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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Vernon Lee e la musica

nel 90° anniversario della morte

La scrittrice, poetessa e saggista Violet Paget, il cui nome de plume sarà Vernon Lee, nacque da genitori inglesi a Boulogne Sur Mer in Francia il 14 ottobre del 1856 e in seguito si trasferì in Toscana a Maiano nei pressi di Firenze, dove nella sua villa denominata «Il Palmerino» trascorse buona parte della sua vita e si spense il 13 febbraio del 1935 (quest'anno ricorre il novantesimo anniversario della morte). Innamorata dell'arte e della cultura italiana si interessò parecchio anche di estetica e filosofia dell'arte subendo da un punto di vista teorico l'influsso dei pensieri di John Ruskin e Walter Pater. Fra le sue amicizie italiane va ricordata quella con Mario Praz, che la scrittrice conobbe intorno agli anni venti. Nello stesso periodo, tramite l'istituto britannico, lo studioso entrò in contatto con l'ambiente artistico della colonia di aristocratici inglesi trasferiti a Firenze che lo vollero come collaboratore del periodico inglese The London Mercury come curatore della rubrica Lettere dall'Italia dedicata a recensioni e argomenti vari di critica letteraria.

Nel 1880 Vernon Lee pubblicò il suo primo saggio dal titolo Studies of the Eighteenth Century in Italy dal quale la scrittrice estrapolò La vita musicale nell'Italia del Settecento che venne pubblicato in italiano nel 1906 dall'editore Maiano. Il testo si ispira in un certo qual modo al Viaggio musicale in Italia di Charles Burney facente parte della più grande General History of Musica from the Earliest Ages in the present period (4 voll.), una specie di diario resoconto pubblicato dallo storiografo e compositore inglese nel 1771 e che si presenta come una rassegna delle abitudini musicali, teatri, musiche e musicisti italiani con i quali l'autore era entrato in contatto nel corso suo viaggio nella penisola avvenuto nel 1770, per raccogliere notizie utili alla stesura della sua Storia della Musica A general History of music, che verrà in seguito pubblicata nella sua integralità in quattro volumi a Londra fra il 1776 e il 1789. Il volume della Lee La vita musicale nell'Italia del Settecento è stato ridato alle stampe in Italia, con un'introduzione di Armando Torno, dall'editore Passigli di Firenze nel 1994. In esso l'autrice ripercorre chiaramente il viaggio del musicista e musicofilo inglese e lo dichiara anche in modo esplicito: Sulle tracce di Charles Burney. Anch'essa si sofferma sulle attività teatrali, sulle sale da concerto, sulle figure e sull'attività di grandi compositori di musica, cantanti, strumentisti e interpreti del periodo descritto. In tal modo una folla di artisti viene ricordata dall'autrice da Benedetto Marcello a Giuseppe Tartini, da Baldassarre Galluppi a Domenico Scarlatti da Giovanni Battista Pergolesi a Niccolò Porpora da Gaspare Pacchierotti a Carlo Broschi in arte più noto come Farinelli. Pubblicò anche Chapelmaister Kreisler a study of musical Romanticism nel 1901.

L'interesse della letterata e saggista per il mondo della musica si manifesterà appieno in un testo del 1932 dal titolo "Music And Its Lovers - An Empirical Study Of Emotional And Imaginative Responses To Music". Un saggio che si compone di ventisei interrogativi riguardanti il significato dei suoni prodotti tramite la musica, la sua percezione, i ricordi e le associazioni mentali che provoca, le risposte emotive, le immaginazioni e le associazioni di idee che essa è in grado di suscitare negli ascoltatori, oltre le varie tipologie di analisi e di effetti fisici e psicologici che essa può scatenare su un uditorio.

Anche da alcuni racconti della scrittrice inglese traspare un grande interesse riguardo gli effetti fascinatori, perturbanti e demoniaci che la musica può suscitare in ogni essere umano. Per esempio nel racconto Una voce malefica (alcune traduzioni indicano stregata) un musicista wagneriano che aborre la musica settecentesca, cerca ispirazione per un tema musicale originale per la sua opera fra i canali della città di Venezia. In questa sua affannosa e per alcuni tratti patologica ricerca viene colpito e suggestionato dall'immagine e dalla voce misteriosa di un nefasto interprete castrato che con il suo canto aveva sconvolto, ossessionato e fatto morire la moglie di un procuratore di San Marco. Tale ossessione prosciugherà e inaridirà per sempre la vene creativa del compositore, rendendolo incapace a produrre qualcosa di veramente significativo e nient'altro che imitativi e inattuali esercizi fioriti di Belcanto settecentesco.

Nel lungo racconto Winthrop's adventure (L'avventura di Winthrop) protagonista è un giovane pittore americano suggestionato da una trascinante passione per il ritratto di un cantante del Settecento e in seguito a questo vive o crede di vivere, in una calda estate di fine Ottocento, un'avventura onirica e fantastica in una villa abbandonata di campagna. Infatti, Julian Winthrop si mette per curiosità sulle tracce di un'aria settecentesca, che lo porta a una villa marchiata da un delitto e abbandonata, in cui gli pare di udire il concerto di un fantasma, e a un mondanissimo palazzo, dove la stessa melodia ricompare sempre più spesso perseguitandolo. L'intreccio di richiami, allusioni, simbolismi, sinestesie è giocato con grande abilità narrativa riproponendo in un Ottocento romantico spettri del secolo precedente destinati a riemergere come tesori occultati e mai dimenticati.

Ariadne in Mantua a romance in 5 acts l'unico lavoro teatrale lasciatoci dalla poetessa e scrittrice anglosassone venne redatto nel 1889 e vede come protagonista il cantante Diego sotto spoglie maschili, in realtà Maddalena, assoldata dal Cardinale, zio di Ferdinando Duca di Mantova, per sollevare e consolare con la sua arte canora la cupa tristezza e malinconia che affligge il nipote. Quest'ultimo dopo qualche anno di prigionia passato fra gli Infedeli, infatti, dopo il suo ritorno in patria, non vuole più dialogare nè relazionarsi con esseri di sesso femminile, compresa la propria madre nonchè Ippolita Principessa di Mirandola e sua futura sposa. Diego-Maddalena ama segretamente il Duca ma deve continuare a fingere, come da patti, ad essere un uomo per accattivarsene confidenze e amicizia. Così alla fine del dramma Diego-Maddalena, dopo avere interpretato con grande pathos assieme all'orchestra il lamento funebre di Arianna scompare dietro le quinte e non riappare più sul palcoscenico nonostante riceva calorosi applausi di consenso e acclamazioni per la splendida esecuzione. Poco dopo la musica si interrompe e sulla scena appare il Duca Ferdinando fradicio, mentre sorregge tra le braccia il cadavere di Diego, sempre in costume di Arianna, annegatosi nel laghetto del parco contiguo al palazzo ducale e che dopo avere depositato a terra il suo corpo urla con strazio e disperazione il vero nome della donna: “Maddalena”. Il dramma si evidenzia come una vera e propria sublimazione del carattere en travestì e androgino di un personaggio che nella realtà è una donna che però finge di essere un uomo (paggio del Duca di Mantova) ma che infine sul palcoscenico torna a vestire e a cantare come ciò che realmente è, cioè una donna. Insomma un continuo sdoppiamento di personalità che condurrà la protagonista all'autodistruzione. Va infine ricordato che la pièce teatrale venne dedicata alla compositrice inglese Ethel Smith (22 aprile 1858 – 8 maggio 1944) che fece parte del movimento delle Suffragette e scrisse il famoso inno “Marcia delle donne”.

Giovanni Pasqualino

11/2/2025