RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il gioco del vento e della luna

al Teatro Comunale di Treviso

Presentata per la prima volta in teatro, dopo l'esordio al Conservatorio di Venezia nel giugno 2014, la nuova opera di Luca Mosca Il Gioco del vento e della luna su libretto di Pilar Garcia.

Il soggetto è tratto da una commedia seicentesca, Il tappeto da preghiera di carne di Li Yu, un classico vietato della letteratura cinese, il quale narra l'iniziazione alle gioie della carne di una giovane ragazza e in un certo modo rivendica anche con ironia il diritto delle donne alla piena partecipazione all'atto sessuale. Argomenti simili furono vietati sia in età imperiale sia in epoca maoista, poiché il romanzo può essere ascritto alla letteratura erotica d'oriente. Immaginare i protagonisti liberi dai tabù sessuali e di esprimersi nel puro e reciproco piacere porta a immaginare un mondo che intreccia il legame tra erotismo e magia. Il libretto umoristico di Pilar Garcia coglie appieno i significati anche ironici del soggetto in maniera simpatica, con leggeri tratti piccanti mai sopra le righe.

Luca Mosca in questa composizione raggiunge un vertice compositivo di elevato spessore e potremmo affermare di squisita brillantezza strumentale. Egli ha affermato che era suo desiderio ricreare un mondo musicale orientale straniato ma comico, pertanto ha preferito un'orchestrazione contenuta ma squillante e di difficile impegno nel virtuosismo acuto. Il compositore ha volutamente escluso gli archi per trovare una sonorità tipicamente dell'est e marcatamente lontana dall'occidente. La parte vocale è notevolmente virtuosistica, generalmente Mosca ha una peculiare predisposizione in tal senso nel trattare le voci, mettendo anche a dura prova i solisti in un canto melodico ma d'impegno tecnico di spessore. Infine, è da precisare che l'opera non è per nulla un lavoro didattico ma un vero e proprio spartito che impegna il gruppo strumentale e le voci in una prova di grande contemporaneità musicale.

Francesco Bellotto, regista, firma uno spettacolo molto bello e convincente ispirandosi, molto liberamente, sia al teatro minimalista “alla Wilson” sia alla commedia sexy cinematografica all'italiana. Prendendo come comune denominatore la comicità del libretto della Garcia e la brillante partitura, egli porta in scena gli stereotipi comuni dell'iniziazione al sesso e del tradimento, evocando una Cina forse troppo banale ma sicuramente focalizzata sull'immagine che l'occidente non erudito ha di quel paese. Pertanto vanno ad aggiungersi accessori e modi di fare che rendono l'opera non solo piacevole ma anche elegantemente ironica, riuscendo con garbo e stile a farci sorridere su temi che farebbero divertire qualsiasi etnia quando la consueta convenzionalità è derisa in azzeccati spunti teatrali. Efficace la scena fissa creata da Massimo Cecchetto e bellissimi i costumi di Carlos Tieppo.

Di ragguardevole pregio la direzione di Giovanni Mancuso a capo dell'Ensemble Strumentale e Coro del Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, assieme ai quali ha saputo dare particolare incisività e brillantezza dinamica a uno spartito per niente facile ma ricco di virtuosismo e armonia, equilibrando con facile mano pianoforte, chitarra e flauto e percussioni.

Il cast era composto di allievi ed ex-allievi del Conservatorio Marcello coinvolti nel progetto opera Studio. Un cast molto preciso e professionale, teatralmente validissimo, nel quale spiccano i due protagonisti Fernanda de Araujo, Silva, e Paolo Ingrasciotta, Nobile Profumo e Chierico, per validissima vocalità canora. Pregevoli le prove di Giulia Bolcato e Francesca Gerbassi (Mamma Liu e Mamma Ma) e il segretario interpretato da Veleria Girardello. Tutta la compagnia merita un plauso: Francesco Basso (servo), Asako Watanabe (Lucchetto di Ferro), Andrea Biscontin (Taoista), Kalliopi Petrou (Perla senza macchia), Marjana Pantelic (Gioiello senza macchia), Urangoo Batbayar (indovino) e Sara Korkmaz (cerimoniere).

Teatro molto affollato, situazione insolita per un'opera contemporanea, e successo giustamente trionfale al termine.

Lukas Franceschini

6/1/2016

Le foto del servizio sono di Piccinni – Treviso.