Zubin Mehta dirige Beethoven
al Teatro Antico di Taormina
La Nona Sinfonia compendia in un certo senso tutte le novità dello stile beethoveniano, cioè grande ricchezza dello sviluppo e dell'elaborazione e inoltre spettacolari innovazioni ritmiche e armoniche. Da un punto di vista icastico e referenziale invece, il contenuto della composizione intende veicolare la necessità dell'amore universale e la fratellanza fra tutti gli uomini, e per sottolineare tali espliciti significati il grande di Bonn introdusse nel quarto tempo della composizione il coro che intona una lirica del poeta tedesco Friedrich Schiller intitolato Inno alla gioia. La celebre melodia, adottata come inno europeo fin dal 1972, era già prefigurata in un Lied del 1794 intitolato Gegenliebe (mutuo amore) dello stesso autore e anche l'interesse per l'ode di Schiller risaliva già al lontano 1798. A suscitare l'attenzione del musicista pare fosse stato il verso: Bettler werden Fürstenbrüder (i mendicanti diverranno fratelli di principi), appartenente ad una primitiva redazione della poesia schilleriana, nella quale oggetto reale della celebrazione non era la Freude (gioia) bensì la Freiheit (libertà), anche se nella versione definitiva la Freude sostituì molto più prudentemente la Freiheit ed il verso Bettler werden Brüder diventò il vago, generico ed evangelico Alle Menschen werden Brüder .
Il lavoro creativo si svolse durante l'estate del 1823, nelle villeggiature prima di Hetzendorf e poi di Baden, nei pressi di Vienna, e venne completata verso la fine dell'anno, mentre la prima rappresentazione ebbe luogo il 7 maggio del 1824 presso il Kärntnertortheater della capitale austriaca con quattro cantanti solisti d'eccezione fra i quali spiccavano le due voci femminili della Sontag e della Ungher. Si tramanda che le prove furono particolarmente perigliose sia per la sordità del grande compositore e direttore, sia anche per il breve tempo disponibile per effettuarle in maniera soddisfacente e consona alla difficoltà della stessa partitura, la cui novità di scrittura aveva allarmato non poco i cantanti, sottoposti a sforzi notevoli.
La stupefacente Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 per soli, coro e orchestra è stata diretta (a memoria e senza alcuna partitura) sabato 8 luglio da Zubin Mehta al Teatro Antico di Taormina. Il valente conduttore indiano ha guidato l'orchestra e il coro del Teatro Massimo di Palermo con somma diligenza e precisione, non tralasciando la cura di ogni particolare variazione dinamica o agogica né tantomeno trascurando ogni attacco, pausa, legatura o punto di valore che fosse. Ma l'attenzione filologica non è rimasta mera riproduzione letterale, riuscendo a trasfondersi e a tramutarsi in pura, elevata e fremente effusione lirica, particolarmente e specialmente nel terzo movimento (Adagio molto e cantabile) dove la musica si innalzava su vette di sublime mistica contemplazione e ideale fascinazione.
Nel quarto movimento (Presto), dove la voce umana irrompe in tutta la sua smagliante e luminosa radiosità, il coro, supportato dall'intera compagine orchestrale, ha alternato i versi dell'ode Alla Gioia con i versi del medesimo testo affidati ai quattro valenti solisti Julianna Di Giacomo (soprano), Lilly Jorstad (mezzosoprano), Nichael Schade (tenore) e Wilhelm Schwinghammer (basso). I quattro cantanti hanno esibito una dizione tedesca chiara e pulita unita a una resa fonica quanto mai efficace e funzionale alla brillante pagina musicale. Va anche sottolineata la compatta, scattante e dinamica esibizione della sezione degli archi, sempre rilevante e altamente significativa. Ha spiccato anche la sezione dei legni, mentre qualche piccola defaillance si è registrata nei passaggi di corno francese, sicuramente dettata dall'eccessiva umidità presente nell'aria. Nel complesso abbiamo assistito a un'ottima esecuzione della celebre e celebrata partitura beethoveniana, degna dello splendido scenario nel quale è stata rappresentata. Il folto pubblico, convenuto al concerto da tutta la Sicilia, e incrementato da tantissimi turisti stranieri, ha tributato calorosi ed entusiasti applausi, richiamando sul palcoscenico ben cinque volte il direttore e i quattro cantanti.
Giovanni Pasqualino
10/7/2017
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