Barcellona
Importante Luisa Miller
La geniale opera di Verdi, non molto frequentata qui, ha avuto una bella rivincita in quest'occasione. Una direzione musicale, quella di Domingo Hindoyan, che si presentava per la prima volta, molto interessante già dai primi momenti della sinfonia per arrivare a un bellissimo atto terzo solo qua e la un po' forte. L'orchestra lo seguiva bene ed era in buona forma e il coro preparato dalla solita Conxita García cantava con molta sicurezza e bel suono. L'allestimento di Damiano Michieletto per l'Opernhaus di Zurigo (qui ripreso da Ulrich Senn) presentava dei momenti notevoli – l'atto terzo con quel colore blu che inondava le pareti – e belle proiezioni – a sottolineare l'iter ineluttabile del veleno, insieme a qualche concetto alquanto schematico: ci sono due bambini, lei e lui, per dire che i genitori non li hanno lasciati crescere, ma la musica di Verdi ha una valenza chiaramente negativa per il padre nobile (un assassino) e una molto positiva per il vecchio soldato onesto, se l'ossessione dell'onore si possa paragonare all'uccisione per ambizione mi pare una questione che si risponde da sola. Bellissimi i costumi settecenteschi di Carla Teti, azzeccate le scene di Paolo Fantin – ma quel piano superiore con tante sedie e sempre vuoto cosa ci stava a fare? – straordinarie le luci di Hans-Rudolf Kunz e interessante la videocreazione (sic) di Timo Schüssel.
Sugli scudi la coppia protagonista. Per bellezza di suono, stile e assoluta adeguazione alla parte va citato per primo lo splendido Rodolfo di Piotr Beczala, applaudito a non finire dopo la grande aria, con una tecnica ferratissima, delle mezzevoci e fiati mirabili (il finale del duetto dell'atto terzo era sconvolgente) e bravo attore. Sondra Radvanovsky è una voce enorme – perfino troppo – e scura – sicuramente troppo – alquanto metallica, ma riesce ancora, complice l'orchestra, a eseguire le agilità e i difficili filati in acuto ma si capisce poco di quanto dice; si è mostrata molto gentile con il suggeritore. Scenicamente risulta più interessante di altre volte.
Le voci gravi presentavano qualche pecca: Michael Chioldi (Miller) ha un bell'acuto ma per il resto il volume e il timbro sono irregolari o scarsi. L'attore è volenteroso.
J'Nai Bridges (Federica) ha un bel colore da mezzo scuro ma il suono resta in gola; si muove bene. Dmitry Belosselskiy (il Conte Walter) è un cantante irregolare: bel colore, un po' nasale e delle volte un po' sporco, emissione non sempre facile con qualche stonatura evidente. Buona presenza scenica ma scarsa interpretazione. Interessante il Wurm di Marko Mimica, una voce di bel timbro e volume anche se sempre un po' tonitruante e perfino rozza. Bravissimo attore. I comprimari erano la valente Gemma Coma-Alabert (Laura) e il corretto Albert Casals (un contadino). Molto pubblico, evidentemente molto soddisfatto.
Un po' meno di pubblico ma parecchio soddisfatto all'appuntamento con la seconda compagnia. Benissimo la giovane Eleonora Buratto, che forse non dovrebbe esporsi troppo presto a ruoli così pesanti – il grave non è troppo naturale e il centro non ha sempre la consistenza desiderabile; molto più a suo agio nel primo atto esibeva bellissime mezzevoci nell'ultimo. Arturo Chacón-Cruz era un Rodolfo un po' piagnucoloso e la voce non era sempre timbratissima oltre a qualche acuto volenteroso ma un po' forzato. Bravissimo il Miller di Juan Jesús Rodríguez che, se cantava un po' troppo forte aveva il vantaggio di un timbro scuro e brunito e un acuto facile, che gli consentiva anche di scegliere il finale della cabaletta con sovracuto. Sonia Prina, lontana dai suoi ruoli tipici del barocco, era una bella sorpresa in Federica, con una voce molto suadente e una grande espressività. Carlo Colombara riusciva almeno in parte grazie al colore e al fraseggio a mitigare i problemi di un acuto declinante. Bene il Wurm di Marco Spotti, sempre un po' ingolato ma attendibile.
Jorge Binaghi
22/7/2019
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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