RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

«Sentieri» incantati

in un concerto alla Pergola di Firenze

 

Sabato 25 gennaio 2025, al Teatro della Pergola di Firenze, per la stagione concertistica 2024-2025 degli Amici della Musica, abbiamo assistito ad un concerto dal programma assai interessante e fuori dai soliti clichés. La locandina, annunciando il nome del violoncellista Giovanni Sollima, poteva presagire il richiamo di un pubblico molto numeroso, fatto che si è puntualmente avverato.

È bastato ascoltare l'iniziale Yo en la prision (brano tradizionale sefardita) e Nacyem Nacyem (tradizionale turco) con Giuseppe Copia alla tiorba e Avi Avital al mandolino per essere immediatamente traghettati in un mondo antico in cui “tradizione” fa rima con “partecipazione”. Poi a condividere lo spazio del palco del teatro ecco l'improvvisa apparizione di Alessia Tondo, che già nella sua interpretazione del canto macedone tradizionale Ako Umram il Zaginam riusciva a catalizzare e attirare l'attenzione dei presenti. Intanto si erano già percorsi diversi «Sentieri» (questo il titolo del concerto) di area mediterranea.

Poi il programma ha offerto una rapida sterzata verso il Barocco italiano. Insieme alla Quarta Sonata del violinista e compositore veneziano Dario Castello (interessante il collegamento, già nel XV secolo in virtù degli scambi commerciali, tra la città lagunare e Lecce, come testimonia un altorilievo con il leone alato sopra la chiesa di S. Marco accanto al Sedile nella centralissima piazza Sant' Oronzo) sono state eseguite due sonate dei palermitani Scarlatti: la prima in re minore (K. 89) del clavicembalista e compositore Domenico, inframmezzata dalla Tarantella Orientale di Eliodoro Sollima (padre di Giovanni, composta all'età di 13 anni) seguita da un'altra Sonata (n. 2) per violoncello e basso continuo di Alessandro, (padre di Domenico). A rendere chiara l'articolazione dei quattro compositori palermitani nella parte centrale del programma seguivano Alep Pesce, da Il Bestiario di Leonardo e Federico II, da Viaggio in Italia di Giovanni Sollima, esplicitando così la chiara architettura del programma che strizzava l'occhio ad una sorta di ‘arte combinatoria' in cui il linguaggio compositivo dei Sollima sembrava quasi voler sovrapporsi ‘in eco' a quello del Settecento.

Nelle Sonate scarlattiane è emerso il virtuosismo dialogico del trio strumentale (la prima sonata nella versione per mandolino), mentre nelle composizioni di Sollima, anche grazie alla narrazione di Giovanni, sembrava esserci un rimando ad un microteatro musicale in cui non di rado affioravano sprazzi in alternatim di luci ed ombre di una Affektenlehre moderna.

Per illustrare il resto del programma occorre iniziare dal brano Sta Notte scritto da Alessia Tondo, quasi ‘intermezzo'. Va detto che questa giovane musicista somiglia tanto al personaggio greco Eosphóros, autentico messaggero dell'alba. La sua voce, accompagnata da un tamburo a cornice caratterizzato da coppie di sonagli, era talmente portatrice di bellezza che ha coinvolto il pubblico della Pergola anche con il battito delle mani. Molto particolare il momento in cui è bastato aderire al suo ‘invito propiziatorio', seguire il suo gesto, nel brano da lei composto Cacciala fore, prendendo tutti parte intonando: «cacciala fore malinconia, cacciala fore malatìa».

Una trasgressione, o un andare oltre le consuetudini di un concerto classico? No, semplicemente ‘seduzione', ‘incanto', ed invito a immergersi in un mondo fatto di mistero, tradizione, memoria storica che affonda nella notte dei tempi ove ancora oggi è disciplina di ricerca dell'antropologia e dell'etnomusicologia. Diciamolo senza mezzi termini: il cimentarsi in un repertorio che attraversa fenomeni come la tarantella, la pizzica e il canto popolare nel glorioso Teatro della Pergola (Sancta sanctorum) poteva essere rischioso; forse poteva al massimo incuriosire, ed invece alcuni brani della tradizione salentina come la Pizzica di Aradeo o di Galatone o la Tarantella di Sannicandro hanno decisamente infervorato tutti. Si è subito compreso che si trattava di un viaggio in cui si poteva cogliere l'essenza, quell'archetipo pur sempre necessario per ogni progetto che, nell'immaginario collettivo, è possibile rintracciare anche in menti come quelle di Leonardo (egli stesso archetipo dell'uomo universale) tanto che, come dichiarato dallo stesso Sollima nel considerarsi fan dell'artista e scienziato del Rinascimento, poteva aiutare a svelare la poliedricità dello stesso musicista siciliano.

Anche se la maggior parte del pubblico non poteva comprendere la pur chiara pronuncia del dialetto salentino i presenti erano rapiti dalla bella e vibrante voce della Tondo (sembrava ascoltare quelle autentiche registrate da Alan Lomax e Diego Carpitella nel loro storico tour in Puglia del 1954) scandita dal ritmo cadenzato del suo tamburo, dalle improvvisazioni del violoncello e dall'interazione nel gruppo degli altri due musicisti oltre alla massiva partecipazione nell'alternanza ‘soli'- ‘tutti' con il battito delle mani da parte degli ascoltatori.

In altre parole è stato un crescendo di emozioni che ha raggiunto il suo naturale climax nella celeberrima Tarantella del Gargano fino ad abbandonarsi nel canto d'amore Beddah ci dormi.

Il testo narra di un uomo che invita la donna amata ad alzarsi dal letto (Beddah ci dormi), ed aprire la porta affinché farlo entrare, (alzate beddha e famme trasire). Nella versione dei musicisti sembrava quasi un invito a lasciarsi ‘sedurre' dal loro ‘corteggiamento': un autentico invito all'emozione di un concerto che ha voluto rischiare così come lo stesso rischio è imprescindibile nell'amore.

Le meritate ovazioni da parte del pubblico, oltre che suggellare il successo della serata hanno offerto due fuori programma riportando gli ascoltatori a quelle musiche tradizionali che, ancora oggi, continuano a ricordare il nostro debito nei confronti dell'antico.

Salvatore Dell'Atti

29/1/2025

La foto del servizio è di Luisa Santacesaria.