Uto Ughi
al Teatro Antico di Taormina
Il Concerto per violino e orchestra op.35 in re maggiore di Pëtr Il'ic Cajkovskij venne composto in poco più di due settimane e non fu eseguito da colui cui l'autore l'aveva destinato, cioè il suo alunno Kotek, né dal bravo Leopold Auer, poiché entrambi violinisti declinarono l'onore di suonarlo, adducendo come scusa, vera o presunta che fosse, l'eccessiva difficoltà della composizione. Fu così Alexandre Brodsky, al quale venne dedicato, a eseguirlo per la prima volta a Vienna nel 1879. La partitura, divenuta una delle creazioni più famose e popolari del compositore russo, si rivela una pagina originale, ben costruita e trasudante un tipico colorito slavo che esplode in modo veemente ed eclatante nel terzo movimento. La parte solistica gode di effetti brillanti e scintillanti nell'Allegro Moderato mentre la parte centrale (Canzonetta-Andante) si rivela quanto mai lirica, struggente e ricca di espressione e sentimento. Il terzo e ultimo tempo (Finale-Allegro vivacissimo) espone un tema gaio e vispo, in ritmo di danza e dal carattere schiettamente popolare.
Mercoledì 9 agosto, al Teatro Antico di Taormina, Uto Ughi è stato il solista di tale magnifico capolavoro, assieme all'Orchestra Sinfonica Siciliana e sotto la direzione (tutta a memoria e senza partitura) oculata e precisa del maestro Simone Bernardini. L'eccezionale musicista lombardo, considerato ormai un'icona dell'interpretazione violinistica internazionale, ha dato vita a una performance dalla quale si effondevano per tutta la cavea un calore e un colore che hanno letteralmente ammaliato il pubblico convenuto. La limpidezza del suono, la possanza della cavata, il nitore delle scale, la trasparenza degli arpeggi, la precisione degli abbellimenti hanno rivelato l'esecutore di alta razza, che abbiamo sentito tante altre volte nel corso della nostra vita, ancora saldo nel dominio assoluto del suo strumento. Nel primo movimento e particolarmente nella cadenza Uto Ughi ha scatenato tutta la forza tellurica della sua tecnica ineccepibile, mentre nel secondo movimento presentava la sua altissima e raffinatissima musicalità. Infine con il terzo movimento profonda sensibilità e alta capacità e competenza si sono fuse simbioticamente per dar vita a un finale di travolgente fulgore e vigore. Agli entusiastici e reiterati applausi del pubblico il violinista ha risposto con una Fantasia su temi di Niccolò Paganini, scatenando entusiaste ovazioni da parte dell'uditorio.
Nella seconda parte del concerto la valida ed efficiente Orchestra Sinfonica Siciliana si è slanciata nella Sinfonia n. 9 Dal Nuovo Mondo in re minore op. 95 di Antonin Dvorák. La valida compagine orchestrale ha assecondato la conduzione morbida ed elegante di Simone Bernardini, direttore stabile della stessa, che ha saputo far risaltare i vari temi della splendida composizione, il primo ispirato allo spiritual Sweet Chariot, motivo che ritornerà anche nel corso dell'intera sinfonia, e il secondo, esposto nel secondo tempo, tratto dal poema epico dei pellerossa Hiawatha e connotato da una scala pentatonica (sembra quasi una dolce e soave ninnananna). Anche il terzo movimento è ispirato alle danze popolari dei pellerossa, mentre il quarto e ultimo tempo esploderà con l'Allegro con fuoco, che contiene il tema marziale e più memorabile della sinfonia, che verrà sviluppato ed elaborato armonicamente dall'autore in modo quanto mai originale ed efficace.
Molto espressiva, cesellata e rifinita la lettura fornita da Bernardini, anche perché è stato assecondato molto bene dall' Orchestra Sinfonica Siciliana, complesso strumentale che ha esibito compattezza negli attacchi, suono chiaro e rifinito, tavolozza timbrica davvero particolare e suadente. Molto efficienti tutte le sezioni dell'orchestra, anche se si è distinta in particolar modo quella degli archi, evidenziando solido spessore, forte intesa e assoluta densità fonica. Unico piccolo neo dell'esecuzione è stata forse la microfonazione degli strumenti, a nostro parere sicuramente evitabile.
Giovanni Pasqualino
11/8/2017
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