RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Al Teatro Massimo “Bellini” di Catania

musiche di Cajkovskij e Verdi

Il suggestivo concerto offertoci venerdì 29 marzo 2013 (con replica il 30) dal Teatro Massimo “Bellini” di Catania ha visto la sostituzione del direttore d'orchestra Pier Giorgio Morandi, assente per gravi motivi personali, con Fabrizio Maria Carminati, conduttore quest'ultimo che ha la dote di riuscire a trascinare l'uditorio nel mondo fonico e fantastico proprio di ogni autore eseguito. La sua sicurezza gestuale, il suo piglio ritmico sempre equilibrato, la sua lettura accurata e cesellata senza mai scadere nel tedioso e nel pedante, ne fanno un conduttore brillante e disinvolto attento a cogliere sempre il sostrato emotivo di una composizione. Così è avvenuto sia per l'esecuzione delle Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra n. 33, sia per quella dei Quattro pezzi sacri (Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla Vergine Maria, Te deum) di Giuseppe Verdi.

Nella prima parte del concerto è spiccata in modo veemente anche la personalità di Narek Hakhnazaryan, venticinquenne violoncellista armeno, che ha saputo trarre dal suo strumento una strabiliante potenza sonora unita ad un controllo tecnico pressoché assoluto esplicitato in tutto il brano ed in particolar modo nella cadenza, dove l'abilità assumeva dimensioni strabilianti e funamboliche. L'eccezionale solista ha risposto alle entusiastiche ovazioni del pubblico etneo con ben tre bis: Lamentatio di Giovanni Collima, un brevissimo brano di sua creazione ed una Sarabanda di Johann Sebastian Bach.

I quattro pezzi sacri di Giuseppe Verdi hanno impegnato le capacità della nostra orchestra e del nostro coro (preparato con alta professionalità da Tiziana Carlini), riuscendo nell'arduo compito di rendere al meglio la profonda e mistica religiosità della quale risultano impregnate. Una religiosità non prettamente confessionale ma laica e popolare, dalla quale traspare l'estremo stupore sui misteri della vita e della morte, del bene e del male, del premio e del castigo divino. La sinergia istaurata fra strumenti e voci ha avuto l'alto merito di sviscerare fino in fondo tutto l'accorato pathos delle quattro celebri composizioni che rimangono, assieme alla poderosa Messa da Requiem, palese testimonianza della profonda e partecipata spiritualità annidata nei più nascosti precordi del grande bussetano.

Giovanni Pasqualino

30/3/2013

La foto del servizio è di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania.