Barcellona
Un altro Werther
L'altra compagnia di canto dell'opera di Massenet che in questi giorni presenta il Liceu non si può dire che sia stata fortunata quanto la prima. Perfino la direzione di Alain Altinoglu, che risultava più forte e meno sfumata ne risentiva, ma neanche l'orchestra era in ottima forma.
Stranamente, i comprimari della prima, sempre gli stessi (Stefano Palatchi, Marc Canturri e Antoni Comas) sembravano più stanchi e/o meno partecipi nell'aspetto puramente vocale. Carlos Daza era un buon Albert, senza però troppo rilievo scenico, e se per voce risultava piuttosto adatto alla parte, in alcuni momenti il suono restava 'in gola'. Sonia de Munck cantava e interpretava bene la sua Sophie, ma la voce non ha niente di personale, con un timbro quasi bianco o sbiadito.
Nora Gubisch doveva cantare Charlotte, ma ammalatasi lo stesso giorno, il ruolo lo cantava in un angolo Carol Garcia, giovane mezzosoprano di mezzi interessanti ma di emissione discontinua, forse anche dovuto alla situazione particolare; poi, una cosa è cantare canzoni da camera in uno spazio più intimo e un'altra debuttare in questo modo al Liceu con questo titolo, per cui sarà bene rimandare il giudizio a un'altra occasione più favorevole. Sul palcoscenico rivestiva i panni della protagonista l'interprete di Sophie nel primo cast, Elena Sancho, che recitava bene.
Josep Bros riusciva finalmente a proporre il suo Werther, superata a quanto pare una brutta influenza – le recite che doveva cantare prima le cantava Arturo Chacón-Cruz, che non ho visto. Il tenore catalano conosce bene il ruolo, ha lo stile e anche tecnica, ma questa non basta a nascondere un timbro appassito e acuti calanti o abbassati; le mezzevoci – poco facili – erano quasi sempre dei falsetti. Il suo eroe o antieroe sembrava sembra stizzito o arrabbiato nello spettacolo di Willy Decker già recensito.
Jorge Binaghi
26/1/2017
La foto del servizio è di Antonio Bofill.
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