Whatever Works a Bolzano
La stagione Lirica dell'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano prosegue il suo percorso "Oper.a 20.21" presentando una novità assoluta per l'Italia: Whatever Works, opera satirica a quattro mani di Manuela Kerer e Arturo Fuentes. Il fatto che un'opera lirica sia frutto di due compositori diversi già determina la particolarità dello spartito, il quale ha avuto la sua prima rappresentazione al Rabenhof Theater di Vienna lo scorso 7 novembre 2015. Il librettista Dimitvré Dinev si è ispirato a un'idea del regista Michael Scheidl (il quale ha curato anche la messa in scena dell'opera) producendo una farsa satirica suddivisa in quattordici scene che palesa l'assurdità della burocrazia e della mala politica. Tema dell'opera l'arrivismo, la sete di potere e il disprezzo per il prossimo di due ambiziose politiche, le quali useranno i fondi per aiuti umanitari a proprio piacimento e uso personale. Difetti e modo d'agire di rappresentanti politici le cui gesta non si differenziano per nazionalità ma si accomunano per arroganza. Le affinità con molti fatti di cronaca contemporanei sono purtroppo molteplici. L'opera lirica si è sovente occupata di satira sociale, basti pensare a The Beggar's Opera di John Gay e Johann Christoph Pepusch (forse la prima, sicuramente la più celebre), oppure nel secolo scorso a Die Dreigroschenoper di Kurt Weill e Bertold Brecht e a Candide di Leonard Bernstein, ma siamo ben lontani da questi capolavori sia per le liriche sia per la musica.
Whatever Works, che si può tradurre anche in "qualunque cosa che funzioni", ha quali protagoniste due donne: Umma, ministra degli affari esteri, ed Emma, Alto Commissario ONU. Esse dovrebbero gestire i fondi economici per gli aiuti ai popoli bisognosi, ma come la prassi odierna insegna tali risorse non giungeranno mai a destinazione, per malaffare e anche per una sommaria rivalità politica tra le due. Nelle quattrodici scene che compongono l'opera, della durata di circa ottanta minuti, assistiamo a situazioni parallele alle vicende cardine: tre autisti che si lamentano del loro lavoro (uno è l'amante della commissaria), il continuo cambio di risorse per i bisognosi che diminuiscono per entità, il carico poi preso dai terroristi, la politica che fa sempre propaganda, i vizi sadici sessuali della commissaria Onu col giovane amante, le inutili parole della politica ma efficaci per la stampa che deve enfatizzare le misere donazioni. Un quadro drammaturgico completamente scompigliato e scollegato seppur nella breve e serrata narrazione. Anche il regista Michael Scheidl non trova un sequenziale e avvincente coinvolgimento nella storia, ma preferisce creare scena dopo scena, cosa che segmenta e fraziona l'idea del librettista, anche originale e moderna, ma sviluppata a compartimenti stagni e con linguaggio banale, talvolta scurrile. Manca nel finale un quadro sulla moralità della politica rispetto a tali beceri comportamenti.
Gli autori musicali si sono divisi il loro compito di composizione musicando la Kerer sei scene, Fuentes le altre otto. La parte orchestrale era composta dai solisti della Haydn, un pianoforte, un violino, un violoncello, un flauto inserito in una struttura di legno, percussioni e musica elettronica. Non entusiasma il linguaggio musicale, piuttosto statico e molto ritmato con l'aggiunta di percussioni anticonvenzionali. Ci sono citazioni a celebri brani pop o d'opera (Carmen di Bizet), ma il tutto era di routine e sommariamente scontato. Se dovessi esprimere una preferenza, ritengo che la musica di Fuentes abbia un'originalità più cromatica rispetto a quella della Kerer, l'ausilio dell'elettronica favorisce nel primo un'estetica variegata di stili che sono assemblati in un unico linguaggio che coniuga la diversità di varie epoche. Nella musica di Manuela Keres prevalgono i timbri, nello specifico suoni isolati ripetuti e ribattuti, che disegnano uno stile proprio senza riferirsi a una precisa idea, piuttosto all'astratto.
Lo spettacolo proveniente da Vienna e realizzato a Bolzano nella piccola sala sotto il Teatro Comunale è concepito dal regista Michael Scheidl in maniera minimalista ma troppo accademico, quasi un teatro d'avanguardia di collettivi anni ‘70 (presumo che anche il teatro austriaco fosse di piccole proporzioni). Molto spettacolare la scena XII nella quale Emma seduce il giovane amante in manette.
I Solisti della Haydn erano concertati da Simenon Pirankoff, il quale non ha molto da sbracciarsi con tali spartiti, ma con grande impegno cerca di dare un certo ritmo e melodia a musiche che in sostanza sono astratte e di difficile coniugazione tra loro. Il cast era molto appropriato, spiccavano le due protagoniste femminili: Shira Karmon (Emma) e Sarah Maria Sun (Emma) per stile vocale, peraltro di difficile esecuzione, e aderenza al personaggio. Bravi anche i tre austisti, Kaja Reichert, Stefan Bleiberschnig e Martin Busen, piuttosto sfasato Vasily Khoroshev (capitano dei pirati), efficaci Bibiana Nwobilo (la dissidente) e John Sweeney (un funzionario). Pertinente il coro Ensemble Arcantus.
Nel complesso questa nuova opera non entusiasma ma fa riflettere su un nuovo stile di musicalità che troverà spazio solo in rassegne specifiche e di nicchia. Al termine successo molto entusiasta da parte del pubblico (circa duecento persone) forse per la presenza della compositrice concittadina.
Lukas Franceschini
10/4/2016
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