RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

La casa delle porte chiuse

‘Non aprire mai le porte di questa casa', dice Elettra a Crisotemide nella tragedia lirica di Richard Strauss e Hugo von Hofmannsthal. Quando si aprono, succede l'inferno.

La potentissima opera è tornata al Liceu dopo otto anni: non è stata mai uno dei punti forti del repertorio qui – come altre sorelle, eccezione fatta del Rosenkavalier, ma l'interesse è cresciuto se si pensa che la prima a Barcellona data del 1949, quarant'anni dopo la prima assoluta a Dresda. Questa volta, con buon criterio, si è scelto di collaborare con Aix di Provenza, la Scala il Met e Helsinki (in ordine cronologico) per offrire l'ultima fatica in materia di regia lirica del grandissimo Patrice Chéreau, che è riuscito almeno a vederla e lavorarci per la prima volta di questo allestimento ad Aix.

Siccome ho recensito per questo sito lo stesso spettacolo (Scala, 2014) con anche parecchi degli stessi interpreti principali e secondari ripeto parte di quanto già detto introducendo le modifiche pertinenti.

Chéreau ha detto la sua ultima parola in forma sbalorditiva con la sua tradizionale sobrietà dello stile, un lavoro notevole sui personaggi e un'interpretazione del titolo che è, sí, fedele al testo ma senza soggezione – difatti quando fa diversamente, come nel momento in cui Oreste ed aio sono spettatori muti dell'ultimo grande scontro tra le due sorelle, prima della scena dell'incontro con Elettra, il voltaggio è massimo, ed è una cosa difficile: questo spiega l'esplosione del pubblico in delirio a fine spettacolo, più che giustificata. Va detto però che la sala non era piena, magari colpa del ponte. Dovrei aggiungere che questa volta ho trovato un po' ingombranti le presenze mute durante le scene che richiedono che i personaggi coinvolti (uno o due al massimo) si trovino da soli, e penso che esibire il cadavere di Clitennestra, ucciderla davanti al pubblico, come avverrà anche con Egisto, è una soluzione più di effetto che sentire solo le grida di entrambi.

Non ho cambiato, sostanzialmente, neanche di parere su protagonisti e comprimari. Personalmente, se ho visto cantanti o maestri più completi e interessanti, mai il risultato è stato così elevato nell'insieme.

Qui l'orchestra del Liceu ha fatto un vero e proprio sforzo coronato dal successo. E va dato atto non solo della qualità e correttezza del suono ma anche dell'interpretazione al direttore musicale del Liceu, maestro Josep Pons che ha dimostrato una vera e propria affinità con questo linguaggio, magari più ancora nei momenti drammatici che non in quelli più lirici. Poi ancora: “Il coro aveva poco da fare e l'ha fatto bene, istruito” da Conxita García.

Per quanto riguarda i cantanti, quasi tutti molto competenti (eccetto il giovane servitore” di Florian Hoffmann, davvero insufficiente), va detto che l'emissione della ‘vecchia scuola', in ruoli minori e a un'età non più giovane, e cioè Roberta Alexander –quinta ancella- e il venerabile Franz Mazura nei panni dell'aio di Oreste, dimostra una preparazione che ancora oggi colpisce. Tra i protagonisti, Tom Randle è stato l'esempio più vistoso di quanto possano significare due anni nella salute vocale di un artista: era a dir poco imbarazzante, pur restando un bravo attore. Il tempo non risparmia nessuno, e neanche una interprete notevole quale Waltraud Meier che s'inoltra ancora di più sulla strada che vedevo allora: è sempre una grande artista e quindi la sua Clitennestra ha una grande classe; dal punto di vista vocale non l'ho trovata mai inappuntabile e adesso sarebbe poco logico puntare il dito su alcuni problemi che l'età può solo mettere ancora più di rilievo, e ora può aggirarli solo in parte, integrandoli nella costruzione del personaggio. Evelyn Herlitzius si dava corpo ed anima alla terribile parte della protagonista, anche se qualche volta l'estremo acuto non rispondeva nel migliore dei modi. Questa volta, senza perdere in suoni metallici e aspri l'acuto era più interessante; forse le mezzevoci dell'oasi lirico nella anagnorisi di Oreste e nel tentativo di persuadere Crisotemide a agire insieme non erano le migliori, ma sí sufficienti. Alan Held ha fatto un più che notevole Oreste soprattutto dal punto di vista vocale. In quella recita della Scala non avevo trovato al massimo delle sue possibilità Adrianne Pieczonka nei panni di Crisotemide. Adesso, e pur essendo sempre la migliore e più completa in campo dal punto di vista puramente vocale e musicale, la sua è stata un'interpretazione maiuscola e non solo per voce.

Jorge Binaghi

8/12/2016

Le foto del servizio sono di Antonio Bofill.