RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Così fan tutte

al Teatro Olimpico di Vicenza

L'appuntamento annuale con le Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza si rinnova in questo mese con la messa in scena dell'opera Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart. Caratteristica della rassegna era proporre ogni anno un lavoro operistico in una particolare edizione, ricordiamo a tal proposito il Don Pasquale nella versione per mezzosoprano e Il Ratto dal Serraglio in versione italiana approntato per la Scala ma mai rappresentato. L'opera scelta quest'anno non presenta caratteristiche di versioni alternative, pertanto abbiamo assistito all'esecuzione integrale come possibile ascoltare in altri teatri. Poco male di capolavoro si tratta. Lo splendido scenario del Teatro palladiano vicentino toglie il fiato ogni volta che si ammira, e tal emozione deve bastare per sopperire alla limitatezza dell'impianto scenografico poiché giustamente il monumento richiede attenzioni particolari tanto, è prezioso e delicato. Lo spettacolo era realizzato da Lorenzo Regazzo, più noto come cantante lirico che regista, ma negli ultimi tempi, un po' per vezzo, ha voluto cimentarsi anche in questa veste, e qui a Vicenza addirittura in duplice ruolo. Il cantante veneziano è artista di talento pertanto non ci sono state sorprese cervellotiche, come gli odierni registi ci hanno abituato. Egli segue di pari passo il libretto, senza dare una chiave di lettura predefinita, ma con intelligenza lascia lo spettatore nell'equilibrio dei diversi sviluppi della trama, che non è delineata ma molto "aperta" a molteplici punti di vista. Ambientazione moderna e minimalista sul palco, costumi eleganti in foggia attuale, crea un ambiente privato divertente ed intrigante umorismo anche drammatico. Il regista sviluppa il suo lavoro ponendo sul tavolo le molte ambiguità del testo e pone allo spettatore dubbi e certezze mai del tutto chiariti. “La fede delle femmine è effettivamente come l'araba fenice… nessun sa dov'è” cita don Alfonso, ma la fede degli uomini? Non è certo diversa! Azzeccata la scena in cui Guglielmo si svela a Dorabella, e lei accetta ben consenziente l'amplesso, ma potrebbe sicuramente averlo capito anche prima e prestarsi al gioco, dopotutto non è che le femmine siano così sciocche, anzi son ben scaltre come cita un'altra opera rossiniana. Del resto le due coppie di amanti sono molto ingenue, artefici della burla sono don Alfonso, sornione, cinico, approfittatore se ne ha la possibilità, e la scaltra Despina, saggia e pratica cameriera, che ha ben chiara non solo la sua posizione ma anche come "gira" il mondo. Qualche tratto di pepe e sale, senza mai scendere nello scurrile, quando il libretto lo permette, e l'opera lo permette molto, tanta è l'ambiguità e il doppio senso. In tutto questo groviglio Regazzo fa calzare una lettura sottile, sagace, e divertente, mettendo a confronto le debolezze umane, azzeccando pure un finale atipico, nel quale le coppie si ricompongono sapendo dell'accaduto, ma come dice il filosofo in fondo si amano e meglio pertanto soprassedere e continuare, tanto tutti potremo cadere nel facile e nascosto tranello, mai dire mai!

Delle direzioni mozartiane di Giovanni Battista Rigon da me ascoltate a Vicenza questa è la più valida, spumeggiante, briosa, sensuale, con tempi azzeccati anche languidi ed estatici come ad esempio il celebre “Soave sia il vento”. Non che le altre non fossero di rilievo ma in quest'occasione ha dimostrato la sua arte di eccellente concertatore e sapiente musicista. Egli è stato assecondato dai bravi professori dell'Orchestra di Padova e del Veneto e dai valenti artisti del coro I Polifonici Vicentini. Se ci fosse un appunto, ma non è critico, sarebbe di calibrare l'organico strumentale poiché il teatro Olimpico pone sempre grande difficoltà nel trovare l'esatta misura del suono non essendo nato per esecuzioni operistiche.

Il cast era formato da validi giovani già in carriera, eccetto Lorenzo Regazzo (che è giovane, ma di lunga carriera internazionale collaudata). Delle due sorelle ferraresi ho apprezzato in particolare Raffaella Lupinacci, brava Dorabella con voce compatta e forbita tecnicamente. Arianna Vendittelli, Fiordiligi, dimostrava qualche asprezza e taluni acuti fissi ma nel complesso onesta professionista. Tra i due amanti andavano a gara Marco Bussi, Guglielmo, per presenza scenica e stile canoro corposo e ben definito, e Daniele Zanfardino, Ferrando, convincente in una buona resa sia nei momenti patetici sia ove richiesto maggior piglio ed un'elevata musicalità. Fa piacere riscontrare queste peculiarità, il cantante è notevolmente migliorato rispetto a L'italiana in Algeri veronese della stagione invernale. Sorprende anche la Despina di Giovanna Donadini, perfettamente calata sia scenicamente (deliziosa!) sia vocalmente in questi ruoli di soubrette. Infine Lorenzo Regazzo, cantante, del quale non saprei se apprezzare più la recitazione sarcastica ma sempre controllata ed elegante o il canto variegato, sicuro e dall'ottimo fraseggio.

Lukas Franceschini

2/7/2014

La foto del servizio è di Luigi De Frenza.