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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Turandot di Ferruccio Busoni e Suor Angelica di Giacomo Puccini

al Teatro Lirico di Cagliari

La Fondazione Teatro Lirico di Cagliari ha inaugurato la Stagione d'Opera 2018 con una scelta coraggiosa, rappresentando Turandot di Ferruccio Busoni e Suor Angelica di Giacomo Puccini. La bizzarra ma ricercata scelta non è dettata da una congiunzione musicale poiché i due autori sono agli antipodi per identità artistica, bensì da una vicinanza di prima esecuzione. Infatti, Turandot fu rappresentata allo Stadttheater di Zurigo l'11 maggio 1917 mentre Suor Angelica vide la luce al Teatro Metropolitan di New York il 14 dicembre 1918, secondo segmento del celeberrimo “Trittico”.

Turandot è un'opera con dialoghi parlati in due atti con libretto, in tedesco, dello stesso compositore dalla commedia, nello stile di commedia dell'arte, di Carlo Gozzi. La musica è basata sulla musica incidentale, e sulla relativa Suite Turandot, che Busoni aveva scritto nel 1905 per una produzione del dramma di Gozzi. L'impiego delle voci nell'opera di Busoni è tuttavia peculiare poiché la scrittura orchestrale, con accese tinte sinfoniche, copre sovente il canto rendendo i ruoli di ardua esecuzione.

Suor Angelica destò molte perplessità, poiché nonostante l'artificio strumentale molto raffinato e una precisa scrittura, dette l'impressione di una caricatura patinata, molto confezionata, e l'insieme risulta svenevole e manierato. Tuttavia, bisogna rilevare quanto Puccini leghi in maniera coerente la qualità canora dei personaggi, e la drammaturgia umana della sfortunata protagonista è messa a nudo con efficacia e buona dose psicologica.

I due spettacoli, creati interamente da Denis Krief, regia, scene, costumi e luci, avrebbe l'intenzione di trovare una continuità tra le due opere, aspetto che francamente non sta in piedi. Egli comprensibilmente crea una scena unica composta di tre strutture di legno che in Turandot possono identificare il palazzo reale, e doverosamente spostate in Suor Angelica si scompongono in un opprimente convento, nel quale spicca un filo spinato che segna un opinabile confine con il parlatorio. Più rilevante la drammaturgia, che nell'opera di Busoni trova valida realizzazione nel grottesco della commedia dell'arte, e in particolare la comicità delle maschere. Nell'atto unico di Puccini segna il clima quasi tirannico della vita nel convento e un bellissimo scontro tra zia e nipote nella scena più importante dell'opera. Costumi moderni senza particolare fascino, luci troppo monocromatiche, ma nel complesso lo spettacolo c'è, ed è godibile anche se non indimenticabile.

Grande artefice della realizzazione musicale è stato il direttore Donato Renzetti, il quale ha saputo fornire una lettura lucida e “sinfonica” in Busoni, realizzata con colori molto vivaci, mentre in Puccini sono state evidenziate tutte le peculiarità di uno spartito molto raffinato, tenendo ben saldo il racconto e dando efficace significato alla parte drammatica. Una bella prova e molto riuscita. Plauso va incondizionatamente sia all'Orchestra sia al Coro, istruito da Donato Sivio, del Teatro Lirico.

Abbastanza buoni i cast proposti, anche se con qualche distinguo. In Turandot la protagonista, Teresa Romano, difetta per un canto sovente gridato pur considerando la rilevante qualità vocale, mentre Timotthy Richards, Kalaf, è professionale nell'ardua scrittura del ruolo. Molto brave le tre maschere interpretate da Daniele Terenzi, Pantalone, Carlo Cecchi, Tartaglia, e il raffinatissimo Filippo Adami, Truffaldino. Un cameo particolarmente riuscito quello di Enkelejda Shkoza, Adelma, raffinata interprete e mirabile cantante. Gabriele Sagona è un eccellente Altoum, Gocha Abuladze un bravo Barak, e Vittoria Lai una precisa Regina di Samarcanda, e Lara Rotili una corretta Cantante. Completavano la locandina gli otto dottori ben delineati da Giampaolo Boi, Daniele Loddo, Moreno Patteri, Fiorenzo Tornicasa, Gionata Gilio, Luigi Pisapia, Francesco Cardinale ed Emilio Casali.

In Suor Angelica si ritaglia un successo personale Virginia Tola, la sventurata protagonista, capace di focalizzare tutti gli aspetti drammatici del ruolo attraverso un canto preciso e un fraseggio eloquente, anche se non sono mancati alcuni punti leggermente forzati. Enkelejda Shkoza è una Principessa autorevole sia per statura interpretativa sia per forte impatto canoro. Funzionali tutte le altre suore, tra le quali si mettono in luce la tirannica Badessa di Lara Rotili, e la delicata Genovieffa di Daniela Cappiello. Doveroso menzionarle tutte: Francesca Geretto (zelatrice), Aurora Faggioli (maestra novizie), la brava Vittoria Lai (Osmina), Sonia Fortunato (infermiera), Federica Cubeddu (Dolcina), Graziella Ortu e Francesca Zanatta (due cercatrici), Beatrice Murtas e Sara Lasio (due novizie), Loredana Aramu e Caterina D'angelo (due converse).

Pur considerando la bizzarra scelta e forse il fattore conciliante delle due opere, opinabile, il pubblico cagliaritano ha apprezzato l'insieme con calorosi applausi finali.

Lukas Franceschini

17/3/2018

Le foto del servizio sono di Priamo Tolu.