RECENSIONI
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Adam's Passion: il vero azzurro

La tonalità azzurra che pervade il mondo poetico di Robert Wilson non è esclusivamente una scelta cromatica ma, in maniera ben più profonda, anelito di eternità e trascendenza. L'indagine interiore si incarna in un colorismo che ha la vaghezza del sogno e la forza del desiderio. Nell'immaginario dell'artista statunitense tutto diviene metafisica, ricerca dell'irraggiungibile. Il regno astratto di Wilson si sposa perfettamente alla musica ieratica di Arvo Pärt, sorretta da un'estrema economia di mezzi. “Mi basta una nota sola ben suonata”, afferma il compositore estone definendo il canone della sua ricerca espressiva.

Adam's Passion , ascoltata alla Nuvola nell'ambito della stagione del Teatro dell'Opera di Roma, è la dimostrazione che i loro mondi combaciano in maniera quasi perfetta. Dicevo dell'azzurro. Assistendo alla rappresentazione ho pensato a un racconto di Anna Seghers, Il vero azzurro, pervaso da quel senso del magico e dell'onirico che sovente anima la narrativa della scrittrice tedesca. L'azzurro è un qualcosa che si cerca, è un viaggio iniziatico, simbolo dell'eterno arrovellarsi dell'uomo sulle questioni fondamentali dell'esistenza. L'opera si fa rituale, recupero di una dimensione arcaica che scava nel fondo dell'io. Quattro brani, composti in un arco temporale molto esteso, costituiscono l'ossatura musicale del lavoro: Sequentia (2014/15), Adam's lament (2010), Tabula rasa (1977) e Miserere (1989/92). La musica di Pärt si pone all'inizio del mondo, emerge dal silenzio che precede la creazione, colma il vuoto spirituale che domina il nostro tempo. Dal Nord alita prepotente il misticismo. Dal punto di vista musicale, Tõnu Kaljuste mostra totale sintonia con queste atmosfere. Ottima la prova dei solisti dell'Estonian Philharmonic Chamber Choir, impegnati nel Miserere. La partitura visiva che Wilson crea è fatta di gestualità rallentate, di sottili e precari equilibri. Un albero fluttua nell'aria mostrando i propri rami spogli e le sue ben più estese radici; come a significare che quanto è celato sotto il terreno è ben più ampio del visibile.

Spettacolo allusivo, dalla prorompente forza comunicativa. Una menzione meritano certo A.J. Weissbard, al quale siamo debitori del disegno luci, Lucinda Childs (woman) e Michalis Theophanous (man), veri archetipi del genere umano. La trasgressione del peccato provoca la caduta nel tempo e l'inizio della storia, con i suoi drammi e le sue tragedie. Due bambini impugnano armi giocattolo, a evocare gli eterni conflitti del mondo. Una scala simboleggia l'anelito verso l'alto, il desiderio di quanto è irraggiungibile. Il pubblico non può far altro che assistere, mantenendo un silenzio solitamente riservato ai luoghi sacri. Sala piena e grande successo.

Riccardo Cenci

5/4/2023

La foto del servizio è di Kristian Kruuser & Kaupo Kikkas.