Barcellona
Il concorso di canto Viñas
Liv Redpath
Per forza di cose un concorso che ricorre ogni anno nelle stesse date non ha molte novità tranne quelle dei partecipanti e dei risultati. Il concerto d'inaugurazione questa volta veniva affidato a Charles Castronovo, che non avevo sentito mai così bene, e a Nino Machaidze che cantava con un forte raffreddato e ha dovuto togliere un'aria per arrivare alla fine. Il discorso di apertura toccava questa volta alla nota cantante catalana Núria Feliu. In giuria c'erano Dolora Zajick e Viorica Cortez come cantanti, due signore, mentre l'anno scorso eran due uomini; si dovrebbe arrivare a un equilibrio maggiore e soprattutto a una maggiore quantità dei cantanti, come al Reine Elisabeth di Bruxelles, per esempio, e i soliti direttori di teatri, ecc. Sempre con più di 500 iscritti arrivavano in finale al Liceu 23 cantanti – per le prove anteriori veniva adoperata la bellissima sala del Conservatori del Teatro. Di questi ne venivano premiati sei, più due premi straordinari, che nel concerto di chiusura erano accompagnati dall'orchestra del Teatro e, in un caso, al pianoforte, e la signora Anna Creixells accompagnava in modo molto competente, come al solito. L'orchestra suonava bene sotto la bacchetta di Santiago Serrate, che ascoltavo per la prima volta e quindi con il poco tempo a disposizione per preparare il concerto dei vincitori è azzardato dare un giudizio, ma, a parte qualche dinamica bandistica alla fine de La sonnambula di Bellini e pochi sforzi per arrivare a un controllo maggiore della compagine (la colpa non veniva principalmente da loro) mi è sembrato molto corretto.
Il premio oratorio e Lied toccava al baritono Jacob Scharfman, con una buona proiezione di una voce non grande in un'aria del Paulus di Mendelssohn. Seguiva il premio al miglior cantante spagnolo (perchè avevano eliminato tutti gli altri, alcuni, dal mio punto di vista, chiaramente più interessanti), il tenore Juan de Dios Mateos, che riproponeva – una tonica quasi generale dei vincitori – la sua discreta versione di ‘Ah, mes amis', da La fille du régiment.
Il controtenore coreano (sesto premiato) si esibiva in un'aria dal Mitridate (con piano appunto e la cosa mi lascia perplesso) e la più celebre dalla Rodelinda – questa invece con l'orchestra. La voce correva bene, ma con meno potenza che nelle prove anteriori, e soprattutto poco omogenea. Il quinto premio, il mezzosoprano ucraino Valentyna Pluzhnikova, ripeteva anch'essa una corretta ma insipida versione della prima aria di Dorabella nel Così fan tutte e una molto discutibile di ‘O mio Fernando' da La favorita. Il colore, scuro, è bello, ma l'emissione è tutta chiusa e ingolata e il grave quasi non si sentiva, dettaglio ancora più evidente con l'accompagnamento orchestrale. Il quarto premio, il baritono sloveno Jaka Mihelac, ripeteva una discreta aria di sortita di Valentin dal Faust e una versione della cavatina di Figaro dal Barbiere di Siviglia ancora più noiosa di quella ascoltata in finale. La voce non ha qualità particolari e il suono è quasi sempre troppo chiaro per un baritono di qualità.
Dopo la consegna dei premi (una cerimonia piuttosto pesante) nella seconda parte del concerto si presentava il tenore cinese Long Long, terzo premiato, con una buona ma non superiore versione de ‘La donna è mobile' e una buona esecuzione dell'aria del fiore dalla Carmen. Trattandosi di un lirico il colore è parecchio scuro e la voce ha spessore per cui può risultare un elemento da tenere d'occhio. Il secondo premio veniva attribuito al soprano dagli Stati Uniti Liv Redpath, che otteneva anche il premio targato dal pubblico, e personalmente ho trovato che si trattava della più completa dei candidati: bella voce, dizione quasi perfetta (le ‘r' italiane che in quasi tutti i casi erano un supplizio qui apparivano solo fugacemente), intenzione nel dire e nei gesti. Trionfava con l'aria di Susanna da Le nozze de Figaro e con la grande scena finale di Amina ne La sonnambula. Siamo davanti a un liricoleggero che probabilmente diventerà con il tempo un lirico, ma l'estensione e le agilità erano ineccepibili. Perfetta dal punto di vista tecnico, ma non troppo interessante come artista, era il soprano di coloratura russo Aigul Khismathullina, che cantava di nuovo un bellissimo ‘Caro nome' un po' freddino e soprattutto provocava il delirio della sala riprendendo anche la seconda aria di Astrifiammante. Questo primo premio veniva consegnato ex aequo anche al tenore peruviano Ivan Ayon, anch'esso premiato dal pubblico, che nonostante la sua notevole prestazione restava al di sotto delle prove anteriori dove sempre cantava un'aria di Verdi in modo egregio, in particolare la difficile scena del protagonista de Il Corsaro. ‘Una furtiva lagrima' la cantava molto bene ma avara di sfumature e di emozione. ‘Che gelida manina', che già aveva cantato precedentemente, insieme ad acutí sicuri e brillanti esibiva un centro alquanto esile. Questo cantante è molto noto in Italia dove si produce da qualche anno con il nome completo Iván Ayon-Rivas.
Jorge Binaghi
1/2/2019
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