RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Parigi

Trovatore d'importanza ma non sempre riuscito

Pochi teatri al mondo possono offrire contemporaneamente recite di Il Trovatore, Werther, Capriccio, Barbiere più concerti (sinfonici o da camera) e balletti. L'Opéra Bastille presentava la popolare opera verdiana Parigi con una compagnia di canto che sembrava di favola sulla carta. Peccato però che la direzione frettolosa, monotona e poco incisiva di Daniele Callegari, priva di qualsiasi dimensione lirica o drammatica, e peggio ancora, la messinscena banale de La Fura dels Baus (principali responsabili Àlex Ollé e Valentina Carrasco) contestata da una parte del pubblico, fossero per conto loro già un pesante elemento negativo della serata; il fatto che l'azione si svolga adesso durante la prima guerra mondiale non si sa bene a cosa serva se non a far diventare ancora più ridicola la trama, che non il buon libretto di Cammarano; magari sarebbe stato più coerente, se proprio si doveva cambiare di epoca, quella della guerra civile spagnola. L'orchestra suonava bene dal punto di vista del suono, e il coro istruito da José Luis Basso era come sempre stupendo, peccato anche la regìa per il celebre coro dei zingari, e i tempi per l'inizio dell'atto terzo.

I solisti erano sì bravi ma non tutti allo stesso livello e non tutti davano il massimo che si sperava. Anna Netrebko era memorabile nell'ultimo atto: meglio di così…. aria, cabaletta, miserere, duetto con il baritono – il momento più eccitante di tutta la recita – e scena finale, ma si risparmiava un po' nel resto, in particolare nella scena del convento, cantata, come tutto, molto bene, ma senza quasi quei pianissimi che possiede senz'altro. Ludovic Tézier invece, al suo primo incontro con il personaggio temibile del Conte, era un esempio di linea, stile, fraseggio, colore dall'inizio alla fine; per la prima volta vedo che il baritono è capace di dare l'accento giusto a ‘Il balen' contro quello che gli veniva dall'orchestra.

Roberto Tagliavini era un buon Ferrando, più a suo agio nella prima parte del racconto, e niente si può dire dei comprimari. Ekaterina Semenchuk canta bene, ma nè voce nè interpretazione sembrano l'ideale per Azucena: qualche acuto spigoloso – forse dovrebbe pensare due volte prima di tornare sulla Lady Macbeth – e soprattutto dei gravi poco rotondi. Marcelo Álvarez ha sempre una voce molto bella e faceva dei veri sforzi, non sempre coronati dal successo; il registro acuto gli presenta sempre più chiaramente problemi, non solo nella celebre ‘pira', dove nè ‘do' nè niente, e l'interpretazione, soprattutto nei due atti iniziale, non so se idea sua o della regìa, non risultava per niente adatta a Manrico.

Jorge Binaghi

8/2/2016

La foto del servizio è di Charles Duprat.