RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

L'amore e la donna

Angeles Blancas

D'un sol colpo e con solo tre recite il Liceu è riuscito ad adempiere al suo compito di presentare durante la stagione un titolo ‘moderno', anzi due, uno catalano e uno francese: la crisi sarà forse la causa di questi meravigliosi esempi di salti mortali abbinati all'ingegneria lirica. L'ha fatto con il programa doppio composto da due ‘voci': Una voce in off, in italiano nella versione originale dovuta anche all'autore dela musica, il noto maestro catalano Xavier Montsalvatge, e la più famosa Voix humaine di Poulenc, quasi contemporanee all'epoca delle loro prime, rispettivamente 1962 e 1959.

Questa volta l'orchestra non era quella del Teatro, ma frutto di una collaborazione con la principale compagine sinfonica di Barcellona e la Catalogna , l'orchestra omonima diretta dal suo titolare (ultimo anno), Pablo González. Suonava bene, e in principio come qualità era superiore a quella del Liceu, ma come capita spesso con questo maestro sempre esattamente uguale e senza troppo curarsi dei cantanti; per fortuna, nel monologo di Poulenc era sul palcoscenico dietro la cantante. Il coro che partecipava nel titolo di Montsalvatge istruito da Peter Burian ha fatto un bel lavoro, ma non si capisce perchè non lo si è lasciato ‘invisibile' come desiderava il compositore, ma ormai questa è una guerra perduta – almomento almeno – e non serve insistervi troppo. La regìa di Paco Azorín non aveva cattive idee, soprattutto nella prima parte, e in particolare per quanto riguarda il personaggio principale, la vedova Angela che s'innamora perdutamente della voce che il marito ha lasciato registrata in un ultimo messaggio prima di uccidersi. Più discutibile il marito, mezzo personaggio come lo chiamava l'autore ma qui presente tutto il tempo quasi più degli altri due, incarnato da uno specialista del ruolo, il tenore Antoni Comas. Vittorio Prato era l'amante, con una prestazione corretta ma sbiadita (quanto il suo ruolo) e non si capisce bene perchè si debba scritturare un cantante dall'estero. Interessantissima Angeles Blancas, molto intensa come attrice e cantante, ma su questo fronte la sua volontà di diventare ‘spinto' o ‘drammatico' se da un lato le ha permesso di costruire un centro robusto e un grave artificiale ed ingolato ma efficace, ha messo a repentaglio il registro acuto e perfino alcuni dei suoni filati.

Nel titolo di Poulenc è stato sbagliato piantare l'interprete in mezzo a una grande sala – che aveva elementi in comune con la prima parte, abbiamo capito, che bravi – dove si muovevano due uomini incaricati di un trasloco che svuotavano progresivamente il palcoscenico guardando di sbieco e alquanto perplessi la protagonista che si vestiva e svestiva compulsivamente mentre parlava al telefono (perchè l'azione si sviluppi nel 1955 qui e nel 1983 l'altra non si capisce, e si rischia di confondere la maggior parte del pubblico ma tant'è), ma così si perde l'atmosfera asfissiante del pezzo. María Bayo cantava bene tutte le note con un timbro scolorito e alquanto acido e si sforzava veramente per dare un'interpretazione corretta da brava professionista, ma la parte – una delle più faticose del repertorio ‘contemporaneo' – è superiore alle sue forze, tante ma non abbastanza per un ruolo che richiede una fuori classe anche come interprete.

Alla prima molto pubblico e molto soddisfatto.

Jorge Binaghi

26/1/2015