi
20/3/2015
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